Il recente caso di cronaca del bambino di Cittadella prelevato con forza da scuola riaccende il dibattito sull’affido dei minori in seguito alle separazioni dei genitori. L’introduzione della Legge 54/2006, che ha consentito ad entrambi i genitori ex coniugi di mantenere la potestà genitoriale (che prima dell’entrata in vigore della nuova normativa spettava esclusivamente al genitore affidatario), ha comportato una significativa inversione di tendenza, tipica del passato, che assegnava alla madre, nella quasi totalità delle separazioni e dei divorzi, l’affido del figlio minorenne”. E’ quanto afferma Nicola Ferrigni, docente di Sociologia della Link Campus University.
Oggi la tipologia di affidamento dei minori prevalentemente adottata nelle cause di separazione è quella dell’affidamento condiviso. Nel 2010 sono stati 58.718 i minori per cui è stato deciso l’affidamento condiviso, circa il 90% del totale, a fronte dell’ 8,9% dei minori affidati esclusivamente alla madre. Fino al 2005 l’affidamento esclusivo alla madre ha rappresentato la tipologia di affido prevalente, mentre a partire dal 2006 si registra un cambio di rotta. Nel 2006, infatti, gli affidamenti condivisi nelle cause di separazione rappresentavano il 38,8% del totale; nel 2007 la quota sale in maniera considerevole raggiungendo un valore nazionale pari al 72,1% che si è consolidato negli anni successivi per poi attestarsi all’ 89,7% nel 2010.
L’analisi del dato per area geografica evidenzia, inoltre, il ricorso a tale tipologia di affidamento soprattutto nelle regioni del Centro e del Nord, mentre si riduce significativamente al Sud. Nel Mezzogiorno l’affidamento condiviso è stato infatti previsto per l’85,9% dei minori a fronte di un valore nazionale pari all’ 89,7%, a vantaggio della custodia esclusivamente materna che è pari al 12,2% rispetto ad un totale nazionale pari all’ 8,9%. “Tale dato – aggiunge Ferrigni – indica la persistenza di una tradizione culturale ancora più marcata nel Mezzogiorno, rispetto al resto d’Italia, che tende a privilegiare l’affidamento alla madre come figura chiave nell’educazione dei figli”.
L’affidamento condiviso è adottato nella quasi totalità delle separazioni consensuali. Nel giudiziale invece, in un caso su quattro la potestà è materna. Nelle cause di separazione giudiziale, inoltre, aumenta la quota degli affidamenti in via esclusiva al padre, pari al 2,5% a fronte dello 0,5% registrato nelle separazioni consensuali.
 Anche nei divorzi prevale l’affido condiviso (74%) ma ma in un caso su quattro (23,4%) il giudice preferisce l’affidamento materno. Nel 2010 sono stati 17.373 i minori per i quali è stato scelto l’affidamento condiviso, circa il 74%. Ancora una volta al Sud si ricorre a tale tipologia di affido con molta più difficoltà; nel 2010, infatti, gli affidi condivisi nel Mezzogiorno sono stati il 65,4%, a fronte di una media nazionale pari al 73,8%. Cresce invece al Sud la quota di affidamenti concessi alla madre: 30,7% rispetto al 12,4% registrato in Italia. Gli effetti della legge del 2006 sull’affidamento condiviso sono visibili anche osservando l’andamento negli anni delle diverse modalità di affidamento dei minori nelle cause di divorzio. Cresce significativamente, infatti, la quota di affidi condivisi che, se nel 2006 era pari al 28% del totale degli affidamenti, si rafforza negli anni successivi raggiungendo un valore nazionale del 73,8% nel 2010, con la conseguenza di una notevole riduzione degli affidi concessi in via esclusiva alla madre. La crescita del numero di affidi condivisi nelle cause di divorzio appare però notevolmente più lenta di quella registrata nelle cause di separazione. “Questa tendenza– conclude Nicola Ferrigni – sottolinea la difficoltà di pervenire a tale accordo soprattutto in fase di chiusura definitiva della relazione tra gli ex coniugi”.


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