Specie esotiche invasive, la Commissione europea deferisce l’Italia alla Corte di giustizia (fonte foto Pixabay)

La Commissione europea deferisce alla Corte di giustizia della Ue sei Stati membri che non hanno impedito l’introduzione di specie esotiche invasive che danneggiano la natura europea. Fra questi paesi c’è l’Italia.

Le specie esotiche invasive sono piante e animali introdotti accidentalmente o deliberatamente in una zona in cui non sono presenti. Rappresentano un pericolo per la biodiversità, per le attività economiche e per la salute umana. Possono alterare gli habitat in cui arrivano e il funzionamento degli ecosistemi, far sparire specie locali, causare problemi alla salute umana perché vettori di malattie.

La Commissione europea ieri ha deciso di deferire Bulgaria, Irlanda, Grecia, Italia, Lettonia e Portogallo alla Corte di giustizia dell’Unione europea per la mancata attuazione di varie disposizioni del regolamento n. 1143/2014 recante disposizioni volte a prevenire e gestire l’introduzione e la diffusione delle specie esotiche invasive (regolamento sulle “specie esotiche invasive”).

Dopo i “richiami” della Commissione prima nel 2021 poi a febbraio 2022, nonostante i progressi compiuti, i sei stati «non hanno affrontato interamente le carenze segnalate – dice Bruxelles – La Commissione ritiene che gli sforzi profusi finora dalle autorità dei sei Stati membri siano stati insoddisfacenti e insufficienti e ha pertanto deciso di deferirli alla Corte di giustizia dell’UE».

Specie esotiche invasive, i pericoli di piante e animali che arrivano da fuori

“Le specie esotiche invasive, una delle cinque principali cause di perdita di biodiversità in Europa e nel mondo, sono animali e piante introdotti in un ambiente naturale in cui normalmente non si trovano in seguito a un intervento umano, accidentale o intenzionale”, spiega la Commissione europea.

In Europa rappresentano una minaccia per le specie autoctone e provocano danni stimati in 12 miliardi di euro l’anno per l’economia. Le specie esotiche arrivano in seguito all’azione umana, volontaria o accidentale. Spesso arrivano da porti e aeroporti dove merci e persone fungono da vettori volontari o inconsapevoli, ma un ruolo importante nella diffusione delle specie esotiche è giocato anche dal commercio di piante ornamentali e animali da compagnia, dall’introduzione volontaria per attività di pesca sportiva e venatoria, dal rilascio da parte di cittadini e dalla fuga da allevamenti o da zoo (specieinvasive.it).

Le norme europee sulle specie esotiche invasive

Il regolamento sulle specie esotiche invasive contiene misure da adottare all’interno dell’Ue in relazione alle specie esotiche invasive che destano preoccupazione. I sei Stati membri, spiega Bruxelles, non hanno elaborato, attuato e comunicato alla Commissione un piano d’azione (o una serie di piani d’azione) per contrastare i principali vettori di introduzione e di diffusione di tali specie esotiche invasive.

Il regolamento sulle specie esotiche invasive, entrato in vigore il 1º gennaio 2015, comprende 88 specie fra piante e animali (quali il giacinto d’acqua e animali quali il calabrone asiatico o il procione) che “richiedono un intervento a livello europeo – spiega Bruxelles – Gli Stati membri devono adottare misure efficaci per prevenire l’introduzione deliberata o accidentale nell’UE di tali specie, individuarle e adottare misure di eradicazione rapida in una fase precoce dell’invasione o, se le specie sono già ampiamente radicate, adottare misure per eradicarle, tenerle sotto controllo o impedire che si diffondano ulteriormente”.

 

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Foto Pixabay

 

I danni delle specie invasive

In Europa ci sono almeno 12 mila specie esotiche e il 10-15% di queste è invasivo. Le specie esotiche invasive possono provocare l’estinzione locale di specie indigene e alterare la composizione delle specie di una particolare area per la concorrenza su cibo e habitat o per la diffusione di malattie. Possono alterare interi ecosistemi compromettendo l’impollinazione o la regolazione delle acque.

Il calabrone asiatico, ad esempio, introdotto accidentalmente in Europa nel 2005, è predatore di api mellifere autoctone, riduce la biodiversità locale degli insetti autoctoni e in generale incide sui servizi di impollinazione.

Le specie invasive hanno spesso un impatto economico pesante perché perché possono ridurre il rendimento dell’agricoltura e della pesca: è accaduto nel Mar Nero con l’arrivo accidentale della noce di mare che ha fatto diminuire gli stock di acciughe e sgombri).

Un altro caso è quello del giacinto d’acqua, una pianta originaria dell’America meridionale che forma sull’acqua una tappeto di vegetazione impenetrabile, rendendo impossibile la pesca o la navigazione. In Italia è noto il caso del punteruolo rosso delle Palme, un coleottero di origine asiatica che colpisce le palme e finisce per devastarle.

Le specie esotiche invasive rappresentano anche un pericolo per la salute umana per la trasmissione di allergie o malattie attraverso i continenti e con un impatto sulle persone: possono provocare gravi allergie e irritazioni cutanee (come per le ustioni causate dalla pianta panace gigante) e fungono da vettori di pericolosi agenti patogeni e malattie – ad esempio i procioni trasmettono malattie agli animali e agli esseri umani.

I tassi di crescita delle invasioni biologiche, favorite nell’ultimo secolo dall’incremento del commercio, dei viaggi e del turismo legati alla globalizzazione, sono esponenziali: il numero di specie esotiche è cresciuto negli ultimi 30 anni del 76% in Europa e addirittura del 96% in Italia (Fonte: specieinvasive.it)


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