SALUTE. Vaccino contro H1N1 causa narcolessia
Finlandia, Svezia e Regno Unito hanno sospeso la somministrazione del vaccino contro il virus H1N1 per i più giovani perché aumenta l’incidenza di narcolessia. I disordini del sonno causati da questo vaccino sono stati confermati da un report dell’Agenzia Ue per i Medicinali (EMEA), che aveva autorizzato la sua somministrazione nel settembre 2009. Si tratta del Pandemrix, autorizzato dall’Ue insieme al Focetria, prodotti da GlaxoSmithKline e Novartis, per contrastare il virus H1N1 della cosiddetta influenza suina, dichiarata "pandemia" nel giugno 2009. Un terzo vaccino, il Baxter, è stato invece rifiutato.
"Il Pandemrix deve essere dato solo in caso altri vaccini siano risultati inefficaci", si legge nel rapporto dell’Emea. La decisione è stata presa dopo che studi in Svezia, Finlandia e Regno Unito hanno confermato che il suo uso aumenta dalle 6 alle 13 volte i casi di disturbo del sonno e narcolessia, con ragazzi che cadevano nel sonno improvvisamente. Secondo l’Emea, "è probabile che il vaccino abbia interagito con fattori genetici o ambientali portando in questo modo alla narcolessia". Nel Regno Unito, dove sono state somministrate più di 6 milioni di dosi, il Pandemrix rappresentava il vaccino più utilizzato, ma adesso non è più in uso.
Nel corso del 2009 in Europa ci sono stati 43.245 casi di persone contagiate da H1N1 con 93 morti. Nei Paesi della zona europea di libero scambio EFTA non Ue (Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera) i casi sono stati 211.702 con 2601 morti. Il maggior numero di casi si è verificato nel regno Unito, 12.470 con 40 morti. Secondo le stime, le morti hanno riguardato soprattutto i cosiddetti "soggetti a rischio", ovvero anziani, bambini e donne incinta.
L’utilizzo dei vaccini contro il virus H1N1 era stato già fortemente criticato in Europa. Nella relazione sulla valutazione della gestione dell’influenza H1N1 nel 2009-2010 nell’Unione europea, approvata nel febbraio 2011 dalla commissione Ambiente del Parlamento europeo e redatta dalla verde francese Michèle Rivasi, si legge che il numero dei decessi per questo virus "sono bassi rispetto alle stime ufficiali dei decessi causati dalla sola influenza stagionale, che la Commissione europea attesta tra i 40.000 negli anni meno critici e i 220.000 nelle stagioni particolarmente gravi. I dati risultano inoltre nettamente inferiori rispetto alle previsioni più ottimistiche avanzate dai servizi sanitari degli Stati membri dell’Unione europea". E poi ancora, "gli Stati membri e le istituzioni europee hanno preso atto di tale soglia di allerta massima, attuando una serie di misure assai costose (per esempio con costi stimati a 1.300 milioni di euro in Gran Bretagna e a 990 milioni di euro in Francia, rispetto agli 87 milioni di euro in caso di influenza stagionale) e in molti casi sproporzionate rispetto alla gravità reale – e conosciuta! – dell’influenza H1N1".
"All’Unione europea occorre maggiore indipendenza e trasparenza". Sempre secondo il rapporto della commissione Ambiente, è necessario un riesame dei piani di prevenzione nel caso di pandemie e un chiarimento e dei ruoli e delle responsabilità dei principali operatori, nonché una cooperazione rafforzata tra Stati membri e il coordinamento degli stessi con il CEPCM. Secondo l’Europarlamento, l’analisi della gestione della crisi H1N1 da parte dell’Unione europea mette in luce un problema fondamentale: l’assenza di valutazione indipendente da parte di autorità sanitarie nazionali ed europee e la conseguente incapacità di adattare le misure di sanità pubblica nel modo migliore e in tempo reale ai dati statistici disponibili concretamente in campo clinico ed epidemiologico.
di Alessio Pisanò
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