Il 64% delle aziende italiane con più di 100 dipendenti investe in CSR, tradotto in ‘soldoni’ significa che lo scorso anno le imprese hanno investito 210 milioni di euro contro i 161 del 2009. E’ quanto emerge nel V Rapporto sull’impegno sociale delle Aziende curato dall’Osservatorio Socialis e presentato oggi a Roma. Il dossier ‘guarda’ anche e soprattutto all’esperienza degli altri paesi europei dove la CSR gode di maggiore riconoscimento istituzionale. “Se anche in Italia si riuscisse a dare maggiore riconoscimento all’impegno nel sociale delle imprese forse l’economia potrebbe andare meglio” ha detto in apertura Roberto Orsi, presidente di Errepi Comunicazione e Direttore dell’Osservatorio Socialis, passando in rassegna alcune delle esperienze europee: “In Gran Bretagna, ad esempio, è stata creata la figura del Segretario di Stato mentre in Svezia sono statu adottati criteri di CSR nelle imprese di proprietà’ sociale” ha spiegato Orsi.
E in Italia? Nel nostro Paese non esiste una legislazione relativa alla CSR: dopo il Multi-Stakeholders Forum lanciato nel 2004-2005, non vi sono più state iniziative di responsabilità sociale a livello nazionale da parte del Governo o del Parlamento. Attualmente solo alcune istituzioni locali adottano criteri di CSR nella pubblica amministrazione. “E’ proprio questo mancato riconoscimento – ha aggiunto Orsi – l’ostacolo maggiore che segnalano le imprese: c’è, in altre parole, una forte richiesta da parte di chi fa CSR di essere riconosciuti”. O almeno, come ha sostenuto  Marina Panfilo, Pfizer Italia, a non essere penalizzate: “Le Aziende orientate alla CSR chiedono, non già strumenti di defiscalizzazione, ma neanche di penalizzazione. Non capisco perché non è possibile dedurre l’Iva dalle attività di CSR”.
Anche Giovanna Melandri, presidente di Human Foundation, vede ampi margini di sviluppo  per la CSR in Italia: “Il modello a cui guardare – ha detto – è quello francese dove vige un meccanismo di controllo delle donazioni”.
Nel frattempo occorre non perdere di vista le buone pratiche di alcune aziende che nel nostro Paese ‘fanno al differenza’. Ne sono dimostrazione le esperienze raccontate oggi da Pfizer, Novartis e Chiquita: tre grandi multinazionali che ogni anno investono risorse e soldi per la CSR ottenendo vantaggi per loro stessi e per i loro consumatori. Le tre Aziende sono anche sostenitrici del Premio Socialis che, giunto alla X edizione, premia ogni anno le migliori tesi di laurea realizzate da studenti delle Università di tutta Italia sul tema della responsabilità sociale.
 Quest’anno si sono aggiudicati il Premio Socialis: Claudia Catanese (facoltà economia Tor Vergata) con la tesi “Lo sviluppo di logiche di responsabilità sociale nella filiera agroalimentare; Maria Giuliana Del Prete (Scienze Politiche LUISS) con la tesi “La comunicazione della sostenibilità ambientale tra CSR e non convenzionalità”; Marianna Bianca Galantucci (Economia, finanza ed integrazione internazionale all’Università degli studi di Pavia) con la tesi “Household food waste in Italy: the case of the ethical purchasing group”.


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