Maltrattamento all’infanzia, Cesvi presenta il report “Restituire il futuro”
In Italia si stima che 47,7 minorenni su 1.000 siano seguiti dai servizi sociali e che, di questi, quasi 100.000 siano vittime di maltrattamento. Cesvi presenta la III edizione dell’Indice regionale sul maltrattamento all’infanzia
In Italia il rischio maltrattamento all’infanzia è ancora alto, amplificato anche dall’impatto sociale ed economico dell’emergenza Covid. È quanto emerso dalla III edizione dell’Indice regionale sul maltrattamento all’infanzia in Italia dell’organizzazione umanitaria Cesvi, dal titolo “Restituire il Futuro”. Indagine realizzata attraverso l’analisi dei fattori di rischio presenti sul territorio e della capacità delle amministrazioni locali di prevenire e contrastare il fenomeno tramite i servizi offerti.
L’Indice – curato da Cesvi e sviluppato sotto la guida di un comitato scientifico di altissimo livello composto da Autorità Garante Infanzia e Adolescenza, Istat, MIUR, Istituto degli Innocenti, CISMAI, Consiglio Nazionale Ordine Assistenti Sociali – è stato redatto dalle ricercatrici Giovanna Badalassi e Federica Gentile e presentato in occasione di un incontro digitale, moderato dalla giornalista del TG2 Francesca Romana Elisei, che ha visto la partecipazione della Ministra alle Pari Opportunità Elena Bonetti.
Maltrattamento all’infanzia, una grave emergenza sociale
Secondo i dati Cesvi, in Italia si stima che 47,7 minorenni su 1.000 siano seguiti dai servizi sociali e che, di questi, quasi 100.000 siano vittime di maltrattamento.
Un fenomeno che causa conseguenze gravi non solo sui bambini/e, ma anche sulla società. Come sottolineato durante la conferenza stampa, “gli ex bambini maltrattati, sono oggi adulti che vivono con un pesante fardello di dolore che spesso scaricano sui propri figli, generando un circuito vizioso di trasmissione intergenerazionale”.
Indice regionale sul maltrattamento all’infanzia
Secondo i dati presentati da Cesvi, si conferma in Italia l’elevata criticità dei territori del Sud Italia che rispetto alla media nazionale registrano peggioramenti sia tra i fattori di rischio che tra i servizi, pur con diversi livelli di intensità. Solo la Sardegna registra un peggioramento dei fattori di rischio e un miglioramento dei servizi.
Nel mezzogiorno si riscontra un’elevata criticità: le ultime quattro posizioni dell’Indice sono occupate da Campania (20°) Calabria (19°), Sicilia (18°) e Puglia (17°).
La regione con la maggiore capacità nel fronteggiare il problema del maltrattamento infantile, sia in termini di contesto ambientale che di sistema dei servizi è invece, come negli anni precedenti, l’Emilia-Romagna, seguita da Trentino-Alto Adige (2°), Friuli-Venezia Giulia e Veneto che si scambiano il terzo e il quarto posto, e Toscana, confermata alla quinta posizione.
L’Indice, complessivamente, vede dodici regioni al di sopra della media nazionale (erano tredici nel 2019): tutte le otto regioni del Nord Italia, tre dell’Italia Centrale (Toscana, Umbria e Marche) e una del Sud (Sardegna).
Campania, Puglia, Sicilia, Calabria, Basilicata, Abruzzo e Lazio si confermano regioni a “elevata criticità”, che combinano una situazione territoriale particolarmente difficile sia per i fattori di rischio che per l’offerta di servizi. A queste si aggiunge il Molise, precedentemente posto sulla media nazionale.
Le regioni “reattive” e le regioni virtuose
Sardegna e Umbria rientrano nella categoria delle regioni “reattive” che combinano un fattore ambientale critico con un’offerta più dinamica di servizi dedicati al maltrattamento.
Tra le regioni “virtuose” – con bassi fattori di rischio e un buon livello di servizi sul territorio – si confermano invece Emilia-Romagna, Veneto, Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Toscana. E si aggiunge, quest’anno, anche il Piemonte che, pur perdendo una posizione per i fattori di rischio, migliora nei servizi.
Tra le regioni “stabili” si collocano tre regioni: la Lombardia, come nella precedente edizione, la Valle d’Aosta collocata tra le regioni virtuose nell’Indice 2019 e le Marche.
L’impatto dell’emergenza Covid
Dall’analisi sull’emergenza Covid-19 è emerso che la crisi ha enfatizzato sia le criticità che i punti di forza strutturali già esistenti nelle varie regioni italiane in relazione al rischio di maltrattamento all’infanzia.
I traumi sorti in relazione alla pandemia presentano una natura diversa a seconda del territorio: mentre nel Nord Italia emergono con più frequenza traumi di natura primaria spesso legati ai lutti e alla loro difficile rielaborazione, nelle regioni del Sud si registrano le criticità derivanti da un maggiore disagio economico, con un impatto su bisogni primari come l’accesso al cibo.
Parola chiave “resilienza”
“Il fenomeno del maltrattamento all’infanzia è un problema diffuso, ma poco conosciuto anche a causa della scarsità di dati a disposizione – spiega la Presidente di Cesvi, Gloria Zavatta. – Si conferma la necessità di adottare strategie di intervento a medio-lungo termine in grado di modificare in modo strutturale i comportamenti umani e promuovere politiche specifiche e mirate”.
“A tal proposito – prosegue Gloria Zavatta – Cesvi pone attenzione sul concetto della resilienza intesa come la strategia strutturale non solo di carattere “difensivo” ma anche di tipo propositivo e costruttivo, che permette agli individui di superare gli effetti dolorosi del maltrattamento all’infanzia, facendo leva sulle proprie risorse interne, trasformando forme di stress estremamente deleterie in occasioni di crescita. La resilienza non è una capacità innata, ma può essere sostenuta e sviluppata negli adulti e nei bambini anche grazie dall’azione di professionisti”.
“Tutori di resilienza”
E su questo tema Cesvi propone un modello d’intervento psicosociale denominato “Tutori di Resilienza”, già adottato in via sperimentale nel programma di contrasto al maltrattamento infantile attivato a Bergamo, Napoli e Bari e descritto nel manuale operativo Tutori di Resilienza nella Rete IoConto, realizzato da Cesvi in collaborazione con l’Unità di Ricerca sulla Resilienza (RiRes) dell’Università Cattolica di Milano.