Tempo pieno, mensa, palestra. La scuola riparte all’insegna delle disuguaglianze (Foto Pixabay)

È ancora una scuola di disuguaglianze quella che sta ripartendo. E le fratture passando da tre fattori: tempo pieno, mensa, palestra. In Italia solo 2 bambini su 5 della scuola primaria hanno accesso al tempo pieno, mentre meno della metà degli alunni della primaria e secondaria può utilizzare una palestra o una mensa.

“Sembra che il nuovo anno scolastico non riparta con il piede giusto, al contrario, è segnato dalla mancanza di servizi educativi”, spiega Save the Children.

In occasione della riapertura delle scuole, l’associazione ha pubblicato il Rapporto  “Scuole disuguali. Gli interventi del PNRR su mense, tempo pieno e palestre”, che mostra le disuguaglianze territoriali nell’offerta di spazi e servizi educativi nella scuola italiana.

Scuola attraversata da profonde disuguaglianze

“La scuola in Italia è attraversata da profonde disuguaglianze nell’offerta dei servizi educativi, che compromettono i percorsi di crescita di bambini e adolescenti, soprattutto al Sud e nelle Isole”.

L’amara riflessione fa seguito ai dati sulla presenza (meglio: sull’assenza) di mensa, tempo pieno e palestra nelle scuole di molte province d’Italia, con quelle più svantaggiate che spesso non riesco a ottenere una marcia in più dagli investimenti del PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

L’analisi di Save the Children segnala infatti il rischio che molte province, con famiglie in condizioni socioeconomiche di svantaggio, continuino a rimanere indietro. Eppure la scuola è presidio fondamentale contro la povertà educativa. E quei tre fattori – tempo pieno, mensa e palestra – sono importanti per ridurre la dispersione scolastica, per offrire a bambini e ragazzi la possibilità di partecipare a attività educative, ricreative, culturali e sportive. E per colmare le disuguaglianze nelle condizioni di partenza.

Mensa scolastica solo per il 55% dei bambini della primaria

La mensa scolastica, ricorda Save the Children, è fondamentale per garantire a studentesse e studenti, soprattutto quelli in condizioni di maggior bisogno, il consumo di almeno un pasto sano ed equilibrato al giorno.

Solo poco più di un bambino su due della scuola statale primaria (il 55,2%) ha accesso alla mensa e solamente il 10,5% nella secondaria di I grado, con profonde differenze territoriali.

Sono le regioni del Nord e del Centro quelle con le province che superano il 50% di accesso alla mensa per la prima e secondaria di primo grado, con punte del 70% e oltre a Biella e Monza e della Brianza, e fino al 91,3% della Provincia Autonoma di Trento. La distribuzione delle risorse del PNRR per le mense scolastiche, spiega Save the Children, segue invece una distribuzione disomogenea e alle regioni di Sud e Isole è stato destinato il 38,1% delle risorse, sebbene queste risorse finanzino circa il 50% del totale dei progetti.

I fondi del PNRR per l’istruzione, insomma, non riescono a ridurre le disuguaglianze territoriali.

Ad esempio, Agrigento, Foggia, Catania, Palermo, Siracusa e Ragusa sono le province dove gli studenti che usufruiscono della mensa sono meno del 10%. Queste 6 province hanno ricevuto finanziamenti per 49 interventi di costruzione, ristrutturazione o riqualificazione di spazi mensa per un valore di circa 21 milioni 500 mila euro. Al contrario Trento, Biella, Monza e della Brianza, Verbano-Cusio-Ossola, Udine e Milano sono le province con le più alte percentuali di alunni che usufruiscono del servizio mensa a livello nazionale cioè oltre il 65%. Queste 6 province hanno ricevuto 30 milioni di euro per 34 progetti.

Tempo pieno, chi l’ha visto?

La mensa scolastica serve inoltre nell’ottica di estendere il tempo pieno, potenziando l’offerta formativa. Anche qui, chi l’ha visto?

Solo due alunni su cinque della scuola primaria beneficiano del tempo pieno. E con una grande disparità territoriale: le percentuali più basse sono in Molise (9,4%), in Sicilia (11,1%) e in Puglia (18,4%), le più alte nel  Lazio (58,4%), in Toscana (55,5%) e in Lombardia (55,1%). Solo poco più di un quarto delle scuole offrono il tempo prolungato: il 28,1% delle classi della primaria e secondaria di I grado.

Palestra a scuola, fondi insufficienti

I progetti sulle strutture sportive scolastiche avviate con il PNRR, prosegue Save the Children, in generale sono insufficienti a garantire la copertura di palestre in Italia e a ridurre i divari tra le province. Soprattutto in alcune zone del Paese dove la scuola spesso rappresenta l’unica opportunità sportiva per bambini e adolescenti.

Un minore su tre che viene da famiglie con risorse scarse o insufficienti non fa sport. Fra gli adolescenti di 15-16 anni il 16,2% rinuncia a fare sport perché troppo costoso. Questo fa capire il ruolo che potrebbe avere la presenza di palestre e l’organizzazione di attività sportive a scuola. Ma a oggi meno della metà delle scuole statali primarie e secondarie (I o II grado) ha una palestra. Si tratta del 46,4% di queste scuole.


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