Quasi 870 milioni di persone nel mondo soffrono la fame e sono cronicamente sottonutrite. Ma è ancora possibile raggiungere l’obiettivo di Sviluppo del millennio, quello di dimezzare la proporzione di persone che soffrono la fame nei paesi in via di sviluppo entro il 2015: servirebbero interventi efficaci che invertano il rallentamento registrato nel 2007-2008, quando hanno cominciato ad attenuarsi i progressi che c’erano stati negli anni passati. 16 milioni di affamati vivono nei paesi occidentali: il dato è in aumento. Il nuovo rapporto ONU sulla fame nel mondo presentato oggi denuncia che ci sono quasi 870 milioni di persone che nel biennio 2010-2012 hanno sofferto di malnutrizione cronica.
Il rapporto – Lo Stato dell’Insicurezza Alimentare nel mondo 2012 – è pubblicato congiuntamente dalle tre agenzie ONU di Roma – l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO), il Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo (IFAD) e il Programma Alimentare Mondiale (PAM), e presenta stime aggiornate sulla fame nel mondo. Circa 852 milioni di persone che soffre la fame vive nei paesi in via di sviluppo: sono il 15% della popolazione complessiva. Altri 16 milioni di persone vivono nei paesi sviluppati.
A partire dagli anni Novanta, il numero di persone che soffre la fame è andato diminuendo, ma i progressi sono rallentati a partire dal 2007/2008. Secondo lo studio, fra il 1990-92 e il 2010-12 il numero totale delle persone che soffrono la fame è diminuito di 132 milioni, passando dal 18,6% della popolazione mondiale al 12,5%, e dal 23,2% al 14,9% nei paesi in via di sviluppo.  Questi dati, secondo il rapporto, rendono l’Obiettivo di Sviluppo del Millennio una meta raggiungibile, ma solo se s’interverrà in modo appropriato e adeguato. Il calo c’è stato soprattutto fra il 1990 e il 2007, poi si è stabilizzato. E qui bisogna intervenire, perché secondo le Agenzie Onu “con interventi e piani d’azione appropriati, tesi a invertire il rallentamento registrato negli anni 2007-2008, l’obiettivo di sviluppo del millennio di dimezzare la proporzione di coloro che soffrono la fame nei paesi in via di sviluppo entro il 2015 è ancora raggiungibile”.
Il maggior numero di persone che soffre la fame si concentra in Asia: negli ultimi venti anni si è passati da 739 milioni a 563 milioni, un calo dovuto in larga misura allo sviluppo socio-economico di alcuni paesi della regione, e con una percentuale di persone sottonutrite passate dal 23,7% al 13,9%. Progressi ci sono stati anche in America Latina e nei Caraibi, mentre in Africa le persone che soffrono la fame sono aumentate, passando da 175 a 239 milioni, con un aumento di 20 milioni solo negli ultimi quattro anni. C’è un aumento di persone che soffrono la fame anche nei paesi sviluppati: dai 13 milioni rilevati nel biennio 2004-06 si è passati a 16 milioni nel 2010-12, invertendo una tendenza costante al ribasso registrata negli anni precedenti.
La ripresa economica dalla crisi finanziaria non è ancora sufficiente. Ma è insostenibile un mondo dove 100 milioni di bambini sotto i cinque anni sono sottopeso. Scrivono nel rapporto José Graziano da Silva, Kanayo F. Nwanze ed Ertharin Cousin, rispettivamente a capo della FAO, dell’IFAD e del PAM: “In un mondo di opportunità tecnologiche ed economiche senza precedenti, troviamo assolutamente inaccettabile che più di 100 milioni di bambini sotto i cinque anni siano sottopeso, in condizioni di non poter sviluppare a pieno il proprio potenziale umano e socio-economico, e che la malnutrizione infantile uccida ogni anno più di 2,5 milioni di bambini. Ci preoccupa, in particolare, che la ripresa economica dalla crisi finanziaria mondiale degli ultimi anni sia ancora molto fragile. Ciononostante, facciamo appello alla comunità internazionale affinché faccia uno sforzo supplementare per assistere i più poveri a realizzare il diritto fondamentale a un’alimentazione adeguata. Il mondo dispone delle conoscenze e dei mezzi per eliminare tutte le forme d’insicurezza alimentare e malnutrizione  –  aggiungono i responsabili delle tre agenzie ONU – E’ necessaria una strategia del “doppio binario”, che punti da una parte a una generale crescita economica (incluso il settore agricolo) e dall’altra fornisca reti di protezione sociale per i più vulnerabili”.


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