Politica agricola comune, dal Parlamento europeo via libera alla riforma
Il Parlamento europeo ha dato il via libera definitivo alla riforma della Politica agricola comune (PAC), che entrerà in vigore dal 2023
Via libera del Parlamento europeo alla nuova politica agricola comune (PAC). La nuova PAC vuole essere «più verde, più equa, più flessibile e trasparente», si legge in una nota del Parlamento. Una volta approvate anche dal Consiglio Ue, le nuove regole sulla PAC saranno applicabili dal 1° gennaio 2023.
Si conclude così un lungo iter iniziato nel 2018, tanto è vero che – denunciano gli ambientalisti – l’impianto dei regolamenti approvati è in definitiva rimasto quello di allora, chiamato a confrontarsi con gli obiettivi del Green Deal che invece sono successivi.
La nuova PAC secondo il Parlamento europeo
Durante i negoziati sul pacchetto di riforma legislativa, informa il Parlamento europeo in una nota, i deputati hanno insistito sul fatto che il rafforzamento della biodiversità e il rispetto delle leggi e degli impegni ambientali e climatici dell’UE saranno fondamentali per l’attuazione della nuova politica agricola comune (PAC), che entrerà in vigore nel 2023. Mentre la Commissione valuterà se i piani strategici nazionali sono in linea con questi impegni, gli agricoltori dovranno conformarsi a pratiche rispettose del clima e dell’ambiente.
I paesi membri dovranno garantire che almeno il 35% del bilancio per lo sviluppo rurale e almeno il 25% dei pagamenti diretti siano destinati a misure ambientali e climatiche.
La nuova PAC chiede sostegno per le piccole aziende e i giovani agricoltori. Almeno il 10% dei pagamenti diretti dovrà essere utilizzato a sostegno delle piccole e medie aziende agricole, almeno il 3% del bilancio della PAC dovrà andare ai giovani agricoltori.
I deputati hanno poi votato per creare una riserva di crisi con una dotazione annua di 450 milioni di euro (a prezzi correnti) per aiutare gli agricoltori in caso di instabilità dei prezzi o del mercato. Aumenteranno il controllo delle norme europee sul lavoro in agricoltura e le sanzioni per le infrazioni.
Dice il relatore del “Regolamento sui piani strategici” Peter Jahr (PPE, DE): «Abbiamo fatto in modo che questa PAC fosse più sostenibile, trasparente e stabile. Il nuovo modello di consegne ridurrà il peso burocratico della politica agricola sui contadini. Il voto di oggi ha dimostrato che intendiamo sostenere e promuovere le aziende agricole familiari, coloro che mantengono e preservano il nostro paesaggio rurale».
Legambiente: PAC, l’impianto è rimasto quello del 2018
Con questo voto, spiega Legambiente, l’Europa chiude il fascicolo della riforma della PAC, particolarmente controversa e contestata.
«L’impianto dei regolamenti approvati è rimasto quello voluto dalla Commissione Junker nel 2018 – dice Legambiente – Sostanzialmente fallito, invece, il tentativo della Commissione a guida von der Leyen (e in particolare del commissario Timmermans) di modificarne l’impianto, rafforzando il perseguimento degli obiettivi del Green Deal e riducendo gli aspetti di distribuzione iniqua degli aiuti».
Ancora oggi, dell’80% degli aiuti beneficiano il 20% degli agricoltori, senza sostenere adeguatamente le aree interne né le piccole aziende agricole.
«Il giusto tentativo di inserire nella riforma l’obbligo di aderire agli obiettivi delle strategie Farm to Fork e Biodiversità si è scontrato con un voto parlamentare evidentemente orientato a mantenere una PAC tesa a garantire il precedente regime di distribuzione dei sussidi, in cambio di contropartite ambientali e sociali giudicate insufficienti da un ampio arco di organizzazioni e movimenti – in Italia riuniti dalla coalizione Cambiamo agricoltura – che, per la prima volta nella lunga storia della PAC, hanno preso parola e invaso le piazze di Bruxelles per chiedere una profonda revisione di una politica che amministra oltre un terzo del portafoglio finanziario dell’UE».
L’Italia traghetti la sua agricoltura verso la transizione ecologica
La PAC che entrerà in vigore dal 2023 attua poi un forte trasferimento di responsabilità agli Stati, che già da due anni sono impegnati a definire Piani Strategici Nazionali (PNS) per gestire l’intero blocco finanziario della Politica agricola comune. L’Italia su questo è in ritardo.
«L’Italia – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – non perda l’opportunità di sviluppare un Piano Strategico per una PAC all’altezza del Green Deal europeo. Chiediamo ai ministri Patuanelli e Cingolani, coinvolti nella definizione del PSN per l’agricoltura italiana fino al 2027, di raccogliere la sfida epocale di traghettare l’agricoltura italiana verso la transizione ecologica, considerando gli immensi benefici che deriverebbero dal raggiungimento degli obiettivi delle strategie in materia di difesa della biodiversità in agricoltura, alimentazione sostenibile e lotta al cambiamento climatico».