La crisi economica in atto aggrava le condizioni di vita degli over 65. È questo il dato principale che emerge dalla “II indagine nazionale sulla condizione sociale degli anziani in Italia” condotta da Auser e presentata questa mattina a Roma.
Negli ultimi anni si è generato un vero e proprio paradosso per il quale coloro che rientrano nella cosiddetta terza età danno tanto e ricevono sempre meno”, sottolinea Michele Mangano, Presidente Auser, associazione che svolge un ruolo attivo sul territorio nell’ambito del volontariato e della promozione sociale al fine di incentivare l’invecchiamento attivo e dare rilevanza al ruolo degli anziani nella società.
La fase di depressione economica in cui si trova l’Italia sta procurando ricadute negative su tre categorie di persone in particolare: i giovani che, come è noto, faticano ad entrare nel mercato del lavoro e mancano totalmente di  garanzie di tipo previdenziale, le donne per le quali l’allungamento dell’età pensionabile rischia di produrre ulteriori situazioni di disuguaglianza tra i sessi, e naturalmente gli anziani che sempre più spesso soffrono una condizione di povertà, calcolata sia in termini assoluti (spesa minima necessaria per acquisire i beni e i servizi inseriti nel paniere di povertà assoluta) che relativi (percentuale di famiglie e persone povere sul totale delle famiglie e persone residenti).
I dati forniti dall’Istat e riportati nell’indagine mostrano che negli ultimi otto anni (dal 2003 al 2011) la spesa media mensile di un anziano che vive da solo è cresciuta di circa 284 euro. Analizzando nel dettaglio le voci di spesa ci si accorge che la maggior parte delle uscite interessa l’abitazione (+2,9%) e i trasporti (+0,7%). Al contrario, la riduzione del potere d’acquisto della pensione (-30% nell’arco di tempo considerato) si ripercuote su aspetti della vita, quali la capacità di poter affrontare spese impreviste, e su particolari categorie di consumi, primi fra tutti quelli alimentari (-1,7%) e le spese legate alla salute e alla prevenzione (-0,7%).
La situazione appare ancora più problematica se si osservano i dati relativi alla consistenza dei redditi percepiti dagli over-65 italiani. Per la maggior parte dei casi essi sono costituiti da pensioni di vecchiaia che per il 78% del totale non arrivano  a 750 euro al mese e nel 52% stentano a superare la soglia dei 500 euro. Sono dunque circa 2,3 milioni i pensionati considerati poveri dalle fonti statistiche, una cifra che sarà destinata ad aumentare. Ciò nonostante gli anziani continuano ad avere il ruolo di “ammortizzatore sociale” per le nuove generazioni, spesso in difficoltà nella ricerca di un posto di lavoro o per il mantenimento dei costi della vita familiare.
L’esigenza di liquidità è sicuramente una delle leve principali che spinge gli anziani a mettere in vendita la propria abitazione con la forma della nuda proprietà: lo dimostra il forte aumento delle offerte di vendita, pari a quasi il 13% solo nel 2011 secondo le rilevazioni di immobiliare.it. Tuttavia, alla luce delle nuove disposizioni previste dalla recente manovra “Monti”, tali atti non saranno più vantaggiosi come negli anni passati. A partire dal 1°gennaio 2012, infatti, la misura del tasso d’interesse legale è salita al 2,5% annuo. Ciò ha aumentato il valore dell’usufrutto e diminuito il valore della nuda proprietà.
Un altro aspetto che penalizza gli anziani alla luce delle modifiche legislative apportate dalle manovre finanziare del vecchio e del nuovo Governo riguarda l’applicazione dei coefficienti per il calcolo dell’Imposta Comunale Unica (Imu) che inciderà sui nuclei familiari più piccoli. Molti ultra 65enni oggi si trovano a vivere da soli, o al massimo con il coniuge, in case molto più grandi rispetto alle loro reali esigenze (quello che abitavano quando c’erano ancora i figli) e non potranno certamente beneficiare delle detrazioni previste per i nuclei familiari più numerosi.
In più, va considerato l’aumento complessivo di spesa che le famiglie italiane avranno nel prossimo futuro a seguito dell’entrata a regime dagli interventi della manovra del Governo Monti. Si stima, infatti, che le ricadute saranno pari a 887 euro l’anno per famiglia. Aggiungendo le cifre prodotte dalle precedenti manovre, si arriverà ad un totale di 3002 euro annui.
La crisi economica, inoltre, ha decurtato consistentemente la disponibilità dei comuni e delle Regioni per l’implementazione di servizi sociali per gli anziani. Nel periodo ottobre 2011- gennaio 2012, in base alla rilevazione effettuata da Auser, sono scese del 28% il numero delle proposte di bando dedicate agli over-65, mentre crescono in tutte le regioni italiane le liste di attesa per gli interventi domiciliari a sostegno della non autosufficienza. Tale vuoto è spesso colmato dall’intervento di molte associazioni del terzo settore che, per quanto possibile, cercano di sopperire alle carenze di care giving da parte degli organi di governo regionali e nazionali.
Lo Stato, sottolinea in chiusura Mangano, “dovrebbe accompagnare alle politiche di rigore economico anche l’equità e la giustizia sociale. Non si può pensare di contrastare la povertà con la Social Card”, occorre piuttosto “recuperare risorse che possano essere destinate a finanziare il sostegno alle classi più deboli attraverso la lotta alla corruzione e all’evasione fiscale”.
di Elena Leoparco


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