Crisi climatica, Amnesty alla Cop27: lottare per giustizia climatica e diritti umani (foto pixabay)

La crisi climatica è una crisi dei diritti umani. E il fatto che la Cop27 si svolga in Egitto, paese responsabile di gravi violazioni dei diritti umani e di repressione ai danni della società civile, realizza un cortocircuito che non sfugge a chi difende i diritti umani. Sotto i riflettori ci saranno non solo le politiche che verranno discusse, ed eventualmente adottate, ma anche il trattamento che sarà riservato ad attivisti del clima e dei diritti. Amnesty International chiede ai delegati della Cop27, la Conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico che si aprirà il 6 novembre in Egitto, di lottare per la giustizia climatica e di premere sull’Egitto perché ponga termine alla violazione dei diritti umani.

 

COP27, si parte il 6 novembre. Ma la finestra contro la crisi climatica si sta chiudendo (fonte foto: pixabay)

 

Amnesty alla Cop27, per i diritti umani

L’associazione ha fatto sapere che Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International, prenderà parte alla Cop27 in programma a Sharm el-Sheikh dal 6 al 18 novembre. 

«Oltre a sollecitare un’azione importante, coordinata e globale per affrontare il cambiamento climatico, Amnesty International – informa una nota – chiede ai leader del mondo di manifestare pubblicamente la loro solidarietà con la società civile egiziana sotto assedio e di premere sulle autorità del Cairo affinché pongano fine all’attacco in corso da anni ai diritti umani».

Amnesty osserverà da vicino il comportamento delle autorità egiziane nei confronti delle proteste e il modo in cui saranno trattati, comprese eventuali ritorsioni, gli attivisti ambientali e i difensori dei diritti umani durante e dopo la Cop27. Ha chiesto di incontrare le autorità egiziane e di poter entrare nelle prigioni dove le persone sono rinchiuse per motivi politici. La richiesta che Amnesty fa ai delegati degli stati alla Cop27 è di sollevare il tema dei diritti umani nei colloqui con le autorità egiziane. I gruppi indipendenti egiziani per i diritti umani non hanno ricevuto l’accredito per la Cop27 e ci sono molti ostacoli alla partecipazione della società civile, fra procedure di registrazione, alti costi degli alberghi, vigilanza, controlli di sicurezza e ricerche sui telefoni cellulari.

«È molto semplice: di fronte alla crisi globale del clima, il tempo è un lusso che non possiamo permetterci – ha detto Callamard – La finestra temporale entro la quale mantenere l’aumento della temperatura globale entro un grado e mezzo si sta rapidamente chiudendo. Il mondo è alle prese con inondazioni, siccità e incendi che causano migrazioni forzate, fame, ulteriori conflitti e morti. La Cop27 è un’occasione decisiva per invertire la rotta e non dev’essere sprecata per fare promesse vuote e praticare il greenwashing».

E ha spiegato: «Il cambiamento climatico è una crisi dei diritti umani. Garantire il rispetto di tutti i diritti umani, compresi quelli alla libertà di espressione, di protesta pacifica e di associazione, è fondamentale per assicurare una transizione veloce ed equa verso economie a carbone-zero e società resilienti. Nessuno stato può rivendicare di giocare un ruolo serio nella lotta alla crisi climatica mentre continua a stringere la morsa contro la società civile. Le autorità egiziane sono responsabili di un lungo elenco di crimini di diritto internazionale come la tortura, le uccisioni illegali e le sparizioni forzate», ha concluso Callamard.

Le richieste di Amnesty alla Cop27

Durante il periodo in cui sarà in Egitto, Callamard chiederà ai delegati alla Cop 27 di porre i diritti umani, compresi i diritti dei lavoratori e quelli dei popoli nativi, al centro di tutti i negoziati e di tutte le decisioni della conferenza; di proteggere l’obiettivo di un grado e mezzo e aggiornare gli obiettivi sulle emissioni fissati per il 2030 assicurando che siano in linea con l’imperativo del grado e mezzo.

Chiederà di impegnarsi per una rapida ed equa uscita dal carbone anziché affidarsi al mercato del carbone e ai meccanismi di rimozione del carbonio; di adottare un chiaro piano d’azione affinché gli stati ricchi aumentino i finanziamenti in favore della mitigazione e dell’adattamento al cambiamento climatico; di istituire uno strumento finanziario per fornire sostegni e rimedi tempestivi alle persone e alle comunità i cui diritti umani sono stati violati a seguito delle perdite e dei danni causati dalla crisi climatica. Inoltre chiederà di rilanciare la richiesta di scarcerare tutte le persone arbitrariamente detenute e aprire lo spazio civico in Egitto.


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