8 marzo, donne: lavoratici vulnerabili, tra infortuni e scarse garanzie
Il tema degli infortuni sul lavoro è di per sé un argomento che sempre più spesso riempie le pagine di cronaca di giornali e televisioni. Tuttavia, “declinato al femminile mostra un quadro ancora più allarmante, non solo in termini percentuali, relativi al numero di eventi accaduti, ma soprattutto perché si tende ad occuparsi marginalmente del fenomeno”. Questa sembra essere la più grande preoccupazione della Senatrice Silvana Amati (PD) che è intervenuta nel corso della conferenza dal titolo “Donne, lavoro e disabilità: tra sicurezza e qualità della vita”, che si è tenuta questa mattina a Roma. L’evento è stato organizzato da Amnil, Associazione Nazionale tra Lavoratori e Invalidi del Lavoro, per presentare il secondo rapporto di ricerca su tale questione che lega lavoratrici e infortuni.
L’Associazione, osservando il quadro statistico emerso dallo studio condotto e valutando le carenze legislative relative al reinserimento dei diversamente abili nel mondo del lavoro, si sta facendo portavoce di una proposta di legge popolare che dovrebbe portare a riordinare in un Testo Unico tutta la normativa legata alla tutela degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali. L’iniziativa si muove sulla scia del lavoro svolto dalle Senatrici Amati e Colli che hanno dedicato particolare interesse, invece, all’aspetto della tutela delle donne lavoratrici e con disabilità. L’idea che sostengono insiste su alcuni aspetti in particolare: il diritto ad avere assistenza psicologica adeguata dopo l’infortunio che ha provocato la disabilità; la previsione di risarcimenti più adeguati, dal momento che allo stato attuale essi sono legati al parametro retributivo, fattore che penalizza enormemente le donne rispetto agli uomini (il reddito medio di una donna è il 20% inferiore rispetto a quello di un uomo); la conciliazione del doppio ruolo svolto dalla donna dentro e fuori casa, al fine di evitare lo stress che è causa della maggior parte degli infortuni domestici e in itinere, ossia nel percorso tra casa e lavoro.
La ricerca mostra chiaramente, infatti, che è proprio questo tragitto che incide maggiormente sulle statistiche di settore. Sui circa 89.000 infortuni in itinere nel 2010, 45.00 riguardano le donne e 44.000 gli uomini. Inoltre, sui 78 casi di infortuni mortali denunciati complessivamente dalle donne nel 2010, oltre la metà (41) sono avvenuti nella distanza che separa la sede di lavoro dall’abitazione. Si può quindi ragionevolmente considerare che la donna che lavora concentra tutte le difficoltà di conciliare l’attività svolta con la cura della famiglia in questo frangente di tempo. Ciò finisce con l’influire fortemente sulla lucidità e sulla capacità di concentrazione e di conseguenza sul livello di sicurezza.
Ovviamente va tenuto conto anche del quadro generale in cui è inserito il fenomeno infortunistico in generale che, nell’ultimo decennio, non appare in crescita nonostante viaggi su cifre e percentuali da tenere nella giusta considerazione. Il numero totale di infortuni femminili sul lavoro, registrato nel 2010, è stato di 245.000 (contro il 244.000 del 2001). Migliora invece il trend relativo alle morti sul lavoro che hanno segnato un calo del 38%, secondo le elaborazioni fornite da Inail. I settori nei quali si verifica il maggior numero di incidenti sul lavoro sono quello della sanità (che fa registrare il 12% di incidenza) e i servizi domestici (circa il 90% degli infortuni riguarda la componente femminile). Dal momento che molti di questi infortuni riducono sensibilmente la capacità lavorativa, occorre valutare anche i dati che riguardano i livelli di occupazione dei disabili nel nostro Paese. Ci si accorge così che esiste un grosso svantaggio a livello di genere per le donne le quali hanno un tasso di occupazione pari appena all’11% rispetto a quello degli uomini (29%).
Stando alle statistiche dunque il problema degli infortuni delle donne sul lavoro e la conseguente disabilità non può più essere trascurato e merita di essere portato all’attenzione dei media. In questo senso si è mossa l’iniziativa che Amnil ha portato avanti con Patrizia Mirigliani, titolare del marchio Miss Italia. Si tratta di un calendario per l’anno 2012 che ha fotografo la bellezza di donne che hanno subito gravi danni al loro corpo in seguito a incidenti sul luogo di lavoro affianco a quella delle Miss che hanno partecipato lo scorso anno al concorso. Se non servirà a risolvere il problema, che necessita della giusta considerazione da parte degli organi istituzionali e di Governo, almeno costituirà un modo per avvicinare l’arte a temi sociali di particolare interesse nazionale.
di Elena Leoparco