Il Premier Matteo Renzi lancia via Twitter una consultazione (che durerà un mese) sulla riforma del Terzo Settore. Sul suo profilo pubblica il testo di discussione, con le Linee Guida: “L’Italia del volontariato, della cooperazione sociale, dell’associazionismo no‐profit, delle fondazioni e delle imprese sociali – si legge nel testo – Lo chiamano terzo settore, ma in realtà è il primo”.


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Gli obiettivi di questa riforma sono: “costruire un nuovo Welfare partecipativo, fondato su una governance sociale allargata alla partecipazione di singoli, corpi intermedi e terzo settore al processo decisionale e attuativo delle politiche sociali, al fine di ammodernare le modalità di organizzazione ed erogazione dei servizi del welfare, rimuovere le sperequazioni e ricomporre il rapporto tra Stato e cittadini, tra pubblico e privato, secondo principi di equità, efficienza e solidarietà sociale.
Un secondo obiettivo è valorizzare lo straordinario potenziale di crescita e occupazione insito nell’economia sociale e nelle attività svolte dal terzo settore, che è l’unico settore che nella crisi non ha smesso di crescere. Terzo obiettivo: premiare con adeguati incentivi e strumenti di sostegno tutti i comportamenti donativi o comunque prosociali dei cittadini e delle imprese, finalizzati a generare coesione e responsabilità sociale.
Le strade annunciate per realizzare questi obiettivi sono:
  • Ricostruire le fondamenta giuridiche del terzo settore, specificando meglio i confini tra volontariato e cooperazione sociale, tra associazionismo di promozione sociale e impesa sociale, meglio inquadrando la miriade di soggetti assai diversi fra loro che nel loro insieme rappresentano il prodotto della libera iniziativa dei cittadini associati per perseguire il bene comune.
  • Assicurare  una leva di giovani per la “difesa della Patria” accanto al servizio militare: un Servizio Civile Nazionale universale, come opportunità di servizio alla comunità e primo approccio all’inserimento professionale, aperto ai giovani dai 18 ai 29 anni.
  • Dare  stabilità e ampliare le forme di sostegno economico, pubblico e privato, degli enti del terzo settore, assicurando la trasparenza, eliminando contraddizioni e ambiguità e fugando i rischi di elusione.

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