Salari e fiducia, Istat: Italia va indietro. Consumatori: servono misure per la crescita
La crescita dei prezzi è doppia rispetto a quella dei salari. Gli stipendi sono quasi fermi e registrano la crescita più bassa dal 1983, mentre sale il carrello della spesa. E in un contesto del genere, non stupisce che la fiducia dei consumatori diminuisca ancora rispetto a dicembre, segnando il livello più basso dal 1996. I due dati resi noti oggi dall’Istat fotografano una condizione di grave incertezza e crisi.
Secondo i dati dell’Istituto di statistica, le retribuzioni contrattuali orarie nella media del 2012 sono aumentate dell’1,5% rispetto all’anno precedente: si tratta della crescita media annua più bassa dal 1983. Nella media dell’anno da poco concluso la forbice tra l’aumento delle retribuzioni contrattuali orarie (+1,5%) e l’inflazione (+3,0%), su base annua, è stata di 1,5 punti percentuali. Quindi la crescita dei prezzi è stata doppia rispetto a quella dei salari. Si tratta del divario maggiore, a sfavore delle retribuzioni, dal 1995.
A gennaio, rileva ancora l’Istat, l’indice del clima di fiducia dei consumatori diminuisce a 84,6 da 85,7 di dicembre: si tratta del livello più basso dall’inizio delle serie storiche cominciate nel gennaio del 1996. Sono in flessione, in questo caso, sia la componente relativa al quadro economico generale sia al clima personale. In particolare, scrive l’Istat, “le opinioni espresse dai consumatori sulla situazione economica del Paese risultano in peggioramento (da -133 a –135 il saldo); anche le aspettative future diminuiscono leggermente (da -60 a -61 il saldo). Le attese sulla disoccupazione sono in aumento (da 104 a 106 il saldo): cresce, infatti, la quota di rispondenti che esprime un aumento della disoccupazione futura (dal 36,5% registrato a dicembre al 37,7% in gennaio)”.
A gennaio peggiorano sia il saldo riferito alle valutazioni sulla situazione economica della famiglia (da -74 a -79), sia quello riguardante le prospettive future (da -33 a -38). Ancora: “Le opinioni sull’opportunità attuale al risparmio sono in calo (da 136 a 130 il saldo). Il risultato è spiegato principalmente da una diminuzione, rispetto al mese precedente, della quota di quanti ritengono “certamente e probabilmente opportuno effettuare risparmi” (dall’88,9% all’87,4%) e da un aumento della quota di coloro che ritengono “certamente non opportuno effettuare risparmi” (dal 7,5% al 9,4%). Le possibilità future di risparmio rimangono stabili (-92 il saldo)”.
Una situazione di grande precarietà, quella fotografata dall’Istituto di statistica. Federconsumatori e Adusbef chiedono di intervenire con misure per la crescita e lo sviluppo, che devono essere la priorità del prossimo Governo. “Come abbiamo modo di constatare ogni giorno, le condizioni in cui versa il nostro Paese dal punto di vista socioeconomico sono sempre più critiche – affermano le due associazioni – Le famiglie, già pesantemente gravate da una tassazione che ha raggiunto livelli record, devono anche sopportare costanti aumenti di prezzi e tariffe. Secondo le recenti rilevazioni dell’Osservatorio Nazionale Federconsumatori, il costo complessivo delle bollette di acqua, energia elettrica, gas e rifiuti sfiora, per lo scorso anno, i 2.400 euro a famiglia. A questo si aggiunge, come effetto della drammatica perdita di potere di acquisto dei cittadini, una contrazione dei consumi che nel biennio 2012-2013 raggiungerà il -6,1%”.
Sostengono Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti: “Da tempo chiediamo che vengano varate misure concrete per la crescita ed ora, vista l’imminenza del voto, ci rivolgiamo al Governo che verrà eletto. Il prossimo esecutivo dovrà avere come priorità assoluta l’adozione di provvedimenti e investimenti per lo sviluppo, necessari per risollevare la nostra economia”.
Per Federconsumatori e Adusbef, inoltre, i dati sulle retribuzioni “certificano la disastrosa situazione economica in cui versano le famiglie italiane”: il calo del potere d’acquisto è stimato nel 13,3% e, secondo i dati dell’Osservatorio nazionale Federconsumatori, per una famiglia di tre persone la diminuzione del potere d’acquisto sarà pari a 540 euro l’anno.
se sono fermi gli stipendi, figurarsi le pensioni!
VERGOGNA!