Secondo gli ultimi dati, nel 2016 in Italia i casi di cyberbullismo sono aumentati dell’8%. Due volte su tre la vittima è un preadolescente, ma l’età tende ad abbassarsi ulteriormente. Il 30% delle vittime mette in atto comportamenti di autolesionismo, mentre 1 su 10 avrebbe pensato o addirittura tentato il suicidio (Osservatorio nazionale Adolescenza).La notizia dell’approvazione del ddl 1261-B per la prevenzione e il contrasto dei fenomeni di cyberbullismo è stata accolta positivamente anche dal mondo del associazionismo e del volontariato. “Condividiamo l’ottica “educativa” che anima il testo approvato, in quanto trattasi di una normativa rivolta principalmente a vittime e persecutori in età minorile e, in particolare, adolescenziale”, commenta Maria Teresa Bellucci, Presidente Nazionale del Modavi Onlus – Movimento delle Associazioni di Volontariato Italiano.

Tra le novità previste dalla legge, vi è la definizione chiara del fenomeno e la possibilità, per il minore (anche senza che il genitore lo sappia) di chiedere direttamente al gestore del sito l’oscuramento o la rimozione della “cyber aggressione”. Nel caso in cui il gestore ignori l’allarme, la vittima, stavolta con il genitore informato, potrà rivolgersi al Garante per la Privacy che entro 48 ore dovrà intervenire. Il disegno di legge istituisce, tra l’altro, un Tavolo tecnico interministeriale presso la Presidenza del Consiglio con il compito di coordinare i vari interventi e di mettere a punto un Piano integrato contro il bullismo via web. Per quanto riguarda invece la “procedura di ammonimento”, il bullo di età superiore ai 14 anni verrà convocato davanti al Questore insieme ai genitori.

Un approccio legato esclusivamente all’inasprimento di eventuali pene, senza strumenti concreti utili a prevenire e contrastare il fenomeno alla base, sarebbe stato poco lungimirante”, dicono dall’associazione, “Il bullo deve sapere che certi comportamenti costituiscono reato, mentre gli adolescenti che navigano in Internet e utilizzano i social network devono conoscere i propri diritti e come poterli prontamente tutelare”.

Perché la legge abbia gli effetti sperati è fondamentale un coinvolgimento delle realtà socio-educative che nelle scuole e sul territorio lavorano quotidianamente a sostegno dei giovani e dei più fragili. “Ben venga l’istituzione di un tavolo tecnico presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, a patto che la selezione e la gestione dei componenti e delle associazioni che ne faranno parte sia trasparente, equa ed efficace, senza finire per burocratizzare il fenomeno”, evidenziano da Modavi.

Infine, circa la realizzazione di campagne d’informazione e prevenzione e di progetti di contrasto al cyberbullismo da realizzare nelle scuole previsti nel ddl, l’associazione propone di inserire la figura dello Psicologo Scolastico nell’organico delle scuole di ciascun ordine e grado, quale professionalità capace di offrire un servizio stabile di attenzione ai bisogni emotivi, psicologici e relazionali dei minori. “Troppo spesso, i progetti sono solo delle iniziative spot, deboli e discontinue, che non offrono risposte concrete a fenomeni di disagio così gravi come il cyberbullismo. Per tutelare il bene più prezioso, i bambini e gli adolescenti, ci vogliono investimenti economici stabili e le giuste professionalità”.


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