
Beni di seconda mano, indagine Ue: quasi la metà dei venditori non informa sui diritti di restituzione (Foto AS Photography per Pexels)
Beni di seconda mano, indagine Ue: quasi la metà dei venditori non informa sui diritti di restituzione
Indagine a tappeto europea sui professionisti online che vendono beni di seconda mano come vestiti, giocattoli, elettronica: il 45% non informa sul diritto di restituire i prodotti difettosi
Quasi la metà dei professionisti online che vende beni di seconda mano non informa correttamente i consumatori sui diritti di restituzione. E ci sono altre lacune non indifferenti nella tutela dei consumatori. È quanto rivela un’indagine a tappeto (si chiamano sweep) della Commissione europea e delle autorità nazionali per la tutela dei consumatori di 25 Stati membri più quelle dell’Islanda e della Norvegia, che nei giorni scorsi hanno pubblicato i risultati dell’indagine su professionisti online che vendono beni di seconda mano come vestiti, apparecchiature elettroniche o giocattoli.
Le indagini a tappeto sono coordinate dalla Commissione europea e condotte simultaneamente dalle autorità responsabili dell’esecuzione della normativa, spiega Bruxelles. L’obiettivo dell’indagine era verificare se le pratiche di tali professionisti fossero conformi alla normativa dell’UE che tutela i consumatori. Le autorità per la tutela dei consumatori hanno controllato 356 professionisti online e hanno constatato che 185 (pari al 52%) violavano potenzialmente tale normativa.
«I beni di seconda mano svolgono un ruolo cruciale in un’economia circolare – ha detto Michael McGrath, Commissario per la Democrazia, la giustizia, lo Stato di diritto e la tutela dei consumatori – È importante che tutti i professionisti, compresi quelli che trattano beni di seconda mano, rispettino i diritti dei consumatori. I risultati della nostra recente indagine a tappeto indicano che questo non sempre accade. Esorto tutti i professionisti interessati a garantire che le loro pratiche siano pienamente in linea con il diritto dell’UE in materia di tutela dei consumatori».
Beni di seconda mano online, le lacune nella tutela dei consumatori
I risultati sono interessanti perché evidenziano diverse lacune nel rispetto dei diritti dei consumatori davanti alla vendita online di beni di seconda mano.
Sull’insieme dei professionisti controllati, spiega la Commissione europea, il 40% non ha informato chiaramente i consumatori del loro diritto di recesso, come il diritto di restituire il prodotto entro 14 giorni senza giustificazione o costi; il 45% non ha informato correttamente i consumatori del loro diritto di restituire i beni difettosi o il cui aspetto o funzionamento non corrisponde a quello pubblicizzato.
Il 57% non ha rispettato il periodo minimo di un anno della garanzia legale per i beni di seconda mano. Focus sui green claims: il 34% dei professionisti ha presentato sul proprio sito web asserzioni ambientali, che nel 20% dei casi non erano sufficientemente comprovate e nel 28% dei casi erano manifestamente false, ingannevoli o potevano probabilmente considerarsi una pratica commerciale sleale.
Infine il 5% non ha fornito correttamente la propria identità e l’8% non ha fornito il prezzo totale del prodotto, tasse incluse.
Le autorità per la tutela dei consumatori decideranno ora se intervenire nei confronti dei 185 professionisti che sono stati segnalati per ulteriori indagini e se richiedere che tali professionisti si conformino alla normativa secondo le rispettive procedure nazionali.
