Salone del libro, Adoc: “In Italia si legge troppo poco”
Domani, 8 maggio, apre i battenti il Salone del Libro di Torino. L’Adoc sottolinea la centralità e l’importanza della cultura quale pilastro della democrazia, ma evidenzia al contempo come in Italia si legga troppo poco e, più in generale, la spesa per la cultura sia limitata a solo una settimana l’anno.
“I libri e la cultura sono indiscutibilmente pilastri della democrazia, ma in Italia si dedica alla cultura poco tempo e pochi soldi – dichiara Lamberto Santini, Presidente dell’Adoc – si legge troppo poco, anche rispetto agli altri Paesi europei. In media si acquistano due libri e due ebook l’anno, ma solo il 45% degli italiani ha effettivamente letto almeno un libro all’anno, una percentuale molto inferiore ad altri Paesi europei come la Germania, dove la percentuale arriva all’80% o alla Francia, che arriva al 70%. Dati negativi che evidenziano le lacune e le carenze del Paese”.
“Più in generale, gli italiani investono mediamente il 2% del proprio reddito annuo, pari a 359 euro, nella cultura, considerando anche le voci di cinema, musei, teatro e acquisto di dvd/blu-ray. In termini economici viene dedicata alla cultura solo una settimana l’anno, nonostante i costi siano in linea con la media europea per la quasi totalità delle voci. Proprio i libri sono una delle voci che presentano una variazione di costi rispetto alla media europea, visto che in Italia si spende il 4% in più. La scarsa propensione alle attività culturali degli italiani ha nella bassa capacità reddituale una delle sue cause principali: analizzando il lato economico, l’impatto che ha la spesa per la cultura sul reddito annuo è, come detto, pari al 2%, contro l’1,4% della media europea, in quanto, a parità di costi, i redditi italiani sono mediamente inferiori a quelli europei. Come Adoc – conclude Santini – riteniamo che l’accesso alla cultura sia primario per un Paese come il nostro, l’industria culturale può e deve diventare strategica per il rilancio e il benessere dell’intero sistema economico, ma devono essere realizzati interventi sia sul reddito che sulla qualità dell’offerta.”