Class action, oggi il convegno di Movimento Consumatori e Federconsumatori. Bonafede: «La nuova legge è una conquista di civiltà»
Per le associazioni, la legge sulla class action è un grande passo in avanti
Il 6 aprile scorso la class action è legge anche in Italia. L’aula del Senato ha infatti il disegno di legge che sposta la disciplina dal codice del consumo all’interno del codice di procedura civile. La nuova disciplina, sottratta al Codice del Consumo, elimina ogni riferimento a consumatori e utenti.
Oggi, a pochi mesi di distanza, Movimento Consumatori e Federconsumatori hanno organizzato un evento (“La nuova tutela collettiva: azioni di classe e inibitorie”) dedicato alla nuova legge sulla class action. Obiettivo principale dell’incontro è fornire una prima lettura di alcuni profili centrali della nuova disciplina.
Il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, intervenuto al convegno, ha sottolineato come abbia lottato per questa legge, poiché considera la class action «una conquista di civiltà, grazie alla quale i cittadini possono unirsi per far valere un diritto che singolarmente non avrebbero potuto rivendicare, nei confronti di soggetti economicamente più forti».
Secondo il ministro, lo Stato rimuove così gli ostacoli economici che impediscono l’accesso all’azione di classe, introducendo un ulteriore elemento di equità nell’ordinamento giuridico italiano.
Il Ministro ha tenuto a precisare che non si tratta solo di una legge a favore dei consumatori ma dell’intero mercato, positiva per quelle imprese che operano nel rispetto delle regole, e per cui le pratiche commerciali scorrette non sono parte della strategia commerciale.
«Movimento Consumatori riconosce l’operato meritorio del ministro Bonafede – dichiara Alessandro Mostaccio, segretario generale Movimento Consumatori – che dalla scorsa legislatura si è fatto portatore della riforma. L’associazione ritiene che la nuova legge segni decisivi passi in avanti e accoglie con grande interesse l’intenzione del ministro di darne immediata attuazione e di migliorarne alcune criticità per renderla ancora un più efficiente strumento di proconcorrenzialità».
Secondo Federconsumatori, la legge ha sicuramente bisogno di una sperimentazione sul campo e occorre monitorarne i risultati. L’associazione, già nella fase di varo della legge, aveva avanzato rilievi su alcuni articoli, a partire dalla mancanza di una corsia preferenziale per le associazioni dei consumatori nella promozione di un’azione di classe e la mancanza di certezze sui costi per i proponenti in caso di soccombenza.
Più critico il Codacons che considera la legge «un’occasione mancata nell’avvicinare l’azione collettiva “farsa” esistente in Italia a quella reale degli Usa, di cui purtroppo conserva sostanzialmente solo il nome».
Per l’associazione, sono troppi gli elementi della legge che rappresentano un peggioramento rispetto alla class action esistente, come l’imposizione agli aderenti del versamento di “fondi spese” per la validità dell’adesione o l’improponibilità delle azioni introdotte decorsi 60 giorni dal deposito del primo ricorso.
«Ma la class action italiana rimane un’arma spuntata soprattutto perché non sono stati introdotti, adeguando la legge alla realtà degli Usa, né il principio dell’opt out, per cui tutti i consumatori che si trovano nella medesima situazione sono automaticamente parte della class action, né il principio del danno punitivo, e dunque una condanna del resistente proporzionata al fatturato e all’utile conseguito, unico strumento realmente efficace al fine dissuasorio dei comportamenti delle aziende lesive dei diritti dei consumatori», conclude il presidente Codacons, Carlo Rienzi.