Crolli a scuola, Cittadinanzattiva: 69 in un solo anno (Foto CDC per Pexels)

Nel corso di un solo anno sono venuti giù calcinacci, solai, controsoffitti, finestre, lamiere, anche una trave, una caldaia e una scala. Per fortuna sono crolli avvenuti di notte, che non hanno provocato vittime ma “solo” feriti. Cittadinanzattiva torna a fare il conto dei crolli a scuola e trova che in un anno, da settembre 2023 a oggi, nelle scuole d’Italia ci sono stati ben 69 crolli, un numero mai raggiunto negli ultimi sette anni.

Di questi, 28 si sono verificati nelle regioni del Sud e nelle Isole, così come in quelle del Nord (40,5%) e 13 nelle regioni del Centro (19%). “In molti casi eventi preannunciati da segnali visibili ma sottovalutati”, spiega l’associazione, che come ogni anno monitora attraverso la stampa locale i crolli a scuola, che possono prendere la forma di distacchi di intonaco, crolli di soffitti, controsoffitti, solai, tetti; ma anche di finestre, muri di recinzione e alberi caduti all’interno degli edifici scolastici o nelle immediate vicinanze.

Come emerge dal XXII Rapporto presentato a Roma da Cittadinanzattiva, “Osservatorio civico sulla sicurezza a scuola”, i crolli hanno provocato diversi feriti: 9 studenti e studentesse, 3 docenti, 2 collaboratori scolastici, 1 educatrice, 4 operai oltre che danni agli ambienti e agli arredi, interruzione della didattica, ingenti disagi e paura agli studenti e alle loro famiglie.

“Si è trattato, fortunatamente, di crolli avvenuti di notte, nel week end o in periodi di chiusura delle scuole per le festività – si legge nel Rapporto – Le cause sono in gran parte da ravvisare nella vetustà degli edifici e dei materiali con cui sono stati costruiti, nell’assenza o carenza di manutenzione, nella riduzione degli investimenti relativi a indagini e interventi su controsoffitti, solai, tetti, nella mancanza di tempestività nell’intervenire”.

Dal rapporto emerge poi che rimane alto il numero degli edifici scolastici che non possiede il certificato di agibilità (59,16%) né quello di prevenzione incendi (57,68%); senza collaudo statico è il 41,50% (i dati fanno riferimento al 2022, ultimi resi disponibili sull’Anagrafe dell’edilizia scolastica).

Ci sono piccoli passi avanti, ma ancora insufficienti, sugli interventi di adeguamento e miglioramento sismici: poco più del 3% degli edifici ha avuto interventi di questo tipo, e l’11,4% è stato progettato secondo la normativa antisismica. C’è però da considerare che su oltre 40 mila edifici scolastici, ben 2.876 sono collocati in zona a rischio 1 e 14.467 in zona a rischio 2.

 

Cittadinanzattiva sicurezza a scuola 2024

 

Le scuole secondo i docenti

Attraverso l’indagine “Impararesicuri 2024” Cittadinanzattiva ha evidenziato quanto segnalato da 361 docenti e dirigenti delle scuole.

Circa il 64% dei docenti intervistati dall’associazione rileva a scuola la presenza di fenomeni dovuti alla inadeguata o assente manutenzione, prime fra tutte infiltrazioni di acqua (40,1%), distacchi di intonaco (38,7%), tracce di umidità (38,2%).

La metà degli intervistati (50,8%) ha segnalato situazioni di inadeguatezza rispetto alla sicurezza e ha riscontrato un intervento a seguito della propria segnalazione. Riguardo alle prove di emergenza ben il 92% dichiara di aver partecipato. In prevalenza le prove hanno riguardato l’incendio (79%) e il rischio sismico (70%), mentre l’alluvione ed il rischio vulcanico restano fanalino di coda (rispettivamente 5% e 1%), nonostante la frequenza crescente dei fenomeni disastrosi provocati dalle alluvioni e dal cambiamento climatico.

