Neet in Italia: una generazione in pausa tra fondi non utilizzati e politiche inadeguate (Foto di Mircea Iancu da Pixabay)

In Italia, circa 1.7 milioni di giovani tra i 15 e i 29 anni non studiano, non lavorano e non seguono un percorso formativo da oltre sei mesi. Con un tasso del 16.1%, l’Italia è il secondo paese dell’Unione Europea con la più alta percentuale di NEET, preceduta solo dalla Romania (19.8%). Nonostante l’ampia disponibilità di risorse attraverso il Programma Operativo Nazionale – Iniziativa Occupazione Giovani (IOG), il nostro paese rischia di dover restituire circa 1 miliardo di euro all’Europa per il mancato utilizzo di tali fondi.

Fondi non spesi e iniziativa occupazione giovani

Nel dicembre del 2013, l’Unione Europea ha lanciato la prima iniziativa di politiche attive per affrontare il problema dei NEET (Not in Education, Employment, or Training), finanziando il programma Garanzia Giovani con circa 2.7 miliardi di euro per l’Italia nel periodo 2014-2020. Tuttavia, a febbraio 2024, i pagamenti certificati ammontavano solo a 1.6 miliardi, pari al 62% dei fondi stanziati. Se confermato, ciò obbligherebbe l’Italia a restituire circa 1 miliardo di euro, perdendo l’opportunità di contrastare un fenomeno che costa allo Stato italiano circa 25 miliardi di euro all’anno, ovvero l’1.4% del PIL.

Fallimento del programma Garanzia Giovani

Il rapporto “NEET: GIOVANI IN PAUSA. Superare gli stereotipi per costruire politiche pubbliche efficaci” di ActionAid e CGIL fornisce una fotografia dettagliata della situazione: Garanzia Giovani ha integrato nel mercato del lavoro solo il 26% dei NEET coinvolti. Tra il 2014 e il 2023, il programma ha raggiunto circa l’82% della popolazione giovanile NEET, con una predominanza di uomini (52%) di età compresa tra i 19 e i 24 anni (56.2%) residenti nel sud Italia e nelle isole (43.4%). C’è da dire che solo il 32% dei partecipanti risultava occupato a sei mesi dalla fine del programma, con una maggiore concentrazione di uomini laureati del Nord Ovest (58.8%).

Divari territoriali e di genere

Dal report si evince come le giovani donne siano particolarmente svantaggiate, rappresentando il 59% dei NEET, dato che sale fino al 73% tra le giovani di origini straniera. Il lavoro di cura familiare è uno dei fattori principali che contribuisce a questa disparità, con il 30% delle giovani donne che non cerca lavoro per occuparsi di minori o di persone non autosufficienti.

Per quanto riguarda i divari territoriali, invece, sono altrettanto significativi: nel 2023, il 28.4% dei NEET viveva nel sud e nelle isole, contro l’11.7% del nord. La Sicilia, la Campania e la Calabria registrano i tassi di incidenza più alti, rispettivamente 32.2%, 31.2% e 30.3%.

ActionAid e CGIL: proposte politiche rivolte al Ministero del Lavoro

Alla luce di questi dati, ActionAid e CGIL hanno formulato diverse proposte politiche rivolte al Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. Tra le raccomandazioni, viene sottolineata la necessità di mettere al centro dell’agenda politica la questione giovanile, garantendo condizioni lavorative adeguate, stipendi e dignitosi e opportunità di scelta.

Katia Scannavini, Vice Segretaria generale ActionAid ha dichiarato: “Il nostro Paese ha ancora la possibilità di cambiare rotta, mettendo al centro dell’agenda politica la questione giovanile e permettendo alle nuove generazioni di esercitare i propri diritti in ambito lavorativo, economico, educativo e sociale; attraverso, ad esempio, il programma nazionale Giovani donne e lavoro 2021-2027 e le quote del Fondo sociale europeo+ 2021-2027 per il contrasto della disoccupazione giovanile. In un momento storico in cui la crisi demografica sembra mettere a dura prova il sistema di welfare italiano, è necessario garantire il giusto spazio alle nuove generazioni, assicurando loro condizioni lavorative adeguate, stipendi dignitosi e opportunità di scelta”.

La segretaria confederale della Cgil Lara Ghiglione ha aggiunto: “I giovani nel nostro Paese pagano il prezzo di politiche inefficaci o sbagliate e di un Governo che li ha completamente dimenticati. È necessario invertire la rotta, il lavoro deve essere stabile, dignitoso e ben retribuito: per questo stiamo promuovendo quattro referendum per cancellare le norme che lo hanno precarizzato e reso insicuro. I dati di questo report confermano che ad aggravarsi sono le condizioni delle giovani donne e di chi vive al Sud: devono essere loro la priorità del Paese e il primo punto dell’agenda politica. I giovani in condizioni di maggior disagio, nelle periferie e nelle aree più svantaggiate del Paese, senza lavoro o precario e con l’idea che la pensione sia un miraggio, devono sapere che il futuro si può modificare, non hanno bisogno di spot elettorali ma di diritto allo studio, lavoro e Istituzioni realmente vicine ai loro bisogni”.


Vuoi ricevere altri aggiornamenti su questi temi?
Iscriviti alla newsletter!



Dopo aver inviato il modulo, controlla la tua casella per confermare l'iscrizione
Privacy Policy

Parliamone ;-)