Editoriale. “Qui si fa l’Europa, o si muore!”, di A. Longo
Fra pochi giorni decideremo il futuro dell’Europa. Gli stati d’animo misurati dai sondaggi vanno da uno scetticismo distaccato (non succederà nulla), a un pessimismo timoroso di sensibili rivolgimenti (i partiti anti-Europa condizioneranno pesantemente il Parlamento), fino ad una visione catastrofista (è a rischio la stessa Unione europea). Come spesso accade, c’è un po’ di verità in ciascuna di queste posizioni.
L’Europa e le sue Istituzioni sono ormai profondamente radicate nel vissuto dei cittadini di tutti gli Stati così che sembra davvero improbabile una crisi di sistema. Ma c’è una stanchezza molto diffusa dell’Europa che abbiamo visto in azione soprattutto negli ultimi 5 anni di crisi economica e sociale. I costi non sono stati equamente distribuiti, le priorità di intervento hanno favorito i grandi poteri bancari e finanziari, dimenticando i bisogni delle persone, delle famiglie e delle PMI. Il volto dell’Europa ci è parso arcigno, ostile, insensibile ai problemi di chi stava peggio e anzi è su di loro che si sono basate le ricette anticrisi dei Paesi in difficoltà.
Ma non c’è alternativa ad una Europa sempre più forte e più giusta. Dobbiamo dirlo anzitutto a noi stessi, se abbiamo dubbi su andare o no a votare, cercando poi di trasmettere questo messaggio a chi ci sta intorno. La protesta fine a se stessa dei Grillo e Le Pen, i vaneggiamenti movimenti antieuro inglesi e olandesi, le cialtronerie di chi chiede stampa della moneta e svalutazione come ricette per il rilancio delle imprese, ci porterebbero al disastro totale.
Dobbiamo anzitutto andare a votare, scegliendo chi vuole un cambiamento radicale delle politiche economiche dell’Unione. La creazione di lavoro; i bisogni delle persone partendo dai meno fortunati e delle famiglie; il sostengo alle PMI, soprattutto a quelle più innovative, devono essere la priorità assoluta.
Mettere la testa sotto la sabbia aspettando la tempesta purificatrice non serve a nessuno, tranne ai mestatori che nel caos costruiscono le loro fortune. Grillo ne è l’esempio più clamoroso.
Parafrasando il famoso grido garibaldino, potremmo dire:”Qui si fa l’Europa, o si muore!”.
di Antonio Longo, da Il Salvagente del 22/29 maggio 2014

Egr. Dott. Longo,
Lei parla male di Grillo e del M5S ma non può certo parlare bene del PD, un partito che ha gravi responsabilità circa la crisi in cui viviamo ora e che soprattutto ha gravissime responsabilità di voler cambiare la nostra Costituzione con l’aiuto di un PREGIUDICATO, BERLUSCONI!!!
Cordiali saluti.
Caro Franco, infatti non parlo bene nè del PD nè di altri partiti. Ho scritto:”Votate chi volete, ma andate e votare”. Quanto alle responsabilità della crisi, un onesto esame di coscienza dovrebbe farci concludere che nessuno è innocente, non solo tra le parti politiche, ma anche tra le parti sociali, da Confindustria ai sindacati, ognuno con una gradazione diversa, certo, ma se in questo Paese non si riesce a fare un “patto sociale” contro le disuguaglianze, l’evasione fiscale, il lavoro nero, le incrostazioni corporative…la colpa è di tutti. Nello specifico invece del cambiamento della costituzione, ci sono opinioni differenti, tutte rispettabili. E io personalmente concordo con la sua. Ma nello stesso tempo, credo che siano passati troppi anni di veti incrociati, immobilismi, finte disponibilità, per cui se oggi qualcosa si potrà fare per cambiare la legge elettorale e rendere più efficienti le istituzioni, ben venga anche l’alleanza con Forza Italia o con chi altri vuol cambiare questo paese che rischia di affondare nella palude. Cordiali saluti.
Antonio Longo