Commissione europea vede ripresa, ma l’Italia è indietro
La Commissione europea prevede “una graduale ripresa della crescita economica”. Nelle previsioni di primavera rese note oggi, la Commissione indica un proseguimento della ripresa economica nell’Unione europea: la crescita del Pil dovrebbe segnare l’1,6% nell’Unione e l’1,2% nella zona euro nel 2014, con un ulteriore miglioramento nel 2015, rispettivamente al 2,0% e all’1,7%. Dati diversi, invece, per l’Italia, che rimane indietro: i numeri relativi all’Italia dicono che nel 2014 la crescita del Pil si fermerà allo 0,6% mentre per il 2015 è previsto a più 1,2%. Mentre in Europa il tasso di disoccupazione scende, in Italia quest’anno sale al 12,8% mentre la discesa è prevista nel 2015, quando dovrebbe attestarsi al 12,5%.
“Man mano che i redditi reali beneficiano di un’inflazione più bassa e della stabilizzazione del mercato del lavoro, le spese per i consumi dovrebbero gradualmente rafforzare la crescita. La ripresa degli investimenti dovrebbe continuare a sostenere la crescita, con un incremento degli investimenti in attrezzature e opere edilizie – scrive la Commissione – Il carattere graduale di questa ripresa ricalca quello delle fasi di ripresa che, in passato, sono seguite a crisi finanziarie profonde. Mentre le condizioni di finanziamento restano in media moderatamente favorevoli, permangono differenze rilevanti fra Stati membri e fra imprese di dimensioni diverse. Al rafforzamento delle condizioni del mercato del lavoro iniziato nel corso del 2013 dovrebbero seguire la creazione di più posti di lavoro nonché un ulteriore calo del tasso di disoccupazione (fino al 10,1% nell’UE e all’11,4% nella zona euro nel 2015)”.
L’inflazione dovrebbe rimanere contenuta, sia nell’UE (1,0% nel 2014 e 1,5% nel 2015) che nella zona euro (0,8% e 1,2%). Per l’Italia, l’inflazione è prevista allo 0,7% quest’anno e all’1,2% nel 2015.
Ha detto Siim Kallas, Vicepresidente della Commissione: “Ora la ripresa si sta consolidando: assistiamo a una riduzione dei disavanzi e al rilancio degli investimenti e, soprattutto, emergono i primi segni di un miglioramento della situazione occupazionale. Gli sforzi profusi dagli Stati membri e dall’UE stessa nel proseguire sulla strada delle riforme stanno dando i loro frutti. Il cambiamento strutturale in atto mi ricorda il processo di profonda correzione intrapreso dalle economie dell’Europa centrale e orientale a partire dagli anni 90, in vista della loro adesione all’UE, avvenuta esattamente 10 anni fa. La loro esperienza dimostra quanto sia importante adottare riforme strutturali in fase iniziale e mantenere la rotta, indipendentemente dalle sfide che si possono incontrare durante il percorso. In quest’ottica, non dobbiamo ridurre l’impegno di creare più posti di lavoro per i cittadini europei e di rafforzare il potenziale di crescita.”