Sono stati creati circa 3 milioni di posti di lavoro e l’occupazione è aumentata, facendo diminuire la povertà, ha rilevato l’indagine annuale sull’occupazione e sugli sviluppi sociali in Europa ( Employment and Social Developments in Europe – ESDE). La disoccupazione resta tuttavia elevata e registra enormi differenze tra gli Stati membri.

Quest’anno la relazione sull’occupazione e sugli sviluppi sociali (ESDE) si è concentrata sull’occupazione come mezzo per combattere la povertà, sulla digitalizzazione e sui cambiamenti nel mondo del lavoro, sul ruolo del dialogo sociale, sulle disparità tra gli Stati membri e sull’integrazione dei rifugiati nel mercato del lavoro.

Con 232 milioni di unità il numero degli europei occupati è stato il più elevato mai registrato. Lo scorso anno sono stati creati tre milioni di posti di lavoro, la maggior parte dei quali a tempo indeterminato e, nella maggioranza dei casi, l’occupazione a tempo pieno protegge efficacemente i cittadini contro la povertà. La percentuale della popolazione dell’UE a rischio di povertà o di esclusione sociale (pari al 23,7 %) è la più bassa degli ultimi cinque anni.

Tuttavia, secondo l’indagine, l’8,3 % dei cittadini europei risulta disoccupato nel mese di ottobre 2016 e l’indagine sottolinea le difficoltà incontrate nel ritornare al lavoro negli anni successivi alla crisi (periodo 2008-2013): nell’arco di tre anni solo un disoccupato su otto è riuscito a trovare un’occupazione permanente a tempo pieno. Inoltre, la disoccupazione giovanile è ancora superiore al 20 % e continua a destare grave preoccupazione.

L’indagine mette in luce anche i cambiamenti in atto nel mondo del lavoro, in un contesto di crescente digitalizzazione dell’economia, in particolare attraverso l’emergere di piattaforme digitali e dell’economia collaborativa. Gli investimenti nelle TIC possono essere stati all’origine di un terzo della crescita economica dell’UE tra il 2005 e il 2010, ma in tale settore molti posti sono ancora vacanti.

Focus dello studio anche l’entrata dei rifugiati nel mondo del lavoro. In particolare sono state rilevate difficoltà relative ai livelli di istruzione e alle competenze linguistiche. L’indagine sottolinea, quindi, la necessità di facilitare l’integrazione dei rifugiati nel mercato del lavoro investendo nella loro istruzione e nelle loro competenze linguistiche e agevolando il riconoscimento delle competenze.

Si profilano, inoltre, nuove sfide per il ruolo che le parti sociali e il dialogo sociale possono svolgere nell’affrontare le problematiche odierne del mercato del lavoro. L’indagine ESDE individua, quindi, le modalità con cui le parti sociali possono rispondere efficacemente a queste problematiche, rappresentando queste nuove tipologie di lavoratori e di datori di lavoro e collaborando con le autorità pubbliche. In diversi Stati membri, ad esempio, le nuove forme di società digitali, come Uber, e i lavoratori ad esse affiliati sono sempre di più coinvolti come componenti delle parti sociali.


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