Progettare un ecosistema nazionale più resiliente agli attacchi cyber; migliorare la continuità di servizio delle infrastrutture critiche, della pubblica amministrazione e delle filiere produttive strategiche; sviluppare piani di formazione per aumentare la ‘workforce nazionale’ in cybersecurity; migliorare la consapevolezza di imprese e cittadini rispetto alle minacce cyber; infittire la collaborazione con organizzazioni omologhe europee e internazionali. Con questi scopi è nato il Comitato nazionale per la ricerca in Cybersecurity, grazie all’accordo trovato tra il Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) e il Consorzio interuniversitario nazionale per l’informatica (Cini).

Le economie dei Paesi poggiano sempre più sul cyberspace e i programmi di trasformazione digitale come Industria 4.0, irrinunciabili, non faranno che aumentare questo legame. Il cyberspace è la realtà più complessa e articolata che l’uomo abbia mai concepito: l’unione di reti, dati e stratificazioni di software che interconnettono uomini, cose e macchine a livello globale. Tuttavia questa complessità, non avendo come fulcro della sua progettazione la sicurezza, è generatrice di vulnerabilità nelle reti, nei programmi e nelle loro interazioni. I cyber-criminali usano queste vulnerabilità per spiare, rubare i nostri dati o controllare i nostri sistemi informatici, producendo notevoli danni socio-economici.

Il lavoro di coordinamento svolto dal Comitato permetterà di rafforzare l’eccellenza scientifica italiana in questo settore grazie alla promozione di attività nazionali e internazionali e al continuo flusso informativo che sarà realizzato tra le università, istituti di ricerca e la società nelle sue varie articolazioni.

Per Massimo Inguscio, presidente del Cini, “Lo sviluppo delle tecnologie per la cybersecurity non è solo un’esigenza per la sicurezza del Paese, ma anche una grande opportunità di sviluppo. È, infatti, un settore in continua quanto veloce evoluzione. Il mercato mondiale della sicurezza informatica è destinato a crescere da 75 miliardi di dollari, valore generato nel 2015, a 170 nel 2020. Si prevede che la domanda mondiale di posti di lavoro in questo campo sarà di 6 milioni entro il 2019, con un deficit previsto di 1,5 milioni di posti. C’è ormai consapevolezza diffusa che ricerca e soggetti pubblici e privati debbano coordinarsi per fornire una risposta comune e articolata a una minaccia che mette a repentaglio la sicurezza nazionale e, altresì, consentire al Paese di sfruttare le opportunità di sviluppo connesse alla cybersecurity”.


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