Obiettivo sostenibilità. Lotta alla povertà: il reddito di inclusione può non bastare
Obiettivo sostenibilità è la rubrica con la quale, da oggi e per i prossimi 17 giorni, Help Consumatori approfondirà il modo in cui l’Italia si appresta a raggiungere gli obiettivi previsti dall’Agenda 2030 che le Nazione Unite hanno approvato il 25 settembre del 2015. Diciassette obiettivi e 169 target da raggiungere entro il 2030 per andare incontro ad un modello di sviluppo sostenibile.
È questa, infatti, la grande sfida dell’Agenda 2030. L’attuale modello di sviluppo è stato giudicato insostenibile non solo sotto il piano ambientale ma anche economico e sociale, affermando quindi una visione integrata delle diverse dimensioni dello sviluppo.
Partiamo quindi con il primo dei Sustainable Development Goals – SDGs nell’acronimo inglese- ovvero l’impegno per la lotta alla povertà e proviamo a comprendere meglio, con l’aiuto degli spunti di riflessione contenuti nel Rapporto annuale di AsVis (Alleanza Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile) qual è la posizione del nostro Paese sulla strada verso la sostenibilità.
Nel mondo ci sono 800 milioni di poveri e in Italia, 4,7 milioni di individui vivono in condizione di povertà assoluta. Tra questi, 1 milione sono minori. Tra le cause ormai riconosciute della povertà vi è la disattenzione per le disuguaglianze nella fruizione dei diritti. Questo provoca uno scollamento tra le classi dirigenti e ampie fasce di popolazione. Nel DEF 2017, si legge chiaramente che la lotta alle disuguaglianze è “sempre più un obiettivo ineludibile poiché una crescita senza inclusione limita la mobilità sociale, danneggia la crescita stessa e crea instabilità politica”.
Nel 2016 le famiglie in povertà assoluta in Italia erano 1,6 milioni (il 6,3% delle famiglie residenti), il livello più alto dal 2005. Il Mezzogiorno registrava l’incidenza più elevata di soggetti in povertà assoluta (8,5% delle famiglie e il 9,8% di individui). La condizione dei minori è in forte peggioramento: per loro l’incidenza della povertà assoluta è pari al 12,5% nel 2016 ed è triplicata in circa dieci anni, come quella dei giovani tra i 18 e 34 anni (al 10% nel 2016 rispetto al 3,1% del 2005).
I target dell’Obiettivo 1 dell’Agenda 2030 includono diversi impegni significativi sottoscritti dall’Italia, tra i quali: “Entro il 2030, ridurre almeno della metà la percentuale di uomini, donne e bambini di ogni età che vivono in povertà in tutte le sue dimensioni in base alle definizioni nazionali” (target 1.2).
Con l’approvazione della “Delega recante norme relative al contrasto della povertà, al riordino delle prestazioni e al sistema degli interventi e dei servizi sociali” (Legge 15 marzo 2017, n. 33), per la prima volta è stata prevista una misura universale di sostegno (il cosiddetto ReI, Reddito di inclusione) per chi si trova in condizione di povertà assoluta.
Il Rei sostituisce il Sostegno all’inclusione attiva (Sia) e l’Assegno di disoccupazione, destinato a sparire dall’inizio del 2018. Dal punto di vista delle risorse, sul tavolo ci sono 1,4 miliardi per il prossimo anno e 1,56 per il 2019.
Come funzionerà concretamente la nuova misura? Si tratterà di una Carta ricaricabile sulla quale l’Inps depositerà il Rei. Per il 2018 l’importo dell’assegno sociale sarà di circa 450 euro al mese per un anno e mezzo, salvo possibilità di rinnovo.
Perché l’Inps eroghi il denaro, chi ne fa richiesta deve impegnarsi in un progetto personalizzato, un piano di attivazione personale in tema di ricerca del lavoro, obbligo di cura e di istruzione per i più piccoli. I requisiti reddituali fondamentali sono: Isee massimo di 6mila euro (con tetto a 3mila per la parte reddituale), patrimonio immobiliare sotto 20mila euro (al netto dell’abitazione principale), patrimonio mobiliare da 10mila euro. Stoppati quelli che nei due anni precedenti la richiesta hanno acquistato auto, moto, barche.
Secondo la valutazione dell’ASviS, il ReI, se pienamente attuato e rafforzato sul piano finanziario potrebbe consentire di raggiungere il Target 1.2 che prevede la riduzione di almeno la metà della percentuale di persone che vivono al disotto della soglia di povertà assoluta.
Sempre secondo l’Alleanza Nazionale per la Sostenibilità, è necessario però potenziare il ReI, investendo risorse maggiori sia sulla componente monetaria della misura, sia su quella che riguarda i servizi ai beneficiari. Parallelamente, è indispensabile sviluppare un piano di contrasto alla povertà capace di affrontare simultaneamente i suoi diversi aspetti e realizzarlo con urgenza.
L’indicatore composito elaborato dall’ASviS per l’Obiettivo 1 indica un significativo peggioramento della situazione italiana, perché passa da 91,5 del 2006 a 68,5 del 2015 a causa di un netto calo dei diversi indicatori sulla povertà, sugli individui in famiglie a bassa intensità lavorativa e sulle persone che hanno rinunciato a spese mediche perché troppo costose.
@ELeoparco
Notizia pubblicata il 02/20/2017 ore 17.30