
Acqua, Federconsumatori: servizio idrico, le tariffe più care sono al Centro Italia (Foto Pixabay)
Acqua, Federconsumatori: le tariffe più care sono al Centro Italia, il 42% si perde in reti colabrodo
Rapporto nazionale sulle tariffe del servizio idrico di Federconsumatori e Isscon: dal 2016 al 2024 la tariffa media aumenta del 40%. Reti colabrodo: si perde il 42% di acqua
L’acqua rappresenta “una questione centrale nelle politiche nazionali e internazionali specialmente alla luce della grave emergenza relativa al cambiamento climatico”. Così Federconsumatori che oggi ha presentato a Firenze il XVI Rapporto Nazionale sulle tariffe idriche, realizzato con la collaborazione della Fondazione Isscon. L’indagine analizza le tariffe del servizio idrico integrato nel 2024 per tutti i capoluoghi di regione e rappresenta uno spaccato sulla situazione del sistema idrico in Italia.
L’analisi delle tariffe prende come riferimento una famiglia tipo composta da 3 persone con un consumo medio annuo di 150 oppure di 182 m3/annui. Nella composizione del costo finale sono comprese le voci relative a: acquedotto, canone di fognatura, canone di depurazione, quota fissa (o ex nolo contatori), componenti di perequazione e IVA al 10%.
Su un consumo annuo di 150 m³ di acqua, la tariffa media nel 2024 è di 354 euro, con forti differenze fra regioni e macroregioni. La media è infatti di circa 324 euro al Nord, di 464 euro al Centro e di 329 euro al Sud e nelle Isole. C’è una differenza di 400 euro fra la tariffa media della Toscana, a 564 euro, e quella della Lombardia che si ferma a 160 euro. Dal 2016 al 2024 la tariffa idrica è in media aumentata del 40%.
Su un consumo di 182 m³ la tariffa media è di 435 euro annui, che a sua volta variano fra Nord (386 euro), Centro (586 euro), Sud e Isole (409 euro). Il gap fra la tariffa idrica più alta (quella della Toscana con 763 euro) e quella più bassa (la Lombardia con 177 euro) è di 586 euro.
Acqua, risorsa preziosa: “Serve un piano strategico”
L’acqua, ricorda Federconsumatori, è risorsa vitale talmente preziosa che “non a caso, è entrata anche nel mirino della speculazione finanziaria, con il primo future al mondo sull’acqua lanciato nel 2020 da Cme Group, in collaborazione con Nasdaq, con l’intento di quotare il prezzo dei diritti sull’acqua in California, Stato martoriato dalla siccità, come purtroppo abbiamo visto anche recentemente. Il livello di allarme sull’acqua a livello globale è elevato, ma non ci sembra ci sia la stessa consapevolezza e la stessa attenzione nel nostro Paese. Per questo – prosegue l’associazione – siamo convinti che sia necessario un piano strategico per l’acqua, da avviare con estrema urgenza, anche alla luce del fatto che la salvaguardia delle risorse idriche e la gestione efficace, efficiente e sostenibile dei servizi idrici rientrano tra gli obiettivi del PNRR. Lasciarsi sfuggire questa opportunità sarebbe sbagliato, oltre che deleterio per il nostro Paese”.
Le tariffe dell’acqua: grandi gap fra regioni e città
L’indagine sulle tariffe del servizio idrico integrato mette in evidenza forti differenze territoriali.
Per una famiglia di 3 componenti per per 150 m3 di consumo annuo l’analisi delle tariffe sui capoluoghi di regione rivela il costo più alto per le città di Firenze, Perugia e Genova rispettivamente con 564,04 euro, 511,79 euro e 504,28 euro l’anno; le città dove si paga meno per il servizio idrico sono invece Milano (160,13 euro), Campobasso (191,18 euro) e Napoli (193,64 euro). Per lo stesso livello di consumo, il confronto degli importi fra il 2016 e il 2024 evidenzia un aumento medio del 40%. Anche in questo caso, si va poi dal 72% di rincaro a Potenza, al più 66% a Perugia e più 65% a Catanzaro e Potenza; l’unica città in controtendenza è Trento con meno 2%.
Rapportate invece a una famiglia di 3 componenti per un consumo annuo di 182 m3 l’analisi rivela il costo più alto per città di Firenze, Perugia e Genova rispettivamente con 763,41 euro, 618,09 euro e 614,07 euro; mentre quelle dove si paga meno per il servizio idrico sono Milano (177,15 euro), Napoli (206,45 euro) e Campobasso (234,66 euro).
Per tutti e due i livelli di consumo di acqua è il Centro Italia l’area geografica con le tariffe più alte.
Acqua, rischio disuguaglianze e reti colabrodo
Federconsumatori evidenzia poi le criticità del servizio idrico: la frammentazione dell’offerta dei gestori, l’accesso alla risorsa acqua e la dispersione idrica.
Va scongiurato il rischio che l’accesso all’acqua diventi fonte di ulteriori disuguaglianze fra le famiglie.
“Costi e tariffe sempre più elevati – osserva Federconsumatori – uniti a un progressivo impoverimento delle famiglie e a un sistema di sostegni non sempre adeguato a garantire l’accesso a questa risorsa essenziale, sono tre elementi che rischiano di prospettare inaccettabili disparità e povertà anche in questo settore”.
La dispersione idrica rimanda a reti colabrodo. Secondo dati Istat, la dispersione dell’acqua nel 2022 era pari al 42,4% e tra i più alti d’Europa.
In Francia, si legge nel dossier, la dispersione idrica è al 20%, in Belgio e Svezia al 21%, in Spagna e Regno Unito al 23%, in Germania al 6% e nei Paesi Bassi al 5%.
Le perdite d’acqua in Italia sono imputate a infrastrutture vecchie e deteriorate (oltre il 60% delle tubature è stato posizionato oltre 30 anni fa, mentre il 25% supera i 50 anni) insieme ad altri fattori quali “consumi non autorizzati, prelievi abusivi dalla rete, errori di misura dei contatori”.
A fronte di una media nazionale del 42% di acqua che si perde per strada, che pure è altissima, nove regioni fanno peggio: sono Basilicata (65,5%), Abruzzo (62,5%), Molise (53,9%), Sardegna (52,8%) e Sicilia (51,6%).
“Con riferimento ai capoluoghi di provincia – prosegue Federconsumatori – le condizioni di massima criticità si verificano a Potenza (71,0%), Chieti (70,4%), L’Aquila (68,9%), Latina (67,7%), Cosenza (66,5%), Campobasso (66,4%), Massa (65,3%), Siracusa (65,2%) e Vibo Valentia (65,0%)”.
