Artigiani e commercianti in piazza: “Riprendiamoci il futuro”
“Senza impresa non c’è l’Italia. Riprendiamoci il futuro”: questo lo slogan con cui sono scesi in piazza oggi a Roma circa 60mila imprenditori del commercio, dell’artigianato, del turismo e dei servizi, provenienti da tutta Italia, che si sono radunati in Piazza del Popolo per chiedere una svolta nella politica economica italiana. La mobilitazione è stata organizzata da Rete imprese Italia, l’associazione che raggruppa Confcommercio, Confesercenti, Casartigiani, Cna e Confartigianato.
“Oggi siamo qui per dire basta, per far sentire la nostra voce, per urlare la nostra rabbia”, ha detto Marco Venturi, Portavoce di Rete Imprese Italia e Presidente di Confesercenti, aprendo gli interventi dei presidenti di Rete Imprese. “Tanti, troppi nostri colleghi hanno perso tutto. Ben 372 mila imprese hanno chiuso nel 2013″. Nel suo discorso Venturi ha sottolineato le “scelte politiche dissennate” su cui artigiani e commercianti chiedono di “cambiare registro”, dalle liberalizzazioni “a danno delle imprese” alla “frenata del credito” al fisco. “Siamo tartassati dallo Stato con una pressione fiscale che per le nostre imprese tocca il 66% anche a causa di una tassazione locale senza limiti”, con i Comuni che “ci impongono tributi folli e non ci danno servizi adeguati”. Poi ancora. “Siamo oberati da controlli mentre l’abusivismo resta impunito”, “siamo abbandonati a noi stessi persino quando veniamo colpiti da alluvioni e terremoti”. Gli imprenditori non si arrendono, ha aggiunto Venturi: “Vogliamo difendere la nostra dignità, il nostro lavoro. Il Governo e il Parlamento devono capire che senza di noi il Paese si ferma. Diciamo basta alla scorciatoia fiscale, basta usarci come una cassa continua da cui prelevare ogni volta che c’è bisogno”.
“Se per la prima volta nella storia d’Italia i nostri imprenditori sono qui in piazza così numerosi vorrà pur significare qualcosa – ha detto il presidente Confcommercio Carlo Sangalli – Siamo qui perché questa crisi ha lasciato e continua a lasciare cicatrici profonde sulla pelle delle nostre imprese. Troppi posti di lavoro sono stati persi e tanti colleghi e amici non ci sono più. I nostri problemi sono sempre quelli che ricordiamo: lavoro, credito consumi. Dobbiamo abbassare di un punto l’Irpef e abolire l’Irap. Ridiamo fiato ai consumi e ridiamo fiducia agli imprenditori riaprendo i rubinetto del credito”.
La protesta delle imprese non passa inosservata davanti alle associazioni dei Consumatori. L’Adoc sottolinea che le piccole e medie imprese rappresentano la spina dorsale economica e sociale del Paese, per cui vanno previsti maggiori incentivi fiscali e misure di sostegno. “La crisi della PMI si risolve investendo su di loro, occorre concedere credito alla vera forza trainante dell’Italia, sia in termini economici ed occupazionali che sociali e di legame con il territorio – dichiara Lamberto Santini, presidente dell’Adoc – in questo modo si permetterebbe al Paese di rafforzare la sua dorsale economica e alle piccole e medie imprese di aggredire efficacemente, grazie alla loro elasticità e reattività, i nuovi mercati emergenti, offrendo loro sia prodotti di alta che media qualità. Il finanziamento può venire dagli investitori istituzionali italiani non legati al settore bancario, dato che i componenti di quest’ultimo sembrano refrattari ad investire nel Paese, come evidenziato nel report di Standard & Poor’s, in cui si afferma che lo scorso anno sono stati tolti ben 44 miliardi di euro di finanziamenti alle imprese italiane. In questo senso chiediamo agli Enti locali di ridurre i costi a carico degli esercenti, limitando anche simbolicamente e una tantum il peso delle tasse locali”.
“Ascoltare il grido d’allarme lanciato dalle famiglie e, oggi, da commercianti ed artigiani dovrà essere la priorità assoluta del nuovo Governo”, aggiungono Federconsumatori e Adusbef, snocciolando i dati della crisi economica: dal 2008 a oggi il potere d’acquisto delle famiglie è diminuito del 13,4% e nell’ultimo triennio il calo dei consumi raggiungerà una flessione del 9,2%, pari a una minore spesa annuale di oltre 2600 euro a famiglia. “Per rivendicare misure immediate a favore delle famiglie ed esporre proposte dettagliate chiediamo di essere consultati non appena sarà formato il nuovo Governo. Non c’è più tempo da perdere se si vuole intervenire seriamente per risollevare le sorti della nostra economia”, dichiarano Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, presidenti di Federconsumatori e Adusbef.