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eCommerce nel 2020, le nuove abitudini e i prodotti più cercati

Il commercio elettronico si presta agli abusi. È ancora vulnerabile alle frodi e alle irregolarità. E in Europa molti problemi che riguardano la riscossione dell’IVA e i dazi doganali non sono stati ancora risolti. È quanto afferma la Corte dei conti europea, che ha stilato una Relazione speciale sul commercio elettronico. Certamente incoraggiato nella Ue ma non ancora perfettamente compiuto.

Le sfide su IVA e dazi doganali

L’Unione europea incoraggia l’e-commerce in modo che le imprese e i consumatori possano acquistare e vendere via Internet in tutto il mondo, come fanno nei mercati locali. Gli Stati membri sono responsabili della riscossione dell’IVA e dei dazi doganali dovuti per le operazioni transfrontaliere nell’ambito del commercio elettronico.

Le attività europee funzionano? Secondo la Corte dei conti europea, «sono molte le sfide ancora da affrontare riguardo alla riscossione degli importi corretti dell’IVA e dei dazi doganali nel commercio elettronico. In particolare, i controlli dell’UE non sono sufficienti per prevenire le frodi e rilevare abusi, mentre gli sforzi compiuti per assicurare la riscossione non sono ancora efficaci». Allo stesso tempo, prosegue la Corte, le nuove disposizioni per il 2021 affrontano alcune debolezze individuate.

 

 

E-commerce e rischio di irregolarità

Come per altri beni o servizi, gli Stati riscuotono dunque l’IVA e i dazi doganali sulle operazioni transfrontaliere nell’ambito del commercio elettronico. Ma per sua natura, evidenzia la Corte, il commercio elettronico è particolarmente soggetto al rischio di irregolarità in questo campo.

«L’eventuale mancata riscossione dell’IVA e dei dazi doganali incide sui bilanci degli Stati membri e dell’UE – ha dichiarato Ildikó Gáll-Pelcz, il Membro della Corte dei conti europea responsabile della relazione – Il commercio elettronico si presta particolarmente ad abusi e la sua vulnerabilità alle irregolarità e alle frodi non è stata ancora del tutto attenuata».

Per garantire la riscossione delle entrate che vengono dall’e-commerce è indispensabile la cooperazione internazionale ma, evidenzia la Corte, «lo scambio di informazioni fra Stati membri e con i paesi terzi è insufficiente».

«Inoltre – sottolinea la Corte – l’esecuzione della riscossione dell’IVA e dei dazi doganali non è efficace. Gli Stati membri non sono in grado di fornire solide stime comuni del divario di adempimento IVA, ossia della differenza tra l’importo che dovrebbe essere riscosso e l’importo realmente riscosso. Nel complesso, le autorità fiscali non possono assicurare che il corretto importo IVA sia versato allo Stato membro giusto nei tempi stabiliti».

Controlli deboli

La Corte segnala anche l’assenza di controlli efficaci sul commercio elettronico transfrontaliero. I controlli svolti dalle autorità fiscali nazionali sono considerati «deboli» e le attività di monitoraggio della Commissione «insufficienti». E così «l’UE non è in grado di impedire abusi come la sottovalutazione deliberata del valore delle merci per restare al di sotto delle soglie stabilite per l’esenzione dal versamento dell’IVA e/o dei dazi doganali».

Sviluppi positivi verranno invece da nuove misure che entreranno in vigore dal 2021, anche se per la Corte probabilmente rimarrà il problema delle sottovalutazioni. Cosa fare? La Corte dei conti chiede alla Commissione e agli Stati di verificare attentamente il rispetto, da parte degli operatori, delle soglie stabilite per l’IVA e i dazi doganali, di sviluppare una metodologia per produrre stime del divario di adempimento IVA e di esplorare l’uso di sistemi tecnologici di riscossione per contrastare le frodi IVA nel commercio elettronico.


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