La Giunta Soru della Regione Sardegna ha approvato la bozza preliminare del Piano Sanitario predisposta dall’assessore regionale della Sanità Nerina Dirindin, che individua gli strumenti per il funzionamento del sistema sanitario regionale, proponendosi di sostituire, dopo vent’anni, il precedente Piano approvato nel lontano 1985. In 130 pagine si spiega la necessità di riordinare e ammodernare il sistema: il mancato recepimento della normativa nazionale più recente rende l’attuale ordinamento legislativo sardo (e di conseguenza l’assetto organizzativo) non in linea con le innovazioni introdotte nel resto del Paese.

Il documento si apre con la presentazione degli obiettivi di salute del sistema sanitario isolano, che si propone in primo luogo di contrastare alcune malattie che colpiscono particolarmente i sardi, come il diabete mellito, le malattie rare (MR), la sclerosi multipla, le talassemie. Il secondo obiettivo è quello di curare patologie di particolare rilevanza sociale per il carico di sofferenza, disabilità e morte che provocano nella popolazione sarda, come le demenze, l’Alzheimer e le malattie reumatiche.

Il Piano si propone anche di contrastare le malattie di elevata incidenza presso la popolazione, come le malattie cardiovascolari e i disturbi circolatori dell’encefalo, e le malattie oncologiche. Come quarto e ultimo obiettivo, l’assistenza alle persone con disagio mentale e la tutela della loro salute, in vista del graduale superamento delle numerose carenze nell’attuale sistema regionale.

Il Piano Sanitario 2006-2008, che con il Piano sociale costituisce il Piano Regionale dei Servizi Sociali e Sanitari, prosegue poi con la seconda parte che illustra gli obiettivi di sistema, affrontando i problemi strutturali della rete di offerta e le strategie di riqualificazione dei servizi.

La terza parte, invece, individua gli strumenti per il funzionamento del sistema, come la capacità del sistema di monitorare i fenomeni al fine di conoscerli e gestirli per indirizzarli verso una migliore qualità dell’assistenza (il cosiddetto "governo clinico") e la valorizzazione delle risorse umane

Due le chiavi per il raggiungimento di questi obiettivi sono il lavoro di rete e la personalizzazione degli interventi, insieme al sostegno al territorio.


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