Green claims, i consumatori vanno protetti dalle dichiarazioni ingannevoli (Foto Pixabay)

Biodegradabile o meno inquinante? Il green claim va provato. Proteggere i consumatori dal greenwashing e dalle dichiarazioni ingannevoli sull’ambiente, l’ecologia e la sostenibilità è l’obiettivo del nuovo passo fatto dal Parlamento europeo che ieri ha adottato la sua posizione sull’istituzione di un sistema di verifica e pre-approvazione per le dichiarazioni ambientali, per contrastare il ricorso ad annunci ingannevoli.

Se le norme andranno avanti, le imprese dovranno presentare prove a sostegno delle etichette green e prima di commercializzare i propri prodotti come “a risparmio idrico” o “meno inquinanti” e simili. Sono previste anche sanzioni con multe fino ad almeno il 4% del fatturato.

La direttiva sui green claims

La direttiva sulle dichiarazioni ecologiche, o green claims, è stata adottata in prima lettura con 467 voti favorevoli, 65 contrari e 74 astensioni e integra la norma europea contro il greenwashing (ambientalismo di facciata), già adottata.

Obbligherebbe le aziende a presentare “prove a sostegno delle loro dichiarazioni di marketing ambientale prima di poter pubblicizzare i prodotti con definizioni quali “biodegradabili“, “meno inquinanti“, “a risparmio idrico” o “a base di materie prime biologiche” – spiega il Parlamento europeo – I Paesi dell’UE sarebbero chiamati a identificare i responsabili di tali verifiche per passare al vaglio l’uso di tali reclami, proteggendo gli acquirenti da pubblicità infondata e ambigua”.

Il provvedimento verrà seguito dal nuovo Parlamento dopo le prossime elezioni europee (che si svolgeranno dal 6 al 9 giugno 2024).

 

Greenwashing, Consiglio approva la direttiva per la tutela dei consumatori (Foto
Alena Koval per Pexels)

 

Green claims, la metà è vaga o fuorviante

«Gli studi dimostrano che oltre il 50% delle dichiarazioni ambientali sono vaghe, fuorvianti o infondate – ha detto relatore della commissione per il mercato interno Andrus Ansip – Non possiamo parlare di consumatori soddisfatti se ogni altra affermazione verde è falsa. Non possiamo parlare di parità di condizioni per i nostri imprenditori se alcuni attori di mercato stanno barando. Credo che la direttiva adottata oggi sia equilibrata: porterà chiarezza ai nostri consumatori ed è meno onerosa per i professionisti rispetto alla valutazione caso per caso».

Il Parlamento vuole che le dichiarazioni e le relative prove siano valutate entro 30 giorni, ma le dichiarazioni e i prodotti più semplici potrebbero beneficiare di una verifica più rapida o più semplice. Le nuove norme “salverebbero” le microimprese mentre le PMI beneficerebbero di un anno in più per conformarsi rispetto alle imprese più grandi.

La proposta dei deputati è di sanzionare le imprese che non rispetteranno le regole con una serie di misure quali l’esclusione temporanea dalle gare d’appalto pubbliche, la perdita dei propri ricavi e ammende pari almeno al 4% del loro fatturato annuo.

«È giunto il momento di porre fine al greenwashing – ha detto il relatore della commissione per l’ambiente Cyrus Engerer La nostra posizione pone fine alla proliferazione di dichiarazioni ecologiche fuorvianti che hanno ingannato i consumatori per troppo tempo. Faremo in modo che le aziende dispongano degli strumenti giusti per adottare pratiche di sostenibilità autentiche. I consumatori europei vogliono fare scelte sostenibili. Tutti coloro che offrono prodotti o servizi devono garantire che le loro dichiarazioni siano verificate scientificamente».

Le nuove norme prevedono inoltre che siano vietate le dichiarazioni ecologiche basate esclusivamente su sistemi di compensazione del carbonio. Per i parlamentari, però, le imprese potrebbero “menzionare le azioni di rimozione e compensazione delle emissioni di carbonio (in inglese offset) nei loro annunci, solo se hanno già ridotto il più possibile le loro emissioni e utilizzano tali sistemi solo per le emissioni residue. I crediti di carbonio dovranno essere certificati”. Il Parlamento ha inoltre proposto che le dichiarazioni verdi sui prodotti contenenti sostanze pericolose siano al momento permesse, e sarà la Commissione a valutare se debbano essere vietate del tutto.


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