Non poteva passare inosservata la denuncia sull’insostenibilità dell’olio di palma fatta ieri da Amnesty International, con produzioni in cui si sfrutta il lavoro minorile e in cui sono violati i diritti dei lavoratori. Oggi è arrivata la replica della RSPO-Roundtable on Sustainable Palm Oil (Tavola rotonda sull’olio di palma sostenibile) che “riconosce l’esistenza di gravi problemi legati alla tutela dei lavoratori e dei diritti umani nel settore dell’agricoltura intensiva a livello mondiale” e annuncia che dal prossimo anno saranno rinnovati i principi, i criteri e i requisiti di accreditamento.

RSPO è un’associazione no profit che riunisce gli stakeholder della filiera dell’olio di palma – ONG ambientaliste, sociali o di sviluppo, produttori di olio di palma, operatori commerciali o raffinatori, produttori di beni di consumo, rivenditori, banche e investitori– per sviluppare e implementare standard globali per la produzione di olio di palma sostenibile. Oggi, dopo le accuse mosse da Amnesty, ha diramato una nota in cui “riconosce l’esistenza di gravi problemi legati alla tutela dei lavoratori e dei diritti umani nel settore dell’agricoltura intensiva a livello mondiale. La produzione di olio di palma non fa eccezione in questo senso. Questi problemi si manifestano maggiormente in contesti caratterizzati da povertà, scarsa legalità e presenza di vuoti legislativi, come sottolinea Amnesty, che rendono ancora più ardua la sfida di fare dell’agricoltura, e segnatamente della produzione dell’olio di palma, un’attività davvero sostenibile”.

Il rapporto, prosegue la nota, denuncia le violazioni dei diritti umani e delle condizioni di lavoro “che colpisce i lavoratori coinvolti nella produzione di olio di palma di due controllate della società Wilmar, PT Perkebunan Milano e PT Daya Labuhan Indah, e di tre fornitori della stessa società, Sarana Prima Multi Niaga (SPMN), PT Abdi Budi Mulia (ABM) e PT Hamparan Masawit Bangun Persada (PT Hamparan). Il rapporto denuncia pratiche lavorative che non solo violano i requisiti previsti dalla RSPO ma che sono illegali. La pubblicazione del rapporto incoraggerà i membri associati alla RSPO a concentrare i propri sforzi per eliminare le pratiche non conformi ai requisiti stabiliti dalla RSPO. Prima della pubblicazione del rapporto di Amnesty International, tanto Wilmar come il processo di controllo della RSPO avevano già adottato importanti misure che hanno già portato all’identificazione di diverse problematiche tra quelle denunciate da Amnesty International”.

La RSPO prosegue: “Wilmar ha già denunciato pubblicamente e volontariamente sul proprio sito web le violazioni che interessano le società PT Perkebunan Milano e PT Daya Labuhan Indah attraverso la procedura di richiamo prevista da Wilmar (come segnalato nella recente dichiarazione rilasciata da Wilmar) e in conformità con quanto richiesto dal Criterio 6.3 dei Principi e Criteri della RSPO”. Aggiornamenti ci saranno  l’anno prossimo, nella consapevolezza che vanno migliorati principi e requisiti di accreditamento. “Con l’adozione dei nuovi requisiti di accreditamento nel 2017, sarà ampliato l’ambito di verifica degli organi di certificazione, sarà migliorata la competenza dei responsabili delle attività di auditing e, in generale, sarà rafforzata la sorveglianza”.


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