Europa: la scarsa informazione frena lo sviluppo dell’istruzione superiore
La carenza di informazioni frena lo sviluppo dell’istruzione superiore in molti paesi dell’Unione europea: in particolare, è ancora insufficiente il numero di paesi che usano le informazioni da loro raccolte sull’istruzione superiore per migliorare le loro università e le opportunità offerte agli studenti. Questo quanto emerge dalla relazione della rete Eurydice, dal titolo “Modernizzazione dell’istruzione superiore in Europa: accesso, capacità di trattenere gli studenti e occupabilità“, che esamina le misure adottate da governi e istituti d’istruzione superiore per ampliare l’accesso all’istruzione superiore, accrescere il numero di studenti che completano il ciclo d’istruzione superiore (capacità di trattenere gli studenti) e offrono orientamenti agli studenti per aiutarli a entrare nel mercato del lavoro (occupabilità). All’inchiesta hanno partecipato più di 30 paesi: tutti gli Stati membri dell’UE tranne il Lussemburgo e i Paesi Bassi, più l’Islanda, il Liechtenstein, il Montenegro, la Norvegia e la Turchia.
Quali i principali risultati? Molti paesi raccolgono informazioni sulla popolazione studentesca ma l’analisi dei dati spesso non è collegata a obiettivi concreti, come quello di garantire l’accesso all’istruzione superiore agli studenti svantaggiati. Sono pochi i paesi europei che hanno fissato obiettivi per migliorare l’accesso all’istruzione superiore di persone appartenenti a gruppi sottorappresentati, quali gli studenti provenienti da famiglie a basso reddito. Allo stesso tempo, le misure che hanno l’obiettivo di aumentare l’accesso all’istruzione superiore sono diffuse soprattutto nell’Europa settentrionale e occidentale, con una divisione geografica di tali politiche. Un numero significativo di paesi non calcola sistematicamente i tassi di completamento o di abbandono degli studi. Ancora: nella maggior parte dei paesi gli istituti devono presentare informazioni sull’occupabilità – ad esempio, sul tasso di occupazione dei loro diplomati – ma è raro che tali informazioni siano poi usate per elaborare politiche in materia di istruzione superiore.
Commenta Androulla Vassiliou, Commissaria per l’istruzione, la cultura, il multilinguismo e la gioventù: “L’istruzione superiore deve fare di più nei settori problematici, ad esempio per incoraggiare la diversità nella popolazione studentesca. Le università devono attirare maggiormente gli studenti svantaggiati, specialmente coloro che provengono da famiglie a basso reddito, i disabili, i migranti o le persone di etnie diverse. Oltre a promuovere una maggiore diversità, i dati pertinenti possono aiutarci a valutare meglio l’incidenza delle nostre priorità politiche e a cambiare rotta se necessario. Dobbiamo usare in modo più proattivo i dati e il feedback per alimentare il processo decisionale”.
