L’Europa deve fare di più su numerosi fronti, soprattutto su terrorismo, disoccupazione e protezione dell’ambiente. E in campo internazionale, davanti ai grandi eventi e alle questioni geopolitiche più rilevanti, dal peso della Russia e della Cina alle caratteristiche degli Usa a guida Trump, l’Unione europea si deve esprimere con una voce sola. Questi alcuni dei risultati che arrivano da un sondaggio Eurobarometro del Parlamento europeo. Sullo sfondi ci sono le elezioni politiche di maggio 2019.

“In seguito alla crisi economica e finanziaria, i cittadini europei sono diventati sempre più consapevoli del fatto che le decisioni adottate dalle istituzioni europee possono avere ed effettivamente hanno un effetto diretto su di loro e sulle loro vite quotidiane – si legge nel sommario – Gli sviluppi a livello sia internazionale che europeo (ad esempio, l’aumento del potere e dell’influenza della Cina e della Russia o i negoziati sulla Brexit attualmente in corso) conducono i cittadini a prediligere nettamente un intervento congiunto a livello europeo piuttosto che di singole risposte nazionali”. In una serie di domande fatte dal 2016 in poi, l’Eurobarometro ha scoperto inoltre che “i cittadini sono sempre più consapevoli del fatto che l’Unione europea sta effettivamente raggiungendo dei risultati a loro vantaggio negli ambiti per loro più importanti. Parallelamente a questa crescente consapevolezza in merito ai risultati raggiunti, i risultati del sondaggio evidenziano anche che i cittadini europei continuano a invocare una maggiore azione dell’UE in molti di questi ambiti”.

In quali settori? Ci sono  molti europei che continuano a chiedere una maggiore azione dell’Europa in diversi campi. Terrorismo, disoccupazione e protezione dell’ambiente sono i tre settori strategici in cui in media più di tre quarti dei cittadini  chiede un maggior intervento della Ue in futuro – rispettivamente il 77%, il 76% e il 75%. Questi tre ambiti si confermano prioritari per i cittadini, seguiti da lotta contro la frode fiscale (76%), promozione della democrazia e della pace nel mondo (73%) e migrazione (72%). I sei settori, maggiormente citati, sono anche i temi ritenuti prioritari dai cittadini per la campagna in vista delle elezioni europee del 2019.

Dal sondaggio emerge inoltre la richiesta dei cittadini di sviluppare nuove iniziative e politiche europee. “In media, i cittadini della Ue si dividono equamente tra coloro che preferirebbero che alcuni Stati membri avanzassero senza aspettare che gli altri siano pronti (44%) e coloro che vogliono aspettare che tutti siano pronti e avviare nuovi sviluppi politici insieme (43%)”. È invece diversa la valutazione sul modo in cui la Ue dovrebbe agire rispetto a importanti eventi internazionali. In questo caso, vale di fatto il principio che l’Unione fa la forza. “Una netta maggioranza di cittadini europei desidera che l’Ue si esprima con una sola voce e agisca congiuntamente”, si legge nel report.  In quali casi? Eccoli: “Ciò è necessario per gestire la potenza e l’influenza crescenti della Russia (71%) o della Cina (71%) e ciò vale anche per la presidenza statunitense (71%) di Donald Trump. Da ultimo, ma non meno importante, la maggioranza assoluta in 27 Stati membri ritiene che, per quanto riguarda i negoziati in corso sulla Brexit, gli interessi dei rispettivi paesi sarebbero tenuti maggiormente in considerazione tramite un’azione congiunta con gli altri Stati membri dell’Ue (68%)”.

Non bisogna però perdere di vista i bisogni e gli interessi dei singoli paesi. Il 58% degli italiani ritiene, ad esempio, che gli interessi del proprio paese vadano presi in considerazione lavorando con gli altri Stati membri. Il 43% degli intervistati italiani ha un giudizio positivo sulle iniziative di promozione della democrazia e della pace nel mondo, mentre il 40% ne ha un’opinione tendenzialmente negativa. 

Migliora in generale la percezione dell’UE. Gli europei considerano che le azioni dell’Unione sufficienti superano quelle insufficienti in diverse aree fra cui: l’uguaglianza di genere (46% contro 40%), la politica industriale (42% contro 31%) e la politica estera (41% contro 36%). La soddisfazione degli intervistati cresce in prospettiva anche in aree come terrorismo, immigrazione e disoccupazione. Le iniziative UE nella lotta al terrorismo sono considerate adeguate dal 32% degli intervistati, contro il 23% dell’aprile 2016. Per quanto riguarda l’immigrazione, solo il 26% pensa che l’UE faccia abbastanza, con una percentuale in aumento di sette punti rispetto al 2016.  I risultati sono naturalmente molto diversi da paese a paese. Se il 92% dei greci considera le azioni contro la disoccupazione inadeguate, è dello stesso parere solo il 27% dei cechi.

 

Notizia pubblicata il 19/09/2018 ore 17.03


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