Palestre, mense, asili e PNRR

Nel dibattito pubblico, con una certa frequenza, si torna a parlare del calendario scolastico e di un suo cambiamento. Ma questo si può fare solo se si investe su palestre, mense, spazi verdi e sugli impianti di condizionamento e ventilazione, evidenzia Cittadinanzattiva. Invece a oggi gli impianti di condizionamento/ventilazione sono troppo pochi, presenti appena nel 6% delle sedi scolastiche. La regione Marche è la più virtuosa (26,4%), seguita da Sardegna (15,7%) e Veneto (9,7%); in fondo il Lazio con appena l’1,6% di scuole che ne è dotato.

Cittadinanzattiva analizza allora la ripartizione dei fondi del PNRR.

«Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ha subìto tagli rilevanti per quanto riguarda gli asili nido: il Piano prevedeva una spesa di 4,6 miliardi per 264.480 nuovi posti ma, dopo la revisione del Governo, la cifra è scesa a 3,245 miliardi per 150.480 posti; stessa cosa per la costruzione di nuove scuole, da 195 a 166. La causa principale di questa revisione è stata motivata con l’aumento dei costi di costruzione – spiega Adriana Bizzarri, coordinatrice nazionale scuola di Cittadinanzattiva – Lo stesso è accaduto con la ristrutturazione, sostituzione/ricostruzione, messa in sicurezza, adeguamento o miglioramento sismico e riqualificazione energetica degli edifici; le risorse ammontano a 4,399 miliardi di euro, quasi 500 milioni in più rispetto ai 3,900 mld iniziali, ma che serviranno per sistemare meno edifici rispetto a quelle previsti inizialmente. Palestre e mense sono previste, ma molto al di sotto del fabbisogno effettivo. Siamo molto preoccupati per la riduzione degli interventi, soprattutto sui nidi, che non riusciranno a colmare i gap esistenti nei territori che più ne necessitano né a raggiungere gli obiettivi europei, ancora più lontani. È evidente che sin d’ora bisogna guardare al post PNRR, con l’utilizzo di fondi ordinari nazionali ed europei, per garantire il funzionamento delle nuove strutture (in particolare nidi e scuole dell’infanzia), per investimenti mirati (es. climatizzatori) e per assicurare continuità dei fondi all’edilizia scolastica».

 

 

Scuola inclusiva? Non ancora

Quanto è inclusiva la scuola? C’è ancora tanto da fare per gli studenti con disabilità e per gli alunni di origine straniera.

Nell’anno scolastico 2024/25 sono 331.124 gli alunni con disabilità (4,68% degli oltre 7 milioni totali di studenti), in aumento rispetto al precedente. Ma ancora solo il 40%delle scuole risulta accessibile per gli studenti con disabilità motoria. La situazione è ancora più grave per gli alunni con disabilità sensoriali, per i quali le segnalazioni visive sono presenti nel 17% delle scuole mentre mappe a rilievo e percorsi tattili sono presenti appena nell’1,2% delle scuole.

Gli studenti con cittadinanza non italiana nell’anno scolastico appena cominciato sono 864.425 (su 7.073.587, ovvero il 12,2%). Di questi il 25,5% vive in Lombardia, seguita da Emilia Romagna (12,5%), Veneto (10,5%), Lazio e Piemonte (9,2%), Toscana (8,3%). La regione con meno studenti senza cittadinanza italiana è la Sardegna (0,6%).

Spiega Anna Lisa Mandorino, segretaria generale di Cittadinanzattiva: «La presenza di studenti con cittadinanza non italiana è ormai un fatto strutturale che impone la revisione della legge sulla cittadinanza per dare pieno riconoscimento a bambini/e, ragazzi/e che nascono o arrivano da piccoli nel nostro Paese. È straordinario il numero di firme che in pochi giorni si è riusciti a raggiungere per il referendum abrogativo, che Cittadinanzattiva sostiene sin dall’inizio per proseguire un impegno che nasce con la nostra campagna Obiettivo cittadinanza».

Il referendum sulla cittadinanza, che ha appena raggiunto le 500 mila firme necessarie, propone di ridurre da 10 a 5 gli anni di residenza legale in Italia richiesti per poter avanzare la domanda di cittadinanza italiana che, una volta ottenuta, sarebbe automaticamente trasmessa ai propri figli e alle proprie figlie minorenni. La modifica della legge riguarderebbe, secondo le stime, circa 2 milioni e mezzo di cittadini di origine straniera.


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