Parlamento europeo: sì a tassa sulle transazioni finanziarie
Il Parlamento europeo dice sì alla tassa sulle transazioni finanziarie. Il testo approvato oggi propone di andare avanti col progetto legislativo anche nel caso in cui soltanto alcuni Stati lo dovessero sostenere. Così come proposta, la tassa dovrebbe inoltre garantire una copertura ampia e rendere svantaggiosa l’evasione. Oggi il Parlamento europeo ha dunque approvato, con 487 voti a favore, 152 contrari e 46 astensioni, la risoluzione firmata da Anni Podimata, eurodeputata greca del gruppo S&D (socialisti e democratici), che modifica la proposta di direttiva presentata dalla Commissione europea chiedendo ai 27 Stati di adottare la tassa sulle transazioni finanziarie possibilmente su tutto il territorio comunitario.
Ha detto la relatrice Anni Podimata: “La TTF rappresenta una parte integrante della strategia per uscire dalla crisi. Porterà una distribuzione più equa del peso della crisi e non causerà una ri-localizzazione al di fuori dell’UE, poiché il costo di quest’ultima è superiore al pagamento della tassa”.
Il Parlamento europeo chiede una tassa sulle transazioni finanziarie (TTF) da quasi due anni, e la Commissione europea ha presentato proposta legislativa nel 2011. L’opinione pubblica è favorevole: secondo un Eurobarometro, il 66% degli europei è in favore della tassa, nota anche come Tobin Tax. Gli eurodeputati ritengono adeguate le aliquote fiscali proposte della Commissione europea – pari a 0,1% per azioni e obbligazioni e 0,01% per i derivati – e sottolineano che solo i fondi pensione dovrebbero essere esentati.
Il Parlamento europeo propone una copertura più ampia della tassa. Chiede infatti di aggiungere alla proposta della Commissione il “principio di emissione” per obbligare anche le istituzioni finanziarie con sede fuori dalla zona TTF a pagare la tassa, nel caso commerciassero titoli originariamente emessi all’interno della zona. La risoluzione chiede inoltre di rendere economicamente sconveniente l’eventuale tentativo di aggirare la tassazione e propone di proseguire col progetto anche se qualche Stato dovesse tirarsi fuori.
Come informa il Parlamento europeo, “se non sarà possibile raggiungere un accordo per creare una TTF in tutta l’Unione, i deputati propongono di proseguire attraverso la procedura di cooperazione rafforzata che permette a un gruppo di paesi membri di adottare legislazioni comuni. Tuttavia, il Parlamento riconosce anche che l’introduzione di tale tassa in un numero molto limitato di paesi potrebbe creare problemi al mercato interno e pertanto questo rischio dovrebbe essere preso in considerazione. “Essendo l’Unione europea il più grande mercato finanziario, spetta a noi fare il primo passo. Non possiamo essere tenuti in ostaggio da una manciata di Stati membri”, ha sostenuto la relatrice Podimata, che ha sottolineato: “Siamo in linea con le richieste dei cittadini europei, la maggioranza dei quali desidera una TTF. Desiderano, infatti, che il settore finanziario – che ha causato la crisi – paghi la sua giusta parte. Mi auguro che anche il Consiglio sia all’altezza della situazione e non rifugga da decisioni che sono richieste dalla maggioranza”. La parola passa ora al Consiglio Ue.
Il passo dell’Europarlamento è stato accolto con soddisfazione da Gianni Pittella, primo vice presidente del Parlamento europeo, Leonardo Domenici, membro della commissione Economica, e Roberto Gualtieri, membro sostituto della stessa commissione. “Il lavoro fatto dai deputati socialisti, in particolar modo dalla relatrice Anni Podimata, porta l’Europa – dichiarano in una nota congiunta – nella condizione di poter adottare una misura che potrà rilanciare l’economia e, soprattutto, costruire una vera unione economica e sociale”.
“Bene l’iniziativa del Parlamento Europeo sulla tassazione sulle transazioni finanziarie. Un provvedimento che rivendichiamo da tempo e che ci auguriamo diventi operativo al più presto – affermano Federconsumatori e Adusbef – Sui derivati, naturalmente, la tassazione dovrà essere micidiale. Le operazioni più speculative e destabilizzanti, però, dovranno essere bandite dal mercato”. Per le due associazioni, è ora di “mettere delle regole che pongano fine alla superpotenza di banchieri, agenzie di rating e fondi speculativi, che riversano sui mercati centinaia di miliardi di dollari di denaro virtuale, tenendo sotto scacco le economie mondiali”.