La proposta di legge sulla nuova class action è proprio in queste ora in discussione alla Camera. Il provvedimento (presentato da M5s nella scorsa legislatura e che vede come primo firmatario il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede) prevede l’estensione dell’azione collettiva dal Codice del Consumo al Codice di procedura civile.

Tra le novità che il provvedimento introdurrebbe vi è l’ampliamento delle situazioni giuridiche tutelate, il passaggio di competenza dal tribunale alla sezione specializzata in materia d’impresa dei tribunali, adesione alla class action con la possibilità di aderire sia prima che dopo la sentenza che accoglie l’azione, l‘ampliamento degli strumenti di tutela con la previsione di un’azione inibitoria collettiva verso gli autori delle condotte lesive, il compenso per i rappresentanti della classe ed i difensori in caso di accoglimento della domanda.

I destinatari della class action quindi possono essere imprese o enti gestori di servizi pubblici o di pubblica utilità e, come si legge nella relazione dell’ufficio studi della Camera, “la condotta lesiva è individuata relativamente a fatti cagionati nello svolgimento delle attività”.

Critica Confindustria – che, nei giorni scorsi, dopo il via libera in commissione ha parlato di un testo “punitivo” per le imprese. Tra le criticità rilevate dagli industriali, il tema dell’adesione dei singoli all’azione giudiziaria dopo la sentenza di condanna dell’impresa e la scelta di imporre alle imprese il pagamento di un compenso premiale agli avvocati quando la causa va a buon fine, scelta che evoca il concetto dei danni punitivi, e la retroattività delle nuove norme che, sebbene abbiano formalmente una veste processuale, sono destinate a produrre effetti anche sostanziali, visto che il perimetro soggettivo e oggettivo della class action viene notevolmente ampliato.


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