Bankitalia: famiglie, redditi in calo ma ricchezza più concentrata
Cala il reddito delle famiglie italiane, complessivamente più povere rispetto agli anni Novanta. Le entrate sono considerate insufficienti. E i poveri aumentano.
Bankitalia fotografa i bilanci delle famiglie italiane nel 2010 ed evidenzia che in termini reali il reddito medio è inferiore del 2,4% rispetto a quello riscontrato nel 1991. La quota di persone povere (convenzionalmente identificate da un reddito equivalente inferiore alla metà della mediana) è pari al 14,4 per cento, in aumento di un punto percentuale rispetto al 2008. Tale quota supera il 40 per cento tra i cittadini stranieri. Le entrate non bastano: nel 2010 il 29,8 per cento delle famiglie reputava le proprie entrate insufficienti a coprire le spese; il 10,5 per cento le reputava più che sufficienti; il 59,7 per cento segnalava una situazione intermedia.
Aumentano i giudizi di difficoltà e aumenta la concentrazione della ricchezza: il 10% delle famiglie più ricche possiede il 45,9% della ricchezza netta familiare totale (era il 44,3% nel 2008). La percentuale di famiglie indebitate è pari al 27,7 per cento. L’indebitamento, come in passato, risulta più diffuso tra le famiglie a reddito medio-alto, con capofamiglia di età inferiore ai 55 anni, lavoratore indipendente o con elevato titolo di studio. Le passività sono costituite in larga parte da mutui per l’acquisto e per la ristrutturazione di immobili.
Per l’Adoc il dato è grave e si unisce al fatto che le famiglie italiane, commenta l’associazione, guadagnano il 40% in meno rispetto a una media famiglia europea. Sostiene il presidente Carlo Pileri: “È molto grave il dato sui redditi di Bankitalia, ma non ci stupiamo visto che il reddito medio di una famiglia in Europa è superiore del 39,6% a quello di una famiglia italiana, con l’aggravante che in Italia il costo della vita è ben superiore a quello di altri Paesi. Da noi l’impatto sul reddito è pari all’83%, in Germania il costo della vita “ruba” il 43% del reddito, in Francia pesa il 58%, mediamente in Europa l’impatto si attesta al 68% del reddito. In queste condizioni le possibilità di risparmio diminuiscono mentre aumentano le occasioni di contrarre debiti. Ormai l’indebitamento non è più collegato solo agli immobili e ai veicoli, ma riguarda beni e servizi un tempo esonerati come viaggi, palestre, matrimoni, spese mediche”.