
Prima infanzia, Commissione europea: asilo nido per il 50% dei bambini entro il 2030 (foto pixabay)
Prima infanzia, Commissione europea: asilo nido per il 50% dei bambini entro il 2030
La Commissione europea propone di rivedere gli obiettivi di educazione e cura della prima infanzia. Entro il 2030, gli Stati devono garantire al 50% dei bambini sotto i 3 anni e al 96% dei bambini fino all’età scolare di partecipare ai servizi di educazione e cura della prima infanzia
Gli Stati europei devono rivedere gli obiettivi su educazione e cura della prima infanzia. E agire in modo che, entro il 2030, il 50% dei bambini di età inferiore a 3 anni e il 96% dei bambini di età compresa tra i 3 anni e l’età di inizio dell’istruzione primaria obbligatoria partecipi all’educazione e cura della prima infanzia, come già concordato nel quadro dello spazio europeo dell’istruzione.
Asili nido garantiti per la metà dei bimbi under 3 anni, dunque, e l’inserimento nel percorso di educazione della quasi totalità degli altri con età fino alla primaria, sono i nuovi obiettivi di educazione e cura della prima infanzia che la Commissione europea propone e che rivedono gli obiettivi di Barcellona.
Quelli, fissati nel 2002 e ancora attuali, invitano gli Stati membri a fornire servizi di assistenza all’infanzia al 33% dei bambini di età inferiore ai 3 anni e al 90% dei bambini di età compresa fra i 3 anni e l’età dell’obbligo scolastico.
La strategia europea per l’assistenza
La Commissione europea ha proposto nuovi target, più ambiziosi, che intendono raggiungere col nido la metà dei bimbi piccoli e inserire tutti gli altri nel percorso di cura che porta all’istruzione primaria.
I nuovi obiettivi fanno parte della strategia europea per l’assistenza, presentata ieri da Bruxelles, che vuole “garantire servizi di assistenza di qualità, accessibili e a costi sostenibili in tutta l’Unione europea e di migliorare la situazione sia dei beneficiari dell’assistenza sia delle persone che li assistono, a livello professionale o informale”.
La strategia comprende sia l’educazione e cura della prima infanzia, sia l’assistenza a lungo termine per persone malate o con disabilità.
Educazione e cura della prima infanzia
La Commissione propone che gli Stati membri rivedano e rendano più ambiziosi gli obiettivi in materia di educazione e cura della prima infanzia. Oltre ai nuovi target, la Commissione raccomanda agli Stati di garantire che i servizi di assistenza all’infanzia siano accessibili, a costi sostenibili e di elevata qualità, e siano disponibili sia nelle zone urbane sia in quelle rurali o svantaggiate.
Gli Stati, prosegue Bruxelles, devono introdurre un diritto legale all’educazione e cura della prima infanzia, idealmente senza soluzione di continuità tra la fine del congedo familiare retribuito e il diritto legale. La Commissione raccomanda agli Stati di disporre misure mirate per aumentare la partecipazione all’educazione e cura della prima infanzia dei bambini provenienti da contesti svantaggiati, con disabilità o con bisogni speciali, per colmare il divario con la popolazione complessiva di bambini.
In questo contesto, deve essere garantito che l’assistenza all’infanzia (nido e servizi scolastici dell’infanzia) siano disponibili per una durata tale che consenta ai genitori di svolgere in modo significativo un lavoro retribuito. Bruxelles raccomanda inoltre di incoraggiare un’equa ripartizione tra i genitori degli obblighi di assistenza ai figli, combattendo gli stereotipi di genere, e sostenere orari favorevoli alla famiglia.

Assistenza di qualità e donne
La strategia europea per l’assistenza è corredata di due raccomandazioni per gli Stati membri: una relativa alla revisione degli obiettivi di Barcellona in materia di educazione e cura della prima infanzia e l’altra relativa all’accesso a un’assistenza a lungo termine di alta qualità e a prezzi accessibili.
«Servizi di assistenza di alta qualità, accessibili e a costi sostenibili offrono benefici evidenti per tutte le fasce di età – spiega la Commissione – La partecipazione all’educazione della prima infanzia ha effetti positivi sullo sviluppo dei bambini e contribuisce a ridurre il rischio di esclusione sociale e di povertà, anche più avanti nella vita. L’assistenza a lungo termine sostiene le persone che, in ragione dell’età avanzata, di una malattia e/o una disabilità mentale o fisica, dipendono dall’aiuto di altri per svolgere le attività quotidiane, aiutandole a mantenere la loro autonomia e a vivere dignitosamente. Tuttavia per molte persone tali servizi continuano a non essere disponibili, accessibili o a costi sostenibili».
L’assistenza di qualità significa anche migliorare la condizione delle donne per partecipazione al lavoro e parità di genere. Le donne sono quelle che più hanno la responsabilità di assistenza e caregiving – settore spesso con condizioni di lavoro difficili e bassi salari. Il 90% della forza lavoro nel settore dell’assistenza formale è costituito da donne e 7,7 milioni di donne non lavorano a motivo delle responsabilità di assistenza.
Ha detto Helena Dalli, Commissaria per l’Uguaglianza: «Investire nell’assistenza significa investire nella parità di genere e nell’equità sociale. La nostra iniziativa mira a garantire che tutti coloro che hanno responsabilità di assistenza, in particolare le donne, dispongano di una reale possibilità di scelta nel conciliare vita privata e attività professionale. Un’assistenza di qualità accessibile e a costi sostenibili garantisce che coloro che ricevono assistenza, compresi i bambini, gli anziani e le persone con disabilità, siano sostenuti e godano pienamente dei loro diritti. Investire nell’assistenza significa garantire una scelta equa, dignità e autodeterminazione».
