Al tempo del precariato, quella del commesso viaggiatore sembra essere una professione sicura e soddisfacente, oltre che di facile accesso. Tanto che oltre un terzo degli addetti alla vendita non cambierebbe lavoro neppure per un impiego fisso. E’ quanto emerge dall’indagine “Vita di un commesso viaggiatore: una professione stabile nell’economia del precariato” condotta da Univendita fra gli incaricati delle aziende associate.
Circa 750 incaricati alla vendita hanno risposto ad un questionario online: netta prevalenza di donne (81,3%), e persone coniugate (77%).
La sicurezza del posto di lavoro è il primo aspetto che emerge dall’indagine: il 42% degli incaricati è in azienda da oltre 6 anni e un ulteriore 13,1% da 3 a 6 anni. Un dato interessante è quello che riguarda i lavoratori tra i 45 e i 54 anni, cioè quella fascia d’età identificabile con i cosiddetti esodati, che hanno perso il lavoro in età matura, ma sono ancora lontani dalla pensione: l’alta percentuale di persone fra i 45 e i 54 anni che lavorano per un’azienda di vendita a domicilio da meno di un anno è pari al 17%, fra 1 e 3 anni del 20%; se ci si sposta alla fascia d’età successiva, fra gli addetti alla vendita di età compresa fra i 55 e i 64 anni, quasi il 10% ha un’anzianità aziendale tra 1 e 3 anni.
“Questa è la prova che la vendita a domicilio svolge una funzione anticiclica per le dinamiche del mondo del lavoro – commenta il presidente di Univendita Luca Pozzoli – rappresenta, infatti, un’occasione concreta di impiego con il vantaggio di non avere barriere all’ingresso sia per chi in età matura, come gli over 55, ha perso l’occupazione, sia per i giovani, come gli under 35, alla faticosa ricerca di un’occupazione”. A testimoniarlo la percentuale di under 25 (il 24%) che è in azienda da più di un anno e meno di tre, quindi che ha vissuto con ogni probabilità nelle aziende della vendita a domicilio una delle prime esperienze lavorative, e il 33% delle persone nella fascia 25/34, quindi nel momento in cui si matura una professionalità.
Infine, e non meno importante, il fattore soddisfazione. Dall’indagine emerge un grado di soddisfazione altissimo: il 95% degli incaricati spende un giudizio positivo sulla propria attività. Una percentuale ancor più significativa se confrontata con i risultati emersi nel convegno organizzato in dicembre a Roma da Isfol ed Eurofound sulla qualità del lavoro in Europa e Italia: la percentuale scende a meno dell’85% in Europa e a meno dell’80% in Italia.


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