Violenza di genere, preoccupa la minore sensibilità dei ragazzi tra 18 e 24 anni

Violenza di genere, preoccupa la minore sensibilità dei ragazzi tra 18 e 24 anni (Foto di Tumisu da Pixabay)

La violenza di genere preoccupa, in Italia, 8 cittadini su 10; tuttavia emerge la necessità di trovare nuove strategie educative: è quanto rilevato dalla ricerca di INC Non Profit LabPrima che sia troppo tardi. Educare i giovani all’affettività per contrastare la violenza di genere”, presentata in occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, che ricorre oggi 25 novembre.

La ricerca è stata condotta da AstraRicerche su un campione di italiani tra i 18 e i 75 anni, con il patrocinio di Rai Per la Sostenibilità – ESG.

Dalle interviste realizzate è emersa la predisposizione ad affrontare l’emergenza diffusa della violenza di genere anche con i propri figli. Quasi 8 intervistati su 10 ne parlano con i figli 14-18enni, 7 su 10 con il/la partner e i bambini/ragazzi dai dieci anni in su, ma meno di 4 su 10 ne parlano con i figli più piccoli (5-9 anni). C’è però la convinzione che la famiglia non basti: più di 9 italiani su 10 vorrebbero campagne di sensibilizzazione sulla violenza di genere nelle scuole: il 94%  delle donne (94%) e l’89% degli uomini. Preoccupano, tuttavia, i numeri relativi ai ragazzi più giovani (18-24 anni), i meno sensibili al tema: se il 76% si è dichiarato favorevole, ben il 24% ha manifestato il proprio dissenso.

“La ricerca ci dice tante cose – spiega Paolo Mattei, Vicepresidente di INC – a me preme sottolinearne tre. La prima è che il problema è percepito come grave da parte di 8 italiani su 10 e da risolvere con urgenza prioritaria. La seconda evidenza è che i nostri connazionali pensano che dobbiamo dialogare soprattutto con bambini e adolescenti, sensibilizzandoli, prima che sia troppo tardi, anche attraverso l’educazione affettiva. Infine, terzo aspetto, la ricerca fa risuonare un campanello d’allarme per i ragazzi di età compresa tra i 18 e i 24 anni, che, a differenza delle loro coetanee, sembrano i meno informati e sensibili sul tema”.

 

Violenza di genere
(Foto di Tumisu da Pixabay

 

Violenza di genere, un’emergenza prioritaria

Secondo la ricerca dell’INC Non Profit Lab “Prima che sia troppo tardi” , l‘80,8% degli italiani è consapevole del fatto che il femminicidio sia un’emergenza diffusa: per circa 7 su 10 il problema va affrontato con urgenza prioritaria, ma con una significativa differenza tra le donne (8 su 10) e gli uomini (6 su 10). Colpisce però la bassa sa adesione tra i ragazzi 18-24enni: meno di 4 su 10.

Meno della metà degli intervistati boccia le attuali campagne di sensibilizzazione, giudicandole “troppo retoriche, poco concrete”, “poco utili a generare un effettivo cambiamento in chi pratica o potrebbe praticare violenza psicologica o fisica”. A livello anagrafico, si dichiarano più “assidue” all’argomento le persone sopra i 55 anni di età, mentre i più disattenti sono i ragazzi 18-24enni. Inoltre, nonostante la netta percezione dell’importanza del problema, 6 italiani su 10 ritengono che sia ancora in parte sottovalutato, perché più grave e diffuso di quanto emerga dai media. Questa convinzione è molto più forte tra le donne (68%) che tra gli uomini (54%), con una differenza particolarmente marcata nella fascia d’età tra 18 e 24 anni: ben l’84% tra le prime, solo il 45% tra i secondi.

Per 8 italiani su 10, inoltre, è opportuno far diventare l’educazione all’affettività una materia di studio nel corso scolastico di bambini e adolescenti (79,7%). I temi a cui dare priorità sono quattro: come riconoscere i segnali della violenza di genere (72,6%), come superare gli stereotipi di genere (48,1%), come affrontare il tema della rabbia (45,6%) e quello dei rapporti sentimentali e amorosi (40,1%).

In ogni caso il compito di trasferire educazione su questo tema resta, per il 65,5% del campione, anche in capo alla famiglia, ma per il 61% degli italiani dovrebbero essere demandata ai docenti e, con percentuali minori, alle Istituzioni locali, ad altre figure estere di riferimento, come alcuni specialisti (medico, psicologo, sessuologo) e alle organizzazioni non profit attive sul territorio.

Gli intervistati, inoltre, attribuiscono alle organizzazioni non profit un ruolo nell’educazione all’affettività e vedono per loro ampi margini di crescita: quasi 8 su 10 (76,1%) si aspettano un Terzo Settore ancor più attivo in questo ambito e ritengono che l’attività del non profit sul tema sia imprescindibile (61,9%).


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