Siccità, in Sicilia è emergenza. Acqua razionata per 1 milione di persone (Foto Pixabay)

In Sicilia è già emergenza siccità e l’acqua è razionata per un milione di persone. Il Sud Italia è a corto d’acqua, dopo mesi di scarse precipitazioni. A metà marzo la Regione Sicilia ha dichiarato lo stato di crisi idrica in sei province.

Sicilia, emergenza acqua

La giunta regionale della Sicilia “ha approvato lo stato di crisi e di emergenza nel settore idrico potabile fino al 31 dicembre per le province di Agrigento, Caltanissetta, Enna, Messina, Palermo e Trapani”.

Il provvedimento, spiega la Regione, “si inserisce nel contesto delle condizioni di siccità persistente che ha ridotto la disponibilità di acqua negli invasi siciliani. Il 2023, infatti, è stato il quarto anno consecutivo con precipitazioni al di sotto della media storica di lungo periodo e anche i primi mesi di quest’anno, caratterizzati da temperature più alte e scarsità di piogge, hanno confermato finora questa tendenza”.

Razionamento acqua per 1 milione di persone

Secondo le stime diffuse, il piani di razionamento dell’acqua coinvolge quasi 1 milione di persone, circa un quinto della popolazione siciliana.

Spiega Greenpeace: “Il piano prevede la riduzione forzata di forniture d’acqua potabile da parte di Siciliacque, la società che gestisce le reti idriche dell’isola, in 93 Comuni nelle province di Agrigento, Caltanissetta, Enna, Messina, Palermo e Trapani, dove già nelle scorse settimane era stata razionata l’acqua potabile. Sono previste riduzioni della portata d’acqua fra il 10% e il 45%, con punte maggiori in 15 centri del nisseno e dell’agrigentino”.

Quali sono le cause della crisi idrica? La siccità c’è e già spacca il territorio italiano ma i fattori si sommano. Spiega ancora Greenpeace: “Il razionamento è un intervento drastico reso necessario dalla persistente carenza di precipitazioni che ormai da mesi colpisce la Sicilia, ma non solo. Il nostro Paese paga il conto di una gestione inefficiente della risorsa idrica, di storici problemi infrastrutturali e soprattutto della crisi climatica sempre più evidente”.

L’acqua che manca

In occasione della Giornata mondiale dell’acqua di qualche giorno fa l’ANBI (Associazione Nazionale Consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue) con il suo Osservatorio sulle Risorse Idriche aveva evidenziato che la Sicilia era già “in grande affanno idrico”.

“Sull’Isola, dove già decine di comuni e centinaia di migliaia di abitanti vedono l’acqua razionata, ci sono invasi per uso potabile, dove manca oltre il 90% dell’acqua”, evidenzia l’Associazione. I dati dell’Autorità di Distretto siciliana parlano di 299 milioni di metri cubi d’acqua invasata, cioè il 30% della potenzialità: è il valore più basso dal 2010. A febbraio in Sicilia sono caduti circa 70 millimetri di pioggia, cui sono finora seguiti mm. 27 in marzo, ma queste piogge non sono state sufficienti a equilibrare le richieste di un territorio dove le temperature massime già ora superano i 23 gradi, spiega ancora l’Osservatorio.

«L’immediato futuro idrico della Sicilia si preannuncia critico per un’isola, dove l’estate tende ad arrivare sempre prima con crescenti preoccupazioni anche per il benessere degli esseri viventi a causa delle aumentate ondate di calore – ha detto Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – La situazione climatica si preannuncia comunque complicata anche per il resto dell’Italia meridionale».

Cosa fare contro la siccità?

Come combattere la siccità? Greenpeace ha stilato una mappa in otto punti di proposte ritenute necessarie, che si inseriscono in un quadro generale di azione contro la crisi climatica. L’associazione chiede infatti di accelerare sulla decarbonizzazione dell’Italia e di puntare sulle energie rinnovabili.

Altre misure che Greenpeace propone interessano il cambiamento dell’agricoltura e l’adozione di misure per incoraggiare l’utilizzo di tecniche agroecologiche che migliorino la salute dei suoli, inclusa la capacità di trattenere l’umidità.

Fra gli interventi richiesti: ridurre il consumo di suolo e la cementificazione, incrementando le superfici di boschi e aree naturali, e pianificare l’eventuale costruzione di nuovi invasi e laghetti in base ai dati di riempimento storici degli invasi esistenti e agli scenari meteo-climatici futuri, evitando opere dannose oltre che inefficaci.

Greenpeace chiede poi di “adottare un grande piano di ristrutturazione della rete idrica e di messa in sicurezza idrogeologica, aumentando le risorse dedicate nel PNRR, anche con il contributo degli enti gestori del servizio idrico integrato”.


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