Nel 2011 ammontano a 7,4 miliardi di euro le rimesse inviate dagli stranieri che vivono in Italia nei propri paesi di origine: è un capitale in aumento del 12,5% rispetto al 2010, quando erano pari a circa 6 miliardi e mezzo. Si tratta di una cifra pari allo 0,47% del Pil nazionale e a 1.618 euro procapite inviate all’estero ogni anno, soprattutto verso l’Asia. Il primo paese di destinazione è la Cina, che raccoglie il 34,3% delle rimesse complessive, seguito da Romania, Filippine, Marocco e Bangladesh. Si stima che ogni cinese riesca a mantenere in patria, con le sue rimesse, quasi quattro persone e una comunità di oltre 800 mila connazionali, che diventano oltre 165 mila per la Romania, quasi 400 mila per le Filippine, oltre 600 mila per il Bangladesh. Roma, Milano, Napoli e Prato sono le province da cui defluisce il maggior importo di rimesse verso l’estero.
I dati sono della Fondazione Leone Moressa, che ha analizzato i flussi monetari transitati per i canali di intermediazione regolare in uscita dall’Italia da parte degli stranieri che vivono nel nostro paese. Nel 2011 le rimesse inviate dall’Italia sono state pari a 7,4 miliardi di euro. Aumenta non solo il dato assoluto ma anche il valore delle rimesse calcolate a livello procapite: in media, ogni straniero invia nel proprio Paese di origine poco più di 1.600 euro annui, in aumento rispetto ai 1.552 euro registrati nel 2010. Ci sono poi alcuni “picchi”: si stima le rimesse procapite siano pari a poco più di 12 mila euro per i cinesi, il valore più elevato fra tutte le nazionalità, e sia pari a oltre 4400 euro per i filippini.
Le rimesse dagli stranieri rappresentano un cruciale fattore di garanzia e di crescita per le economie in via di sviluppo”, spiegano i ricercatori della Fondazione, che riconoscono come col tempo si sia ridotto il costo del servizio di money transfer. Le rimesse sono una delle principali dinamiche che da sempre muovono i flussi migratori, con i migranti che risparmiano parte dei compensi del proprio lavoro per mantenere famiglie e connazionali nel paese di origine. Non vengono investiti in Italia. “Nell’ultimo anno si è evidenziato un aumento considerevole del volume delle rimesse – spiegano i ricercatori –  E’ vero d’altro canto che, guardando all’Italia, i 7,4 miliardi di euro mandati all’estero, prodotti nel territorio nazionale, non sono stati spesi o investiti in loco. Per poter contare su queste risorse per i consumi interni e per i processi di investimento, serve che gli immigrati siano nelle condizioni di costruire un progetto di vita nel nostro Paese, anche attraverso la realizzazione di un percorso complessivo di integrazione sociale, economica e lavorativa”.
L’Asia è il continente maggiormente beneficiario delle rimesse che escono dall’Italia. Con quasi 4 miliardi di euro, la macroarea asiatica concentra il 52% di tutti i flussi monetari; della rimanente parte, il 24,4% rimane all’interno dei confini europei, il 12,1% prende la via americana e l’11,5% quella africana. Rispetto al 2010 quasi tutte le destinazioni hanno subito un aumento in termini di rimesse inviate. Circa 2,5 miliardi di euro sono inviati in Cina; 894 milioni di euro vanno in Romania; 601 milioni di euro arrivano nelle Filippine e 299 milioni di euro in Marocco.
L’analisi provinciale evidenzia che il maggior volume di rimesse – pari a 2 miliardi di euro, oltre un quarto del totale – defluisce da Roma, seguita da Milano (con circa un miliardo di euro) e da Napoli, Prato, Firenze e Torino.


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