Nell’ultimo biennio le tariffe dell’acqua sono aumentate quasi ovunque: il rincaro più alto è stato riscontrato ad Aosta (42%). Rialzi a doppia cifra sono stati segnalati a Palermo (35%), Trieste (25%), Roma (21%), Milano, Pescara e Genova (17%), Ancona (15%), Bari (13%), Arezzo (12%), Bologna, Cremona e Verona (11%), Ferrara (10%). Soltanto tre città hanno mantenuto i prezzi uguali: Campobasso, Catanzaro e Salerno. Pochi gli aumenti contenuti: Catania (+1%), Brescia e Potenza (+3%). E’ quanto emerge da un’inchiesta di Altroconsumo nella quale il capoluogo più caro, a parità di consumi (200 metri cubi l’anno) è stato Firenze: 503 euro all’anno. Subito dietro Arezzo (494), Pesaro (478), Pisa (461) e Ravenna (445). Molto meno dispendiose sono risultate città del Nord come Bergamo (198), Varese (187), Udine (182) e Milano (129), quest’ultima in assoluto la più economica in Italia. Bari, Ancona, Bologna e Firenze erano già sopra la media e oggi si ritrovano nel gruppo segnalato per i maggiori aumenti. Dal punto di vista geografico si può notare come l’acqua costi mediamente meno al Sud (254 euro). In Italia centrale è richiesto un esborso più alto rispetto al Nord: 371 euro contro 271.
Secondo Altroconsumo ci vogliono più regole:Fino a oggi è mancato nel nostro Paese un sistema di controllo centralizzato delle efficienze di gestione, in grado di vigilare sul funzionamento corretto del settore e sull’applicazione trasparente delle tariffe. La bolletta è già aumentata in molte città ed è concreto il rischio che ciò accada ancora. È necessario quindi definire al più presto un quadro di regole e avviare l’attività dell’Agenzia nazionale, che sia autorevole e indipendente, per vigilare sull’applicazione delle tariffe e la raccolta dati a livello nazionale sui soggetti gestori. Così che eventuali rincari futuri siano legati a investimenti e non a inefficienze”.
Intanto sabato scorso è sceso di nuovo in piazza il Forum italiano dei movimenti per l’acqua per chiedere che venga rispettato l’esito del referendum dello scorso giugno. “Il 12 e 13 giugno scorsi la maggioranza assoluta del popolo italiano ha votato per l’uscita dell’acqua dalle logiche di mercato, per la sua affermazione come bene comune e diritto umano universale e per una gestione pubblica e partecipativa del servizio idrico.  Un voto netto e chiaro, con il quale 27 milioni di donne e uomini, per la prima volta dopo decenni, hanno ripreso fiducia nella partecipazione attiva alla vita politica del nostro paese e hanno indicato un’inversione di rotta rispetto all’idea del mercato come unico regolatore sociale. Ad oggi nulla di quanto deciso ha trovato alcuna attuazione: la legge d’iniziativa popolare per la ripubblicizzazione dell’acqua continua a giacere nei cassetti delle commissioni parlamentari, gli enti locali – ad eccezione del Comune di Napoli – proseguono la gestione dei servizi idrici attraverso S.p.A. e nessun gestore ha tolto i profitti dalla tariffa. Non solo. Con l’alibi della crisi e dei diktat della Banca Centrale Europea, il Governo ha rilanciato, attraverso l’art. 4 della manovra estiva, una nuova stagione di privatizzazioni dei servizi pubblici locali, addirittura riproponendo il famigerato”Decreto Ronchi” abrogato dal referendum. Governo e Confindustria, poteri finanziari e lobbies territoriali, resisi conto che il popolo ha votato contro di loro, hanno semplicemente deciso di abolire il popolo, producendo una nuova e gigantesca espropriazione di democrazia” si legge nel manifesto del Forum.


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