8 marzo. Medicina di genere, Farmindustria: diritto alla salute al femminile
Curare una donna in modo appropriato non vuol dire declinare ‘al femminile’ una terapia tarata e sperimentata ‘al maschile’, magari semplicemente riducendo le quantità di un farmaco: un concetto base, ma rivoluzionario, espresso dall’approccio della medicina di genere, che entra ora per la prima volta e ufficialmente nelle Università italiane e nel Diritto del nostro Paese. Un passo avanti annunciato in occasione del convegno ‘Chi l’ha detto che donne e uomini sono uguali?’, promosso da Farmindustria.“È necessario battersi per il riconoscimento del diritto alla salute delle donne. È infatti singolare”, ha affermato il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, “pensare che nel 2017 ci sia ancora qualcuno che non riconosce la diversità uomo-donna per la medicina. Spesso viene detto che una medicina di genere ha dei costi troppo elevati, ma in realtà tutta la medicina moderna tende all’approccio della personalizzazione, e il primo passo è dunque proprio il riconoscimento delle differenze”. Lorenzin ha quindi annunciato che l’Italia porterà il tema della salute della donna al prossimo G7 dei ministri della Salute in programma a Milano il prossimo novembre.
Molto però, ha detto, “è stato fatto anche nei nuovi livelli di assistenza: dai nuovi screening gratuiti in gravidanza al riconoscimento di patologie come l’endometriosi, che solo in Italia colpisce 300 mila donne”. Il punto, ha tuttavia avvertito, è che “se oggi le donne vivono di più, è anche vero che vivono tali anni male. Bisogna quindi lavorare di più sulla prevenzione”. La “svolta”, secondo gli esperti, potrà dunque arrivare proprio dall’affermazione della medicina di genere ed il primo passo è la sua ‘ufficializzazione’ nei corsi universitari. Da quest’anno accademico infatti, ha annunciato il presidente della Associazione Conferenza dei corsi di laurea in Medicina e chirurgia, Andrea Lenzi, “i 59 presidenti dei corsi di laurea in Medicina hanno deciso che tutti questi corsi di laurea avranno nell’ambito delle loro discipline, da endocrinologia a medicina interna, l’insegnamento della medicina di genere, che è la prima tappa per la medicina personalizzata”.
Questo, ha chiarito, “non perchè la medicina per gli uomini e per le donne siano due medicine differenti, ma perchè la terapia e la diagnostica vanno declinate in funzione del sesso“. Nell’ambito di tutti in corsi di laurea, dunque, gli studenti dovranno anche rispondere a quesiti e apprendere concetti di medicina di genere. Una novità che riguarderà anche i corsi di laurea in Farmacia ed i corsi di educazione medica continua Ecm per i medici. Non solo: la medicina di genere entra per la prima volta anche nel Diritto italiano, con la Legge delega sulle professioni sanitarie all’esame alla Camera, ha affermato la presidente della commissione Sanità del Senato Emilia Grazie De Biasi.
Inoltre, “la mia proposta”, ha affermato, “è arrivare ad un protocollo d’intesa con i ministeri dell’Università e della Salute, oltre che con le Regioni, per attuare un Piano per la promozione della medicina di genere che possa essere però puntualmente monitorato“. Una iniziativa “rosa” è anche quella annunciata dal presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi: corsi di formazione e informazione sui farmaci, sull’appropriatezza terapeutica e sulla prevenzione destinati in primo luogo alle donne, con l’obiettivo di partire con programmi mirati già nelle scuole.