La povertà si trasforma e cambia aspetto. La crisi economica degli ultimi anni non ha lasciato scampo e ha causato l’estensione di fenomeni di impoverimento ad ampi settori di popolazione, che non sempre coincidono con le situazioni del passato. I poveri sempre meno vivono in situazione di marginalità. Sono poveri casalinghe, anziani, pensionati, immigrati, persone che vivono in condizioni lavorative precarie o che hanno una vita complicata. La Caritas fotografa il fenomeno nel “Rapporto 2012 sulla povertà e l’esclusione sociale in Italia”.
I numeri dicono che nel corso del 2011 le persone che si sono rivolte ai Centri di ascolto promossi dalla Caritas, o collegati con essi, e selezionati nel rapporto, sono stati oltre 31 mila, per il 70,7% stranieri e per il 28,9% italiani. Ma tutte le testimonianze a disposizione raccontano di un deciso aumento degli utenti italiani che, a partire dalla crisi economica, hanno cominciato a rivolgersi ai centri Caritas. In sintesi: aumentano gli italiani, cresce la multi problematicità delle persone, con storie di vita complesse, di non facile risoluzione, che coinvolgono tutta la famiglia. La fragilità occupazionale è molto evidente e diffusa: rispetto alle tendenze del recente passato, i poveri in Italia sono sempre meno “working” e sempre più “poor”. Aumentano gli anziani e le persone in età matura: la presenza in Caritas di pensionati e casalinghe è ormai una regola, non più l’eccezione. Si impoveriscono ulteriormente le famiglie immigrate e peggiorano le condizioni di vita degli emarginati gravi, esclusi da un welfare pubblico sempre più residuale.
Nel 2011 si sono rivolte alla Caritas soprattutto donne (53,4%), persone coniugate (49,9%) e persone con domicilio (93,2%). Tanto è vero che diminuiscono ormai dal 2010 coloro che chiedono aiuto dichiarandosi “senza tetto”. Rispetto al 2009 – e il confronto, spiega la Caritas, serve a evidenziare proprio l’impatto di più lungo periodo della crisi economica – sono aumentati del 51,3% gli anziani, del 65,6% i pensionati, del 177,8% le casalinghe. Sono inoltre aumentati gli utenti con figli minori conviventi (52,9%) mentre sono diminuiti i disoccupati (del 16,2%).
E nei primi sei mesi del 2012 la situazione si aggrava. Sono già passate nei Centri di ascolto oltre 22 mila persone (erano oltre 31 mila in tutto il 2011) e se questo andamento si mantenesse stabile, in tutto il 2012 l’aumento di persone-utenti Caritas ammonterebbe al 33,5%. Rispetto all’anno scorso già si capisce che sono in aumento gli italiani  (+15,2%), sono stabili i disoccupati (59,5%), aumentano i problemi di povertà economica (+10,1%), diminuisce del 10,7% la presenza di persone senza dimora o con gravi problemi abitativi e  aumentano gli interventi di erogazione di beni materiali (+44,5%).
In realtà, lo stesso rapporto evidenzia che nei media c’è una forte attenzione alle storie di povertà degli italiani: le cronache si soffermano soprattutto sui casi di povertà più eclatanti, quelli che fanno notizia, quelli delle famiglie con i bimbi in fila alle mense Caritas o degli anziani che rovistano nei cassonetti, trascurando allo stesso tempo l’esistenza delle altre forme di povertà, che riguardano le condizioni degli stranieri e dei migranti. Ci sono alcune tendenze generali che comunque vanno evidenziate: aumenta il numero di italiani che si rivolgono ai servizi Caritas e aumenta la “multi problematicità” delle persone prese in carico, che hanno storie di vita complicate e talvolta patologie socio-sanitarie. Un dato comune è la fragilità occupazionale, fatta di lavoro nero, occupazioni saltuarie e cassa integrazione. Aumentano gli anziani, i pensionati, le casalinghe che si rivolgono alla Caritas e non rappresentano più un’eccezione. Peggiora, inoltre, la condizione di vita di chi già si trovava in una situazione di povertà estrema .
Ci sono poi situazioni specifiche, come gli “zero figli”: aumentano le persone senza figli che chiedono aiuto e che nel solo 2011 sono pari al 26,9%. Peggiorano le condizioni di vita delle famiglie immigrate, perché la crisi è andata a colpire chi talvolta da poco aveva acquisito un relativo benessere e una certa stabilità, tanto che, scrive la Caritas, il licenziamento di molti immigrati è arrivato mentre stavano attuando il ricongiungimento familiare.
L’orizzonte non è solo nero, però. Per i promotori del rapporto, segnali di speranza stanno nella “grande vitalità delle comunità locale, che hanno avviato esperienze di ogni tipo per contrastare le tendenze della marginalità sociale”. Ci sono tante persone che vogliono ripartire e rimettersi in gioco e per questo non chiedono solo sussidi economici, ma anche orientamento ai servizi, formazione, riqualificazione professionale. Sono coloro che la Caritas chiama i “ripartenti”. Aumentano infatti le persone che richiedono ascolto personalizzato e inserimento lavorativo (+34,5 e +17%) e aumentano del 122,5% le attività Caritas di orientamento professionale, a servizi, o a opportunità formative.
I dati della Caritas non fanno che confermare le preoccupazione espresse dalle associazioni dei Consumatori, che commentano con allarme quanto documentato sulla povertà. Per il Codacons “combattere la povertà dovrebbe diventare la priorità del Governo, non solo per un fatto etico morale, ma anche economico, considerato che l’eccessiva tassazione sui redditi medio bassi sta deprimendo i consumi”.
I dati diffusi oggi dalla Caritas sulla povertà nel nostro Paese rappresentano un vero e proprio grido di allarme che il Governo non può continuare ad ignorare –  dichiarano Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, presidenti Federconsumatori e Adusbef – Del resto anche i dati economici relativi alla situazione che le famiglie stanno vivendo sono drammatici: basti pensare che il potere di acquisto delle famiglie, dal 2008 ad oggi, è diminuito del -13,2%”. Per le due associazioni è evidente che “non possono continuare ad essere le famiglie, in particolar modo quelle più disagiate, a pagare per tutti”.


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