Stop allevamenti in gabbia, le associazioni presentano ricorso alla Corte di giustizia Ue contro la Commissione (Foto Pixabay)

Stop allevamenti in gabbia, associazioni presentano ricorso alla Corte di giustizia europea contro la Commissione

Il Comitato promotore dell’Iniziativa End the Cage Age, per lo stop agli allevamenti in gabbia, ha presentato ricorso alla Corte di giustizia europea contro la Commissione per la mancata proposta legislativa di divieto dell’allevamento in gabbia

Che fine ha fatto la proposta legislativa per vietare l’uso delle gabbie negli allevamenti? Lo avevano chiesto, firmando l’Iniziativa End the Cage Age, oltre un milione di cittadini europei. E la Commissione europea nel 2021 aveva assunto l’impegno formale a presentare, entro la fine del 2023 una proposta legislativa per vietare l’uso delle gabbie negli allevamenti europei. Ma non ce n’è traccia e ora è tutto in standby. Così il Comitato dei Cittadini promotore dell’Iniziativa dei cittadini europei (ICE) End the Cage Age ha presentato ricorso presso la Corte di giustizia dell’Unione europea contro la Commissione Ue, accusata di “aver tradito il proprio impegno a proporre una normativa per mettere fine all’allevamento in gabbia”. La notizia è stata diffusa oggi dal Comitato.

La documentazione a sostegno del ricorso, spiega una nota, è stata inviata alla Corte di giustizia dell’Unione europea in Lussemburgo. Secondo il Comitato, la Commissione è venuta meno all’impegno, preso in risposta all’ICE End the Cage Age, di presentare una proposta legislativa per l’eliminazione graduale dell’uso delle gabbie dagli allevamenti europei.

Spiega Annamaria Pisapia, uno dei sette membri del Comitato dei Cittadini promotori dell’ICE End the Cage Age: «La Commissione europea aveva dato la sua parola alle cittadine e ai cittadini UE che avrebbe proposto un divieto dell’allevamento in gabbia. Con la sua retromarcia, non ha tradito solo le persone, ma anche i 300 milioni di animali che ogni anno soffrono in gabbia negli allevamenti dell’UE. Non esistono giustificazioni per ulteriori ritardi».

Basta gabbie, ma quando?

Già a fine ottobre gli attivisti avevano denunciato che la Commissione stava facendo marcia indietro sull’impegno di proporre una normativa per vietare l’utilizzo delle gabbie negli allevamenti, o quanto meno che aveva messo in sospeso diverse proposte o non aveva dato una tempistica chiara. End the Cage Age, l’iniziativa per porre fine alle gabbie negli allevamenti, “è stata la prima e finora l’unica ICE a ottenere dalle istituzioni UE un chiaro impegno formale”, rivendicano le associazioni, che ricordano come questo tipo di iniziativa sia stata introdotta proprio per “garantire ai cittadini dell’UE una maggiore influenza sui processi decisionali dell’Unione” e denuncia come “la retromarcia della Commissione rispetto al suo storico impegno comprometta proprio lo scopo di questo strumento democratico”.

L’iniziativa ha raccolto 1,4 milioni di firme certificate, con il sostegno di una coalizione di 170 associazioni coordinate da Compassion in World Farming (CIWF), di cui 20 italiane.

Azione legale alla Corte di giustizia

L’azione legale “End the Cage Age” presso la Corte di giustizia UE, le cui spese sono sostenute da CIWF, è ora la prima a chiamare la Commissione a rispondere della propria inazione in merito a una ICE – spiega la nota del CIWF, Compassion In World Farming – Se la Corte di giustizia  si esprimerà in favore del ricorso, la Commissione sarà obbligata a pubblicare la propria proposta legislativa, seguendo una tempistica chiara e ragionevole, e a rendere pubblico il proprio dossier sull’ICE End the Cage Age”.

Spiegano le associazioni italiane della coalizione End the Cage Age: “Il ricorso presentato dal Comitato dei Cittadini contro la Commissione ha il nostro pieno sostegno. È un’azione non solo in difesa degli animali ma rappresenta anche tutti quei cittadini e cittadine dell’UE che hanno sostenuto convintamente l’introduzione del divieto di allevamento in gabbia, ritenendo la ICE uno strumento democratico autentico, che avrebbe garantito loro maggior influenza sui processi decisionali dell’UE. Finora non è stato così, purtroppo, ma noi non ci diamo per vinti”.

Ancora oggi milioni di animali vengono allevati in gabbia – una realtà di sofferenza per oltre 300 milioni tra suini, galline, conigli, oche, vitelli, quaglie e anatre. C’è però una diffusa e crescente sensibilità fra i cittadini europei in tema di benessere animali. E un recente Eurobarometro ha evidenziato che nove cittadini europei su dieci ritengono che gli animali non debbano essere allevati in gabbie individuali.

Per le associazioni, inoltre, “la Commissione stava per presentare la propria proposta legislativa per mettere fine all’allevamento in gabbia lo scorso autunno, quando la presidente Von der Leyen ha messo il tutto in pausa, molto probabilmente dietro le pressioni della lobby agricola”. Tutto questo mentre la proposta era già stata preparata con l’inclusione di “un solido sostegno finanziario per assistere gli allevatori durante la transizione verso sistemi senza gabbie. Una misura, questa, che trova il favore delle associazioni di protezione animale, che ritengono che i sussidi pubblici dovrebbero essere reindirizzati per sostenere gli allevatori che transitano a sistemi più rispettosi del benessere animale e a coltivazioni vegetali, nel rispetto della natura e nell’interesse della società tutta”.


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