Riforma del Cncu, Codici: non si imbavaglino le Associazioni
La spending review finirà per far sentire i suoi effetti anche sul mondo del consumerismo, riducendo il numero delle Associazioni dei Consumatori iscritte al Consiglio Nazionale Consumatori e Utenti. Gli scettici (non mancano mai) verso le reali potenzialità di queste organizzazioni – da alcuni considerate anche delle potenti lobbies – hanno accolto con entusiasmo l’articolo pubblicato ad agosto dal Corriere.it in cui si sosteneva che il Ministero dello Sviluppo Economico – da cui dipende il CNCU – stava mettendo mano ad una riforma in tal senso.Ma, purtroppo l’obiettivo dell’azione del Mise sembra non essere la riduzione del numero delle associazioni quanto piuttosto – per dirla con le parole che utilizza il Codici in una nota stampa – mettere il bavaglio a soggetti che sono diventati scomodi perché fuori dal loro controllo.
L’Associazione, una delle 18 che siede nel Cncu cui attualmente si accede solo se si rispecchiano alcuni requisiti, sostiene che “il Ministero ha presentato dei criteri che portano a squalificare e svilire il ruolo delle associazioni, assoggettandole al sistema sindacale e consociativo, invece, di sindacare se gli iscritti siano realmente consumatori e non pensionati che vanno a fare la dichiarazione dei redditi e si trovano tesserati ad una delle associazioni sindacali dei consumatori”.
Di conseguenza, si tende a squalificare proprio quel tipo di iscritti rendendo inutilizzabili le iscrizioni che nascono dalle vertenze dei consumatori, come le raccolte di adesioni alle class action. Ma se ancora ci fosse qualche dubbio, basta vedere come viene svuotato di ogni contenuto il divieto di rapporti tra imprese e associazioni, favorendo non solo i rapporti di natura sindacale ma addirittura prevedendo come valide le iscrizioni che vengono fatte in conseguenza di vendita di beni e servizi offerti al socio a condizioni di favore.
Il Codici conclude sostenendo che “la riforma delle regole è necessaria ma deve essere fatta dal Parlamento e non dal Ministero”.
Vogliono che i sinacati continuino a ciurlare ne lamico, sia per il numero degli oscritti, sia per quanto riguarda le sedi delle associazioni, sfruttando i locali e le attrezzature dei sindacati, ed utlizzando il personale stipendiato dal sindacato stesso. Soprattutto, non voglioni capire il grande conflitto di interessi che esiste tra un sindacato ed un’associazione di consumatori. Altro che tra Berlusconi e le reti Mediaset!