Tutela acque in Europa, Commissione: c’è ancora molto da fare (Foto di Joe da Pixabay)

C’è ancora molto da fare per la tutela delle acque in Europa, per gestire meglio il rischio di alluvioni e per tutelare l’ambiente marino. Solo il 39,5% delle acque dolci superficiali, come fiumi e laghi, raggiunge un buono stato ecologico e solo il 26,8% raggiunge un buono stato chimico. Gli Stati devono ampliare la capacità di pianificare e fronteggiare le inondazioni e devono fare di più per la tutela del mare.

La Commissione europea ha pubblicato la sua ultima relazione sullo stato delle acque nell’Unione europea, che contiene informazioni sullo stato delle acque dolci e marine dell’UE, sulle azioni intraprese per migliorarle e sulle misure per ridurre i rischi di alluvioni. Le informazioni, spiega Bruxelles, svolgeranno un ruolo cruciale nella definizione della prossima “strategia per la resilienza idrica” che mira ad affrontare le sfide più urgenti connesse all’acqua in Europa.

«Le nostre acque devono affrontare sfide significative, dalle minacce all’inquinamento e all’approvvigionamento idrico all’insufficiente preparazione alle inondazioni. Dobbiamo aumentare i nostri sforzi per costruire la resilienza idrica», ha detto Jessika Roswall, Commissaria per l’Ambiente, la resilienza idrica e un’economia circolare competitiva.

«Quest’anno – ha aggiunto – presenterò una strategia globale di resilienza idrica per affrontare queste sfide in modo integrato, migliorando la sostenibilità, la sicurezza e la competitività».

Le risorse idriche dell’Ue sono sotto la pressione del consumo di suolo, dell’inquinamento, della crisi climatica, dell’urbanizzazione. Secondo un recente sondaggio Eurobarometro, alla domanda sulle principali minacce legate alle questioni idriche nel loro paese, la maggior parte degli europei cita l’inquinamento, seguito dal consumo eccessivo e dallo spreco di acqua e dal cambiamento climatico. Oltre tre quarti (78%) degli europei ritiene che l’UE dovrebbe proporre misure aggiuntive per affrontare i problemi legati all’acqua in Europa.

La Commissione sottolinea che servono ulteriori sforzi per garantire la resilienza idrica.

Acque superficiali, salute critica

La direttiva quadro sulle acque impone di garantire un buono stato di qualità di tutte le acque superficiali e sotterranee, laghi, fiumi, acque di transizione e costiere. La Commissione individua tendenze positive – gli Stati ad esempio hanno migliorato il monitoraggio delle acque e aumentato la spesa – ma sottolinea che “è necessario un lavoro significativo per raggiungere gli obiettivi dell’UE in materia di qualità e quantità dell’acqua dolce”.

La salute media dei corpi idrici superficiali dell’UE è critica, – spiega Bruxelles – con solo il 39,5% che raggiunge un buono stato ecologico e solo il 26,8% che raggiunge un buono stato chimico. Ciò è dovuto principalmente alla diffusa contaminazione da mercurio e altri inquinanti tossici. Anche la scarsità d’acqua e la siccità destano crescenti preoccupazioni nella maggior parte dell’UE”.

Per migliorare la gestione dell’acqua entro il 2027, gli Stati dovrebbero aumentare il rispetto della legislazione Ue sulle acque, sui limiti di inquinamento e sulla gestione delle acque reflue, garantire adeguati finanziamenti, affrontare l’inquinamento chimico, promuovere il riutilizzo dell’acqua e aumentare a circolarità per prevenire lo sfruttamento eccessivo delle falde acquifere, combattere le estrazioni illegali e mitigare la siccità.

Gestire il rischio di alluvioni e tutelare il mare

La direttiva sulle alluvioni impone agli Stati di individuare e mappare le zone soggette a inondazioni e di elaborare piani per ridurre al minimo i rischi e i danni potenziali attraverso piani di gestione del rischio di alluvioni. Per la Commissione ci sono miglioramenti ma rimane la difficoltà di trarre conclusioni sull’efficacia dei piani adottati.

“Con inondazioni più frequenti e gravi in Europa, gli Stati membri devono ampliare la loro capacità di pianificazione e amministrativa e investire adeguatamente nella prevenzione delle inondazioni – afferma Bruxelles – A tal fine, sono fondamentali il ripristino degli ecosistemi e soluzioni basate sulla natura, nonché misure di preparazione come i sistemi di allarme rapido e la sensibilizzazione”.

Secondo la relazione sulla direttiva quadro sulla strategia per l’ambiente marino (che impone agli Stati di valutare, monitorare e adottare misure per proteggere e migliorare lo stato dei mari), sono stati compiuti “progressi limitati” verso l’introduzione e l’attuazione di misure per raggiungere gli obiettivi della direttiva, in particolare per quanto riguarda i rifiuti marini. Anche in questo caso gli Stati devono fare di più per garantire acque marine in buono stato ecologico.


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