Tasse universitarie in calo, con una flessione che interessa tutte le fasce di reddito Isee ad eccezione di quella più alta, e rette più alte al Sud: queste le due tendenze principali che emergono dall’Indagine sui costi delle università italiane fatta da Federconsumatori. I costi medi variano da circa 316 euro a oltre 2400 euro, a seconda della fascia Isee familiare.

L’Osservatorio nazionale Federconsumatori ha realizzato anche per l’anno accademico 2017/2018 l’annuale indagine sui costi degli atenei. L’ammontare delle tasse universitarie si determina principalmente in base al reddito Isee, dunque nell’indagine sono state esaminate cinque fasce di riferimento: la prima fascia prevede un Isee fino a 6mila euro, la seconda fino a 10 mila euro, la terza fino a 20 mila euro, la quarta fino a 30 mila euro e a seguire la quinta con l’importo più alto. Dice Federconsumatori: “Per un ragazzo il cui reddito familiare corrisponde alla I fascia, quindi 6.000 euro di Isee, si rileva un costo medio annuo di 316,82 euro mentre si arriva ad una media di 2.446,45 euro per quanto riguarda gli importi massimi. Cifre importanti, certo, che tuttavia fanno registrare una considerevole flessione rispetto al 2016”.

“La diminuzione – spiega Federconsumatori – è la diretta conseguenza dell’applicazione della Legge di Bilancio che, per favorire l’accesso all’istruzione universitaria, ha introdotto consistenti agevolazioni per gli studenti a basso reddito nonché per gli studenti meritevoli. Gli studenti del primo anno con un reddito Isee inferiore a 13mila euro non sono tenuti al pagamento dei contributi di ateneo, mentre gli iscritti agli anni successivi devono soddisfare, oltre al requisito economico, anche un requisito di merito (conseguimento di almeno 10 crediti formativi nel caso degli iscritti al secondo anno e di almeno 25 crediti formativi nel caso degli iscritti agli anni seguenti nei dodici mesi antecedenti la data del 10 agosto)”.

La flessione più ampia c’è nella seconda fascia, dove gli importi calano del 35,65%. Per la I, la III e la IV fascia la flessione è rispettivamente del 33,70%, dell’15,91% e dell’8,69%. Per gli importi massimi si riscontra invece la tendenza opposta, con un aumento dell’8%.

Per l’anno accademico appena iniziato, prosegue Federconsumatori, si ribalta una delle principali evidenze emerse nei rapporti precedenti: a differenza di quanto riscontrato negli anni scorsi, per il 2017/2018 sono le Università del Sud ad imporre rette più alte. Considerando la prima fascia di reddito, i costi superano del +15,04% quelle delle Università del Nord e del +7,18% la media nazionale.

C’è poi la classifica delle università che hanno costi più alti. L’ateneo più caro tra quelli considerati, spiega Federconsumatori, è l’Università La Sapienza di Roma, con 555,50 euro per le facoltà umanistiche e 582,50 euro per le facoltà scientifiche per la prima fascia di reddito. A seguire si posizionano l’Università di Bari e l’Università Federico II di Napoli, che rispettivamente impongono tasse di 414 euro e 411 euro. Alcuni atenei applicano importi differenti a seconda della facoltà di appartenenza e quando è prevista tale distinzione gli studenti delle facoltà scientifiche pagano importi maggiori rispetto a chi sceglie una facoltà umanistica: un iscritto alla Facoltà di Matematica, ad esempio, paga tra il 4,06% e l’8,26% in più rispetto ad un collega di Lettere, a seconda della fascia di reddito di appartenenza.


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