Pfas nelle stoviglie delle mense scolastiche, la lettera aperta del Salvagente

Pfas nelle stoviglie delle mense scolastiche, la lettera aperta del Salvagente

Una mensa scolastica sana e sostenibile, che unisce le esigenze della sicurezza sanitaria in pandemia alla funzione sociale ed educativa del pasto consumato a scuola.

In vista della riapertura della scuola a settembre, una coalizione di associazioni lancia un appello perché la refezione scolastica sia accessibile, sana e sostenibile, e perché non sia seguita la politica delle monoporzioni e del lunch box.

Appello per il rilancio della mensa scolastica

La riapertura della scuola lascia aperte diverse questioni fra cui l’accessibilità al servizio mensa e le modalità per garantirne la fruizione in sicurezza.

Un gruppo di associazioni – ci sono AIAB, Comitato Promotore Food Policy di Roma, Cittadinanzattiva, Foodinsider.it, Osservatorio mense scolastiche, Genima genitori in rete, Legambiente, Save the Children Italia Onlus, Slow Food Italia – lancia l’appello per il rilancio della mensa scolastica sana, giusta e sostenibile con una serie di indicazioni per «evitare l’impatto socio-economico e ambientale dei lunch box, delle monoporzioni e della semplificazione del pasto e garantire una mensa sostenibile per tutti gli alunni».

Il Ministero dell’Istruzione, spiegano le associazioni, nel definire le modalità di riapertura della scuola a settembre, e quindi anche della mensa scolastica, sebbene riconosca al servizio di refezione scolastica “la sua funzione educativa e sociale e il principio che vada garantita in modo sostanziale per tutti gli aventi diritto”, concede la possibilità di somministrare il pasto in classe in modo residuale – laddove non sia percorribile la strada di una gestione in sicurezza del servizio. Rinviando al documento del Comitato Tecnico Scientifico della Protezione Civile, scrivono le associazioni, «si lascia aperta la strada alla conversione del sistema di refezione tramite la distribuzione, seppur residuale, di lunch box, monoporzioni, e anche la semplificazione dei menu».

 

scuola

 

Lunch box e semplificazione dei menù

Quando si parla di lunch box si parla di piatti in monoporzione, sigillati, in plastica. Si tratta di un contenitore di plastica isotermico del pasto.

I pasti verrebbero preparati anche molte ore prima e starebbero “fermi” per ore, «con un degrado importante della qualità organolettica del piatto che verrebbe ampiamente scartato dai bambini».

Gli scarti di cibo potrebbero superare il 50% e si produrrebbero (fra piatti e stoviglie in plastica) 11 kg di plastica a bambino per l’anno scolastico.

L’indicazione sulla semplificazione del pasto, si legge ancora nel documento, «sembra un’apertura a piatti semplici o processati come pasta al pomodoro, pizza, hamburger e bastoncini, drastica limitazione delle tipologie di verdure».

L’appello per la mensa scolastica

«A nostro avviso, – si legge nell’appello – la soluzione per somministrare il pasto in classe tra mite lunch box e monoporzioni si scontra con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’ONU, il Green Deal europeo e la strategia Farm to Fork della Comunità Europea per la salvaguardia della salute del pianeta e dei cittadini, nonché con le iniziative di FAO Unicef, OMS, WFP per combattere tutte le forme di malnutrizione nel mondo. Mentre le istituzioni internazionali puntano a ripensare le mense scolastiche per combattere la malnutrizione e l’obesità nel mondo, per favorire la sostenibilità ambientale, rilanciare l’economia locale affranta dal Covid-19, il nostro Paese pone più attenzione agli aspetti organizzativi della somministrazione del pasto in classe sottovalutando gli impatti sulla salute dei bambini, sul pianeta e sull’economia locale anche nel lungo periodo».

Mensa scolastica, i problemi

Le associazioni indicano una serie di problemi e conseguenze controproducenti. Questa scelta avrebbe un serio impatto sull’ambiente, con l’aumento di plastica e di cibo rifiutato – nel lunch box la freschezza del pasto si perde, specialmente se preparato e porzionato molto tempo prima.

Ci sarebbe un impatto sulla salute dei bambini e sull’educazione alimentare: «decadimento del valore del pasto: riduzione potere nutrizionale dei piatti che rappresentano l’unico pasto bilanciato della giornata per oltre il 12% dei minori in condizioni di povertà assoluta, incremento somministrazione cibo processato».

Altre conseguenze si avrebbe sulla filiera alimentare, sull’impiego e sulla gestione del servizio, con la possibilità di una maggiore conflittualità tra famiglie e Amministrazione e della reintroduzione del pasto da casa.

Da qui la bocciatura di questa possibilità.

 

Sprechi alimentari

 

Per una mensa sana e sostenibile

«Tale soluzione, seppur residuale, è preoccupante anche perché in controtendenza rispetto alle richieste per una mensa giusta, sana e sostenibile, che sia espressione del diritto al cibo e strumento di contrasto alla povertà alimentare e dispersione scolastica».

Le associazioni raccomandano di mantenere le multiporzioni anche riorganizzando il servizio, «ad esempio adottando la distribuzione tramite vassoi e carrelli termici che permetteranno di somministrare il pasto ai bambini in classe attraverso il personale addetto allo scodellamento, opportunamente formato e dotato di guanti e mascherine».

Ancora l’appello chiede di avere una visione di lungo periodo.

«La strategia di uscita dalla fase più strettamente emergenziale della pandemia da Covid-19 richiede che l’adozione di provvedimenti di prevenzione dei contagi si inquadrino in una visione lungimirante, capace di coniugare la tutela della salute, dell’ambiente, dello sviluppo locale e della socializzazione. Sono aspetti prioritari del nostro vivere che rischiano di venire ingiustificatamente sacrificati da una rincorsa circoscritta alla sola gestione del rischio sanitario, e di richiedere, a emergenza conclusa, ulteriori sforzi di ristoro del benessere e della sostenibilità».


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