Violenza donne sul lavoro, Istat: 842.000 donne hanno subito ricatti sessuali
Dall’inizio del 2012, in Italia, più di 127 donne sono state uccise da mariti, padri e fidanzati: il 76% delle violenza si consuma tra le mura domestiche. Oltre a questa realtà inquietante, c’è un altro dato che dimostra quanto l’Italia sia ancora molto lontana dal considerare la donna allo stesso livello dell’uomo: ogni anni circa un milione di donne è vittima di sfruttamento, umiliazioni, segregazioni e discriminazioni. Si parla ancora troppo poco, ad esempio, della violenza sulle donne nei posti di lavoro; al tema è stato dedicato un convegno organizzato oggi a Roma da Cgil, Cisl e Uil, presso la sede dell’Ilo, Organizzazione internazionale del lavoro.
L’iniziativa unitaria si inserisce tra gli eventi che si stanno svolgendo in tutta Italia, in occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, istituita nel 1999 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, per il 25 novembre. La violenza sulle donne nei luoghi di lavoro è un tema ancora poco indagato, eppure sono 842mila le donne che hanno subito ricatti sessuali sul lavoro nel corso della propria vita lavorativa: circa 488mila donne hanno subito una richiesta di disponibilità sessuale, mentre 247mila hanno avuto un ricatto sessuale esplicito al momento dell’assunzione. Per 234mila donne, secondo i dati del 2009, il ricatto è stato subito “per mantenere il posto di lavoro e fare carriera”.
A diffondere questi numeri piuttosto allarmanti è stata la ricercatrice dell’Istat, Linda Laura Sabatini, nel corso del convegno. “La maggioranza delle donne – ha spiegato Sabatini – ha cambiato lavoro volontariamente (il 57,2%). Bisognerebbe domandarsi che cosa è successo negli anni della crisi”. L’Istat sottolinea che il rischio di molestie sessuali ha riguardato nel complesso un milione 224mila donne, l’8,5% delle donne tra i 14 e i 65 anni. Per loro il luogo di lavoro ha rappresentato e rappresenta un rischio rispetto alla possibilità di subire reati sessuali. Secondo i dati Istat la molestia riguarda tutte le donne, ma in particolare colpisce quelle tra i 35 e i 54 anni con una maggiore frequenza per le donne che vivono da sole, le diplomate e le laureate. Sono colpite soprattutto le donne che lavorano nei trasporti, nelle comunicazioni e nella pubblica amministrazioni e le residenti nei centri medio-piccoli.
Di fronte a questi dati bisogna affermare con sempre maggiore forza che la violenza sulle donne è una sconfitta per tutti; non è una questione privata, ma pubblica, e nessuno deve abbassare lo sguardo o voltarsi da un’altra parte. Per la Cgil “è una questione di civiltà, è un dovere di tutti fermare questo massacro”. Cresce il numero delle Camere del Lavoro che hanno esposto lo striscione “La violenza sulle donne è una sconfitta per tutti”. Un’inizativa simbolica lanciata dalla Cgil Nazionale con un striscione lungo 18 metri affisso da sulla facciata della sede nazionale di Corso d’Italia a Roma.
Il Ministro del Lavoro Elsa Fornero, in occasione del 25 novembre, ha sollecitato “la ratifica, entro la legislatura, della Convenzione di Istanbul contro la violenza alle donne e la violenza domestica: “Riflettere sulla violenza nei confronti delle donne è importante perché è una violenza estesa, diffusa, spesso nascosta perché le donne fanno fatica a riconoscerla quando viene da un marito, da un compagno o da un amico. ‘E’ una violenza che richiede interventi – ha detto Fornero – ma anche molta riflessione perché è una violenza che segna l’arretratezza culturale nel senso di mancanza di rispetto dell’altro, in questo caso dell’altra”.