
Università, quanto ci costi? Analisi Federconsumatori (Foto di Gerd Altmann da Pixabay)
Università, quanto ci costi? Dossier Federconsumatori
Dossier Federconsumatori sui costi delle università italiane. Per la prima volta monitorate anche gli atenei telematici. Gli atenei del Nord Italia costano il 28% in più di quelli del Sud e il 15% in più del Centro
“Studiare non può e non deve essere più un lusso per nessuno”. Così Federconsumatori davanti ai costi delle università italiane. L’Osservatorio dell’associazione in collaborazione con la Fondazione Isscon ha infatti presentato il Rapporto sui costi degli atenei italiani.
Nel dossier il calcolo delle tasse universitarie si basa principalmente sul reddito familiare dello studente e sono state considerate a titolo esemplificativo cinque fasce reddituali di riferimento: con Isee fino a 6 mila euro, fino a 10 mila, fino a 20 mila, fino a 30 mila e con l’importo massimo. La novità del report 2025 è l’introduzione del monitoraggio dei costi degli atenei online, modalità sempre più diffusa e scelta dagli studenti. L’indagine non considera sconti e riduzioni per merito e borse di studio, ma queste agevolazioni sono in vigore nella maggior parte degli Atenei.
Università, quanto ci costi? I costi degli atenei in Italia
Dal report è emerso che, per quanto riguarda le università tradizionali, gli atenei lombardi si confermano quelli in cui la tassazione risulta più elevata.
Prendendo in considerazione gli importi per la fascia Isee più alta – precisa Federconsumatori – al primo posto c’è l’Università di Milano, dove l’importo medio da corrispondere (per Isee massimo) è di 3.808,56 euro (3.360,00 euro per le facoltà umanistiche e 4.257,12 euro per i corsi di laurea dell’area scientifica). Seconda classificata è l’Università di Pavia (3.343,00 euro per le facoltà umanistiche e 4.141,00 euro per quelle scientifiche). Al terzo posto l’Università del Salento (3.000,00 euro sia per le facoltà umanistiche che per quelle scientifiche)
In media le università del Nord Italia risultano più onerose rispetto alle altre: le cifre superano del 28% l’importo medio rilevato negli atenei del Sud per la fascia più alta e quasi del 15% quello delle università del Centro.
I costi delle università online
La novità di quest’anno è il monitoraggio dei costi delle università telematiche, effettuate avvalendosi dei dati dell’Osservatorio sulle Università Telematiche di AteneiOnline.
“Dai dati – spiega Federconsumatori – emerge che i costi delle lauree online, sia triennali che magistrali, in assenza di convenzioni, agevolazioni e sconti, oscillano tra i 2.000 e i 4.290 euro all’anno, a seconda del corso di studi scelto. A questo si aggiungono spese accessorie come le tasse di segreteria e la tassa regionale per il diritto allo studio. A differenza delle università tradizionali, dove le rette possono variare in base all’ISEE, nelle università telematiche i costi sono fissi”.
Molti atenei offrono agevolazioni economiche per diverse categorie, tra cui giovani, donne in gravidanza, membri delle Forze Armate, nonché aderenti a sindacati e alle associazioni di categoria, e dipendenti della Pubblica Amministrazione. AteneiOnline consente anche di rilevare i costi medi annui omnicomprensivi effettivamente corrisposti dagli studenti delle principali università telematiche italiane sia triennali che magistrali, che variano tra i 1.500 e i 3.000 euro all’anno, a seconda del corso di studi scelto.
Italia ancora indietro per numero di laureati
Anche sul fronte pubblico non mancano le agevolazioni, prosegue l’analisi.
“Un forte abbattimento dei costi nelle università pubbliche tradizionali è possibile in virtù della c.d “no tax area” introdotta dalla Legge di Bilancio del 2017 e successivamente modificata e aggiornata. Questa – spiega Federconsumatori – consente rilevanti agevolazioni destinate agli studenti a basso reddito, che presentano un ISEE inferiore a 22.000 euro, a iniziare dall’esonero quasi totale dalle tasse universitarie, mentre per i nuclei familiari con ISEE compreso tra 22.000 e 30.000 euro è prevista una riduzione delle tasse. È da rilevare che in molti atenei il livello di reddito Isee interessato dalla no tax area è superiore anche del anche del 30%, agevolando così ulteriormente gli studenti e incentivandoli a iscriversi”.
Rimane però il gap con l’Europa. E l’Italia rimane indietro per percentuale di laureati. Nel 2023, la quota di giovani laureati d’età tra i 25 e i 34 anni in Italia ha raggiunto il 30,6%, dato in crescita rispetto al 29,2% del 2022, ma ancora del tutto lontano dalla media europea, che si attesta al 43,1% e che continua a crescere di anno in anno.
Questi elementi, prosegue Federconsumatori, rendono evidente quanto sia prioritario “garantire l’accesso agli studi universitari a tutti, abbattendo non solo i costi delle rette, ma anche tutto il complesso di spese e oneri che gravano sulle famiglie che hanno un figlio all’università, specialmente se fuori sede”.
Un recente dossier di Federconsumatori e UDU evidenzia che in media uno studente spende cifre abnormi per tasse universitarie, alloggio, pasti, trasporti (urbani ed extraurbani per chi è pendolare o fuorisede), materiale didattico e digitale, cultura, attività sociali, ricreative, sport e salute: 9.379 euro annui se in sede, 10.293 euro annui se pendolare, 17.498 euro annui se fuorisede.
E negli ultimi anni il caro-alloggi è cresciuto anche, ma non solo, in relazione alla diffusione del fenomeno degli affitti brevi a scopo turistico. La crescita degli immobili destinati ad affitti brevi ha reso più difficile la ricerca di soluzioni abitative per gli studenti. Federconsumatori riporta che, secondo uno studio del 2023 “a un incremento dell’1% di annunci di Airbnb si lega un aumento del 5,7% dei canoni degli affitti”.
